Per la festa del Corpus Domini ascolteremo il brano del vangelo di Luca (9, 11b-17) che ci narra l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Si tratta di un momento importante nella vita terrena di Gesù. Ci avviciniamo alla fine del ministero svolto da Gesù nella Galilea delle “genti”. Il dramma si intreccia tra le autorità già ostili, le folle agli inizi entusiaste ma ben presto deluse nelle loro speranze messianiche troppo materiali, i discepoli, e Gesù che vorrebbe far capire la vera natura del suo messianismo. La folla pensa di poter tentare di stornare la sua missione verso l’azione politica; Gesù resiste deliberatamente separando dalla folla i discepoli più vicini e ritirandosi nella solitudine. Ciò ebbe il risultato di deludere un gran numero di suoi discepoli e di provocare un diffuso disamore; in definitiva i Dodici costituirono un nucleo fedele, in condizione di cominciare di nuovo. Non è possibile leggere il racconto della moltiplicazione dei pani senza pensare a questo momento di crisi, in cui Gesù si è visto respinto da coloro che non hanno saputo andar oltre le loro speranze terrene, e in cui Pietro e i suoi fratelli sono stati chiamati ad un atto di fede che doveva metterli al seguito di Gesù.
Gesù accoglie e sazia le folle
“Prese a parlar loro del regno di Dio” (v. 11): il messaggio che libera è proclamato agli uomini. Con questo annuncio la nuova realtà irrompe nel nostro mondo e vi manifesta il suo dinamismo, donandoci, mediante la fede, la chiave della salvezza. “…e a guarir quelli che erano bisognosi di cure”: oltre alla guarigione fisica, Luca sa bene che tutti sono bisognosi della guarigione portata da Cristo; tutti quelli che portano nel cuore il desiderio di salvezza e che non sono chiusi nella propria giustizia stimandosi “sani”. Luca mette in rilievo la cura di Gesù come medico verso i bisognosi e gli esclusi, gli infelici nelle membra e nello spirito, i malati e i peccatori. Quello che Gesù darà moltiplicando i pani è “segno”, è al di là dei bisogni immediati e delle necessità fisiche. Il cibo che offrirà non sazia soltanto la fame materiale, ma assume veramente valore di segno. Le folle hanno seguito Gesù ed Egli le accoglie. Invece di essere dispersa, la folla si trova riunita in una comunità conviviale che richiama il nuovo popolo di Dio e viene saziata dalla Parola e dal Pane moltiplicati.
Il vero Pane che sazia
Descrivendo tutti i gesti di Gesù (“…levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e cominciò a darli ai discepoli perché li distribuissero alla folla”) con le parole del rituale eucaristico, l’evangelista stabilisce un parallelo tra il racconto dell’istituzione dell’eucaristia e dei pellegrini di Emmaus con quello della moltiplicazione dei pani. Le Scritture rendono testimonianza a Cristo, ma l’incontro con il Signore risorto, vivo e presente, avviene in maniera privilegiata nell’eucaristia. E questo ci consente di comunicare con la fede dei nostri primi fratelli celebrando l’eucaristia.
Il racconto della moltiplicazione dei pani ci trasmette il medesimo messaggio. Tutto ciò che appaga l’attesa profonda degli uomini, ci viene dato in Gesù e noi vi abbiamo accesso in maniera privilegiata nell’eucaristia. Non possiamo comprendere questo se non ci riferiamo al mistero della persona di Gesù, Dio con noi, alla sua passione redentrice e alla sua risurrezione. Egli è passato in mezzo a noi offrendo agli uomini la Parola come cibo, saziandoli con la conoscenza di Dio, dando dei segni di quanto portava. Conscio della sua missione, compie atti che ne sono il segno e indicano l’inizio della sua realizzazione. Tali atti troveranno il loro completamento naturale o la loro espressione perfetta in quello che è il segno e il dono per eccellenza: l’eucaristia. L’incarnazione si completa nel dono eucaristico. La nostra partecipazione all’eucaristia suppone un’adesione di fede a questo mistero di Cristo “pane vivo disceso dal cielo”.
Il suo gesto, cominciato allora, continua oggi. Il pane spezzato, il corpo donato sulla croce, viene continuamente presentato, donato e offerto nel servizio dei discepoli di ogni tempo, che si riuniscono attorno a lui con i frutti della loro missione. Nell’eucaristia viviamo qui e ora, “oggi”, del suo amore eterno che ci è stato donato nell’”oggi” della croce. E’ il dono perfetto del Padre all’uomo e dell’uomo al Padre, l’unico “sì” totale e reciproco dell’uno all’altro. Dio fa festa perché trova il suo figlio morto e risorto e ogni figlio perduto e morto risorge ed è salvato.
“Tutti mangiarono e furono sazi”. Tutti ne mangiano, perché il dono non conosce privilegi, e sono sazi, perché solo il dono sazia. Il popolo entra nella beatitudine della sazietà del Regno di Dio. E’ finita la vita come fame, sempre insidiata dalla morte. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno, perché, unito al corpo morto e risorto del Signore, vive del suo stesso amore, in obbedienza al Padre. Questa è la sazietà di vita di cui si parla. Le altre pienezze sono apparenti: aumenteranno nausea e fame. “Sovrabbondò loro”: questo pane lo si può conservare, a differenza della manna che perisce, è il pane di vita. Lo si conserva “dandolo” e lo si moltiplica dividendolo. E ne avanzano “12 ceste”, una per tribù e una per ogni tempo: da donare a tutti e per sempre!
Bibliografia consultata: Prod’homme, 1971; Fausti, 2011.
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