"Da anni , noi famiglie, siamo sul bordo di un precipizio, senza riuscire a vedere un barlume di luce in fondo al tunnel. Da anni si tengono tavoli di lavoro che invece di produrre soluzioni, in termine di applicazione del diritto soggettivo, che ci aiutino e ci tendano una mano per la nostra sopravvivenza, rimangono in silenzio e voi legislatori, spettatori della nostra imminente caduta e senza paracadute, prolungate la nostra agonia, e non ci date speranza per il perseguimento di una vita piena per i nostri figli. Abbiamo bisogno che la Regione Lazio favorisca e riconosca l’accesso ad un vero progettò individuale che riconosca le persone con autismo come tali e secondo i principi delle migliori leggi socio sanitarie d’Europa, affermando con estrema chiarezza il Progetto Individuale e di vita; per una crescita costante; per costruire e definire la vita di tutte le persone con disabilità e autismo e le loro famiglie.
Chiediamo che la Regione Lazio si impegni, una volta per tutte, a far si che si possa dare inizio alla predisposizione di reali progetti individuali, di cui i piani riabilitativi e assistenziali sono solo una parte, tramite la piena applicazione della legge Regionale 11/2016 e della deliberazione Regionale del 24 gennaio 2019 che ne pianifica l’applicazione.
Considerando i 16 anni di ritardo della Regione Lazio, nel recepimento della normativa quadro nazionale L. 328/2000, in riferimento all’art. 14, che rappresenta l’insieme di interventi integrati (socio sanitario): risorse economiche, strumentali, professionali che ne consentano la realizzazione, in tutti gli ambiti della vita. Realizzare con il basket di progetto gli interventi personalizzati e i progetti individuali senza limitare gli interventi ai soli bambini da 0 ai 6 anni, come recita il regolamento regionale in materia di interventi riabilitativi, escludendo di fatto le persone ancora bambini, adolescenti ed adulte dai 7 ai 17 anni. Per non parlare di coloro che sono già maggiorenni-adulti -anziani e per coloro che da adolescenti diventano maggiorenni e per i quali manca totalmente un progetto di transizione alla disabilità adulta.
Non solo dobbiamo combattere per evitare chiusure di case famiglia e sfratto dei disabili dalle stesse per opera del Comune di Roma, ma dobbiamo aspettare i tempi della burocrazia che ancora non ha compreso di quanto sia importante il PROGETTO INDIVIDUALE. Abbiamo bisogno di risposte immediate e concrete che possano accompagnare le persone con disabilità e autismo verso una vita autonoma ed indipendente, come vuole anche la legge 112/2016, cosiddetta Legge del dopo di noi, il quale contenuto è già ripreso dalla sopracitata legge regionale n° 11.
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