L'odioso "canone RAI", finora legato al possesso di un televisore, diventa una vera imposta e sarà dovuto anche da chi usa solo carta, penna e telefono.
Il nuovo sistema di finanziamento del servizio pubblico è stato messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico (Mise), nella persona del sottosegretario Giacomelli. Si attende solo il via libera del premier Renzi e la decisione se farlo passare come decreto legge e, quindi, di vararlo entro dicembre, prima che partano i bollettini del «vecchio» canone 2015.
Il nuovo canone si chiamerà «contributo al servizio pubblico radio-tv» ed il suo importo dovrebbe essere più basso dell'attuale costo del canone RAI. Dovrebbe essere compreso in una forbice tra i 35 e gli 80 euro, a seconda delle capacità di spesa dei nuclei familiari (calcolata sul reddito, ma anche sui consumi e altre variabili). Nessuna famiglia, dunque, nemmeno le più ricche, pagherà più di cento euro per finanziare il servizio pubblico radio-tv, e molte pagheranno parecchio di meno, fino ad un terzo rispetto agli attuali 113,50 euro del canone Rai. E' allo studio la possibilità di esenzione per le famiglie con soglie di reddito minime).
Non sarà più possibile la disdetta del canone RAI e cadranno nel vuoto le disdette già formulate da chi non possiede televisori, né apparecchi «atti alla ricezione del servizio radio televisivo» .
Col nuovo sistema, che potrebbe entrare in vigore già dal 2015, tutti dovranno pagare il contributo alla Rai, pensato come contributo generico al servizio pubblico.
Scompaiono i bollettini di pagamento della Rai e l'importo dovuto verrà pagato insieme alle tasse, forse con un F24. Le previsioni del Ministero parlano di un gettito di 1,8 miliardi di euro con eliminazione dell'evasione del tributo, attualmente quantificata nel 27%.
A Viale Mazzini però non si percepisce una grande euforia da parte dei vertici Rai per la nuova imposta. Il dg Gubitosi e la presidente Tarantola, in ogni occasione, ribadiscono che il canone Rai è un'eccezione in Europa perché è il più basso di tutti.
I giornalisti, dal canto loro, sono preoccupati per il taglio dei fondi per il servizio pubblico e sono sul piede di guerra contro il Governo Renzi che ha gia chiesto alla RAI 150 milioni di euro.
Si prevedono giornate molto calde e parecchi contrasti sia da parte di chi lavora in RAI sia da chi voleva l'eliminazione del canone.
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