Potresti dover ridare una somma importante all’INPS: l’errore è micidiale.
Una delle misure di sostegno pensate dal governo italiano in sostituzione al Reddito di Cittadinanza, ormai un lontano ricordo, è l’Assegno di Inclusione. Riservato alle famiglie che al loro interno hanno almeno un componente over 60, under 18 o con disabilità, richiede un ISEE non superiore a 9360 euro ed è pensato come una misura di sostegno economico, nonché di inclusione professionale e sociale.
Questo Assegno consiste in un’integrazione del reddito famigliare e la somma dipende dal numero di persone minorenni, con più di 60 anni o con disabilità che compongono il nucleo. In ogni caso, non può essere inferiore a 480 euro all’anno.
Erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore all’anno e mezzo, se sussistono i requisiti può essere rinnovato per un altro anno. Alla fine del periodo di rinnovo, si deve attendere un mese di sospensione. Lo strumento sul quale si riceve questo contributo è la Carta di Inclusione, che consente di effettuare pagamenti elettronici per l’acquisto di beni e servizi, per effettuare bonifici (come ad esempio relativi al mutuo o all’affitto) e per effettuare prelievi di contante.
Alcuni cittadini italiani, però, stanno ricevendo dall’INPS la richiesta di restituire le somme percepite con l’Assegno di Inclusione: ecco quindi cosa bisogna sapere in merito a questa brutta novità e chi riguarda.
Di fatto, l’INPS chiede di restituire le somme quanto ritiene che il cittadino o il nucleo famigliare le abbia percepite indebitamente, cioè quando non ci sono i requisiti necessari per riceverlo e beneficiarne. In alcuni casi si rischia addirittura il carcere: questo sussiste se, per ottenere il beneficio economico, si utilizzano documenti o dichiarazioni false.
Se invece non viene comunicata un’eventuale variazione del reddito o del patrimonio famigliare, cambiamento che potrebbe far decadere il diritto all’Assegno di Inclusione, si rischia la reclusione da 1 a 3 anni, oltre alla richiesta di restituzione delle somme percepite.
Sono molti i casi in cui INPS può richiedere la restituzione della somma indebitamente percepita. Un caso è quello in cui non viene comunicato lo svolgimento di una professione da parte di un componente della famiglia ricevente o da più componenti: questo avviene se il guadagno che ne deriva supera i 3000 euro. Questo vale anche nel caso in cui l’attività lavorativa non sia regolare.
Si richiede la restituzione delle somme anche se viene dichiarato il falso, non si dichiara il superamento del limite patrimoniale (ad esempio in seguito ad eredità ricevuta o a vittoria al gioco), così come se non vengono comunicate le dimissioni, se avvenute nei 12 mesi precedenti.
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