Report stasera in tv su Rai 3: La ‘Ndrangheta nella Juventus
Intervista a Sigfrido Ranucci, autore e conduttore della celebre trasmissione televisiva in onda su Rai Tre
Intervista realizzata da Francesco Vergovich stamattina all'interno del suo programma quotidiano, Un Giorno Speciale, in onda sulla emittente radiotelevisiva Radio Radio.
Stasera andrà in onda un’inchiesta sul mondo del calcio che fa rumore, anche L’Usigrai si è espressa al riguardo, un’inchiesta che ha già suscitato tante conseguenze e che riguarda reati commessi da persone intorno al tifo della Juventus. Raccontaci quakche anticipazione prima della messa in onda in tv.
Abbiamo ricostruito il mondo della Juventus e la ‘Ndrangheta, i collegamenti tra queste due. Emerge un quadro inquietante, sostanzialmente l’ordine pubblico all’interno degli stadi, e anche fuori, viene appaltato a capi ultrà pregiudicati. È quello che è affiorato nel corso dell’inchiesta sul caso Alto Piemonte che è andata ad analizzare l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella Curva della Juventus. In questa inchiesta nessun dirigente e nessun dipendente della Juventus è stato mai indagato o coinvolto. Tuttavia, i giudici della Corte D’Appello hanno riconosciuto il metodo mafioso che è stato in qualche modo adottato nei confronti della Juventus, ma non era apertamente intimidatorio, non c’era bisogno, poiché dalle intercettazioni è emerso che la Juventus era ben felice di fornire pacchetti di biglietti agli ultrà in cambio della quiete, cioè non commettere atti violenti all’interno dello stadio, con la consapevolezza da parte della Juventus che questi li rivendevano con prezzi maggiorati e traevano utili.
Una trattativa vera e propria?
Sì. Abbiamo visto con le nostre telecamere e ricostruito un contesto in cui ci sono dei nullatenenti che vanno in giro incassando milioni di euro in nero alle spalle invece di chi deve alzarsi tutte le mattine e abbiamo visto pregiudicati sedersi al tavolo con i più alti dirigenti della Juventus e ricevere in cambio queste utilities, dare del tu agli stessi dirigenti. Abbiamo visto anche che l’attività di bagarinaggio degli stessi gruppi, come il gruppo di Dino Mocciola, leader dei Drughi, che è stato condannato per aver partecipato all’omicidio di un carabiniere insieme ad altri e che faceva riferimento a una famiglia della ‘ndrangheta, continua a fare bagarinaggio, lo abbiamo documentato.
Una cosa che disarma è anche che i protagonisti, alcuni capi ultrà che avete intervistato, siano tranquilli e sereni.
Sì, per esempio Puntorno, che sta scontando 6 anni di carcere per traffico internazionale di droga. Lui era uno dei leader di questi gruppi di ultrà. Lo striscione del suo gruppo attualmente non c’è più, ma lui ha detto nella nostra intervista che appena è di nuovo libero, va allo stadio e lo rimette. Vedremo se ci riuscirà. Puntorno ha spiegato di aver fatto affari grazie al bagarinaggio. Puntorno c’ha detto che si era comprato due case, un panificio, una macchina.
Anche delle novità sul ‘’suicidio’ dell’ultrà Raffaello Bucci, l'ex ultrà bianconero diventato collaboratore della Juve e morto nel luglio scorso dopo essersi gettato da un viadotto a Fossano?
Noi abbiamo trovato dei documenti esclusivi all’interno del telefono di Bucci dove c’erano le quote da spartire. Bucci è l’ultrà dipendente della Juventus che si occupava di mantenere i rapporti tra ultrà, forze dell’ordine e dirigenza. Anche lui faceva bagarinaggio, abbiamo trovato che riportavano le quote di spartizione degli utili del bagarinaggio per ogni gruppo, qui si parla di 30-40.000 euro netti a settimana in nero. Tireremo fuori anche delle testimonianze nuove sul fatto del suicidio di Raffaello Bucci.
Ci sono state già tante polemiche intorno a questa vostra inchiesta.
Questo fatto di cui parliamo attraverso la nostra inchiesta non riguarda esclusivamente la Juventus. Basata leggere la relazione della Commissione Parlamentare Antimafia e alla fine se ne deduce che il calcio è infiltrato dalla mafia, è infiltrato per quello che riguarda i rapporti con gli ultrà, infiltrato perché acquisisce la mafia avendo potenza economica e finanziaria, quote societarie, infiltrato perché ha rapporti diretti con i giocatori, gestisce il calcio scommesse. Inoltre, lo stadio è diventato il megafono di chi sta scontando il carcere duro, chi è al 41 bis, che riesce a comunicare attraverso gli striscioni. Se uno mette insieme tutti questi tasselli, alla luce di quello che noi raccontiamo, c’è da pensare, non c’è da polemizzare, né da utilizzare il filtro del tifoso a favore o contro la Juventus, altrimenti non rimane altro che rassegnarsi all’impotenza. Gestire una squadra di calcio vuol dire gestire il consenso ed è una questione di democrazia.
Leggi anche:
Becchi: “Alcuni giornali sono diventati un pericolo per la democrazia"
Lia Levi, Premio Strega Giovani 2018: Un destino deciso da bambina
Tv, le ragioni del flop della prova del cuoco