Regione Lazio, liste d’attesa lunghissime, un anno per la tac. Magi: “Da due anni pronti alla guerra”
“Da due anni siamo pronti e in attesa che la guerra inizi davvero. Le armi però devono includere quanto già previsto dalle norme vigenti”
Come riporta Il Tempo, nove anni dopo il primo annuncio del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, contro le lunghe liste d’attesa, la situazione non è migliorata, anzi. Da quel 18 settembre 2013, quando Zingaretti presentò il piano che “dal 1 gennaio 2014 porterà a una netta e drastica riduzione”, le file sono sempre più lunghe, e il famoso monitoraggio dei tempi d’attesa non c’è più. Quest’ultimo infatti è bloccato da fine luglio, in seguito all’attacco hacker alla rete informatica della Regione.
Magi: “Da due anni in attesa che la guerra inizi davvero”
Sul tema si è espresso il segretario generale del sindacato Sumai–Assoprof, Antonio Magi, che ha ricordato al Presidente: “Sono due anni che siamo pronti e in attesa che la guerra inizi davvero. Le armi però, oltre agli ambulatori aperti fino alle 22:00 (la proposta della Regione fatta nel maggio 2020 e mai attuata), devono includere quanto già previsto dalle norme vigenti.
Cioè, più concretamente, portare a 38 ore i circa 1500 specialisti ambulatoriali interni, in servizio nel Lazio, che attualmente lavorano in media 20 ore settimanali. Chiaramente anche sostituendo i colleghi specialisti ambulatoriali che sono andati nel frattempo in quiescenza e non sostituiti”.
“Ottimizzare ciò che abbiamo invece di cercare soluzioni fantasiose”
“Il raggiungimento del massimale orario permetterebbe così di aggiungere alle attuali prestazioni specialistiche circa 6 milioni di ulteriori esami dimezzando di fatto le liste d’attesa”. Mancanza di medici specialisti e di apparecchiature. Su questo fronte, Magi aggiunge: “Chiedo a Zingaretti di ottimizzare ciò che già abbiamo in casa invece di cercare eventuali soluzioni fantasiose. Soltanto così governeremo le liste d’attesa. Altrimenti, come dicono a Napoli, si fa solo ammuina oppure, peggio, si fa finta di combattere le guerre limitandosi a dichiararle senza lottare realmente”.