Chi sente di condividere in ogni sua parte il RDC, così come strutturato afferma il falso commettendo un reato; e chi delinque va giudicato e condannato.
Dopo trentuno (31) mesi di “elargizionivuotoaperdere” e di “spesecontigueinutili” finalmente è iniziata una vera discussione tra tutte le forze politiche italiane a sviscerare il problema.
Chi questo provvedimento così superficiale lo aveva contestato sin dall’inizio, anzi lo stesso giorno degli annunci in TV, lo ricorda con disagio e dispiacere per coloro che hanno lasciato trascorrere tutti questi anni prima di comprenderne il suo fallimento. Oggi tutti ne parlano mentre si profila all’orizzonte che lento sarà l’iter per correggerlo definitivamente. In che modo verrà corretto? Quando sarà corretto? Dipenderà dalla necessità di renderlo efficace prima possibile o dagli interessi in gioco?
Già dalla scelta del nome, infelice e falso, è svelato il disprezzo di chi questo termine lo ha voluto senza conoscere il valore delle parole sigillate nel vocabolario della lingua italiana, ma anche spregio per chi ha studiato per regolamentarne l’uso chiaro per una comune corretta comprensione.
Dante, non solo per le lacune linguistiche, in che girone avrebbe collocato questi nostri legislatori ed amministratori?
Solo ora si svela completamente anche l’incapacità dei proponenti l’idea e del “legislatori” che l’hanno
voluta. Queste ipotesi-tesi ci lasciano increduli e perplessi sulle qualità dei nostri politici.
Tra le tante proposte attualmente nel “piatto” per correggere il RDC non abbiamo rilevato l’elemento più importante: la consapevolezza e la riconoscenza nei confronti dell’intera società che contribuisce a formare il “gruzzolo”, a cui dovrebbero tendere i “riceventi” il beneficio. E qui è necessario richiamare quanto descritto nel saggio “Le pene per i delitti”, pubblicato nel giugno 2021 dove, tra i tanti capitoli vi è una trattazione sul RDC non solo sotto il profilo filosofico-sociale ma anche dei reati che, probabilmente, sono stati commessi e chi dovrebbe, per essi, essere giudicato.
Vi invitiamo a leggere, attraverso il link, il contenuto del Cap 59 del saggio che chiarisce i concetti critici sulla norma oggi in vigore sul “reddito di cittadinanza” aprendo la mente a nuove prospettive. Gli autori, dopo cinque anni di raccolta dati ed una accurata analisi hanno voluto testimoniare, con proprie idee, suggerimenti e proposte come correggere gli errori commessi. E dunque come migliorare i risultati indicando, cosa pressoché rara, una strada buona da percorrere. Insomma ci danno una mano a capire che in ogni norma ed in ogni sua applicazione può celarsi il dolo.
Così come concepito il RDC ci svela che viviamo in una grave emergenza giuridica ed inevitabilmente anche in una emergenza di natura sociale ed educativa.
Vero è che occorre maggiore responsabilità da parte di chi amministra le risorse di una intera nazione. Tuttavia è auspicabile anche la riconoscenza, verso l’intera società, da parte di chi ottiene solidarietà per una mano tesa.
Solo con il rispetto e con la consapevolezza si instaura un saldo rapporto tra tutti coloro che vivono sotto i colori della stessa bandiera e della stessa cultura: quella italiana.
Allora ben vengano i paladini pronti a cambiare in meglio l’attuale RDC , a partire dal suo nome, responsabilizzando chi per sfortuna o per permanente approfittare è -diciamo- costretto, suo malgrado, ad utilizzarlo.
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