Se le regole per i grandi elettori del Presidente della Repubblica Italiana fossero omogeneizzate alle norme che da più di dieci anni attraversano l’Italia, avremmo potuto avere, contemporaneamente anche DUE Presidenti della Repubblica cosiddetti di “genere”. Infatti, la votazione – i cittadini lo sanno – che ha visto il nome di Sergio Mattarella sugli scudi, prevede che sulle schede venga scritto UNO ed UN SOLO NOME.
Non è previsto il doppio voto di genere, quello che fa la retorica del “femminismo corretto” e che molti politici hanno osannato, come aveva affermato l’ex Presidente del Consiglio Conte: “… con il doppio voto di genere è stata scritta una pagina della storia dei diritti politici” (è qui per questa elezione?); o come aveva dichiarato l’ex Ministro Boccia: “… la doppia preferenza appartiene alla categoria dei diritti ‘universali’ per la revisione della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo” (il diritto di voto deve essere libero e non imposto); o anche ciò che aveva stabilito l’ex ministro Provenzano: “… si è trattato di un passo avanti nella lotta alle diseguaglianze” (favorendole a chi fa accordi o accoppiate e penalizzando chi non le fa).
Infatti, la legge elettorale per l’elezione del Presidente della Repubblica che doveva essere cambiata concedendo ai grandi elettori la possibilità del voto “doppio” di genere, dal momento che tutti i politici odierni lo ritengono “corretto e giusto”, avrebbe potuto favorire ulteriori giochi di “carta vince – carta perde”, le accoppiate furbette, gli scambi di favori. Allo stesso tempo, avrebbe risolto in modo inequivocabile la banale e voluta situazione di stallo che si stava creando ed infastidendo i cittadini italiani.
Avrebbe accontentato le due fazioni oggi contrapposte, il centrosinistra ed il centrodestra. In che modo? Questo: scrivendo nella scheda il nome di un uomo e di una donna avremmo potuto avere eletti DUE Presidente ovvero sia Mattarella che la Casellati, con pari poteri, rappresentando così l’intera maggioranza che compone l’attuale Governo senza distruggere la sua UNITA’.
L’attuale metodo di voto segue le regole troppo semplici, troppo dirette, troppo chiare: o uno/a o l’altra/o. Ma la gente rischia di non capire la miscela senza vedere la limpidezza della norma.
Meno male che abbiamo in Parlamento uno stratega assoluto Matteo Renzi, con il suo acume e bravura diplomatico-politica a mettere fine al turpiloquio che quotidianamente dovevamo subire. Ancora una volta, Renzi chi ha indicato che per fare politica, al servizio di tutta la popolazione, occorre capacità e “scuola” e non gente che si improvvisa politico. In coda bisogna anche riportare l’intervento di Casini (ricordiamo ex D.C.) il quale, anche se in ritardo, ha voluto rimarcare la sua bravura e furbizia nella riuscita della fumata bianca.
L’attuale regola di un voto unico per l’elezione del Presidente della Repubblica è, in un certo senso, discriminante per le donne che, pur essendo in numero maggiore degli uomini, democraticamente non si schierano solo da una parte: quella del loro genere. Questo sta a significare qualcosa: la gente vuole essere libera di scegliere e non costretta “dall’ ignoranza”, dalla corruzione, da rivalse inutili.
Lo squilibrio che vedono gli squilibrati è quello di non essersi accorti prima che la doppia preferenza crea “scambio di voto”, gruppi anomali, falsando gli scrutini e le volontà degli elettori, secondo che la gente vuole eleggere, attraverso le urne, il suo Presidente della Repubblica.
Serve una riforma completa dando a TUTTI la possibilità di candidarsi e di essere scelto, attraverso un solo voto, una sola preferenza e non con l’aggiunta di quella di genere (la volontà del genere a tutti i costi inventa veramente le diseguaglianze e l’odio) come avviene per l’elezione del Presidente della Repubblica. Le auguriamo un Buon lavoro, Presidente Mattarella, soprattutto per le riforme che contano e che debbono, una volta per tutte cambiare in chiarezza e libertà la nostra Italia.
Alessandro Spaziani
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