Secondo un’analisi della Cgil di Roma e Lazio, i salari medi dei lavoratori pontini e laziali non tengono il passo con l’inflazione, nonostante una crescita delle retribuzioni del 13% per gli operai e del 15% per gli impiegati tra il 2015 e il 2023.
Tuttavia, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 5% rispetto allo stesso periodo, complice l’aumento di contratti precari, qualifiche basse, e il persistente divario salariale di genere. La ricerca, basata sui dati Inps relativi al settore privato non agricolo, ha escluso il settore pubblico, agricolo, domestico e i lavoratori autonomi.
Nel Lazio, il 65% dei lavoratori guadagna meno di 25 mila euro l’anno, pari a circa 1.400 euro al mese. Le retribuzioni medie variano per provincia: a Roma si registrano guadagni medi annui di 25.294 euro, mentre a Latina il reddito medio scende a 19.339 euro, rendendola terza dopo Frosinone. In particolare, un operaio pontino guadagna in media 15.718 euro l’anno, meno dei colleghi di Frosinone, ma leggermente di più rispetto a quelli di Roma. Anche gli impiegati pontini, con 23.466 euro, sono quarti nella regione, mentre quadri e dirigenti di Latina superano le retribuzioni medie regionali con 74.778 e 154.632 euro rispettivamente.
La precarietà incide soprattutto tra gli operai, i cui contratti precari sono aumentati del 106% dal 2008 al 2023. Anche l’incidenza del part-time è in aumento di 10 punti percentuali, influendo negativamente sui redditi. Sebbene si siano registrati nuovi ingressi a tempo pieno nel settore edilizio, quasi la metà degli operai e il 23% degli impiegati non ha avuto continuità lavorativa nel 2023. Il divario di genere resta preoccupante: il 68% delle operaie e il 38% delle impiegate ha un contratto part-time, rispetto al 32% e 16% degli uomini, un fenomeno che si riflette anche tra quadri e dirigenti, contribuendo a retribuzioni inferiori per le donne.
Secondo Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, “serve un nuovo modello di sviluppo d’impresa” per contrastare precarietà e part-time involontario e per creare posti di lavoro in settori più qualificati. Di Cola aggiunge che la situazione potrebbe peggiorare con la legge di bilancio del Governo Meloni e annuncia uno sciopero generale previsto per il 29 novembre.
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