Secondo la tradizione liturgica, l’attenzione di questa seconda domenica di Avvento è focalizzata sul personaggio di Giovanni Battista, il precursore di Gesù. L’evangelista Marco non racconta nulla dell’infanzia di Gesù, ma inizia il proprio vangelo (Mc. 1, 1-8) con il primo atto ufficiale di Gesù, quello che lo descrive nel momento in cui si presenta al battezzatore. Prima di questo incontro l’evangelista offre al suo lettore il titolo del suo vangelo, finalizzato a mettere a fuoco da subito l’identità del protagonista e a svelarsi progressivamente lungo l’intera sua vicenda storica: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio" (v. 1).
E’ l’inizio della “bella notizia” (vangelo): a Gesù, l’uomo di Nazaret, viene riconosciuto il titolo di Cristo, cioè la funzione di Messia; inoltre viene proclamato Figlio di Dio, riconoscimento della sua natura divina, che nel Battesimo e nella Trasfigurazione verrà rivelata dalla voce celeste e sotto la croce confessata dal centurione. La parola “Inizio” posta in testa al racconto non ha solo un valore cronologico, ma il termine rinvia a un’origine assoluta, al principio di ogni parola, di ogni storia, di ogni atto o dramma.
La buona notizia entra in scena sotto il patrocinio di Giovanni Battista quale messaggero inviato a preparare la via di Gesù: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, egli preparerà la tua via” (v. 2). L’evangelista parla di qualcuno che “va avanti” a preparare il cammino: Giovanni Battista apre la strada a Gesù, così come Gesù, alla fine del racconto evangelico, aprirà la strada agli apostoli, precedendoli in Galilea per la loro nuova missione. Tutto comincia con un avvenimento preciso, unico: “si presentò Giovanni a battezzare nel deserto” (v. 4), ai guadi del Giordano, per chiedere a Israele una immersione penitenziale nelle acque del fiume. Questo avvenimento, di per sé semplice, acquista contenuto e forza teologica in quanto viene spiegato attraverso una citazione biblica, introdotta solennemente: “Come è scritto nel profeta Isaia: voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore! Raddrizzate i suoi sentieri” (vv. 2-3).
Ritirato nel silenzio del deserto, luogo dell’essenzialità, della tentazione e della decisione, il Battista è presentato come un’eco della Parola del protagonista Gesù, che tra poco inizierà a risuonare pienamente nella sua “buona notizia” (Vangelo). “Io mando il mio messaggero davanti a Te, egli Ti preparerà la strada” (v. 2), il pronome di seconda persona ha come unico riferimento possibile Gesù, la cui venuta assume in questo contesto un carattere definitivo (escatologico). Egli è la risposta all’attesa di Israele e dell’intera umanità riguardo alla persona che avrà un impatto decisivo sulla storia: il Cristo, l’unico che può effondere lo Spirito, il “forte” capace di legare Satana e di vincere il male del mondo, colui che può dar avvio a una nuova, definitiva creazione. Egli è il sovrano perfetto ai cui piedi il Battista, cioè l’attesa umana, si prostra e a cui converge.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme (v. 5)
Giovanni attira grandi folle: l’evangelista vuole evocare un grande uditorio nel quale tutti si sentono interpellati, “tutti” gli abitanti della capitale e “tutta” la regione dei giudei. Il battesimo di Giovanni prepara il perdono ed è questa la differenza fra il battesimo di acqua e quello in Spirito Santo, perché chi dona lo Spirito può accordare al tempo stesso il perdono. E se qualcuno si chiude davanti allo Spirito si pone al di fuori della sfera salvifica del perdono, come affermerà con forza lo stesso Gesù in polemica con gli scribi scesi da Gerusalemme per una verifica del suo operato (Mc. 3, 28-29).
Ora Giovanni era vestito di peli di cammello (v. 6)
L’abbigliamento e lo stile di vita di Giovanni lo caratterizzano come un profeta, in particolare come un nuovo Elia (2Re 1, 8). La sua alimentazione è povera ed essenziale, volgendo le spalle a tutto ciò che la cultura sedentaria e urbana poteva offrire. La conversione alla quale invita il profeta implica anche questo atteggiamento critico riguardo allo stile di vita che si conduce. Egli è il primo a testimoniarlo e il suo modo di vivere lo rende altamente credibile. Come non constatare che nel comportamento di Giovanni si riscontra lo stile di vita che diverrà caratteristico di un’autentica schiera di monaci che cercheranno nel deserto l’ambiente ideale per una spiritualità cristiana?
“Dopo di me viene uno che è più forte di me” (v. 7)
Giovanni parla per immagini e la sua prima parola mette a fuoco una situazione contraddittoria: indica un discepolo del quale egli non è degno di essere neppure lo schiavo: “io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali” (v. 7). La grandezza di Giovanni consiste specialmente nella sua libertà di annunciare con forza uno più grande di lui. L’evangelista Marco è molto sensibile a questa forza (uno più forte) che abita Gesù e che sta per irrompere vittoriosamente nella storia umana. Il battesimo di acqua di Giovanni rappresenta la realtà elementare e ciò che appartiene alla prima creazione; il battesimo in Spirito Santo di Gesù è ciò che viene da altrove, dall’alto, non più dalla terra e neppure dalla carne e dal sangue, ma da Dio. Sull’esempio di Gesù, il cristiano di Marco sarà battezzato sia con acqua che in Spirito Santo.
Bibliografia consultata: Ferrari, 2017.
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