Il comando della Polizia provinciale, nucleo Pesca e navigazione interna, ha provveduto venerdì scorso a sequestrare circa cinquanta metri di reti calate da ignoti sul Tevere, in località Fiume Morto nel comune di Gallese. In quell’area tali strumentazioni sono vietate e in genere vengono utilizzate dai pescatori di frodo.
Complicata l’operazione di recupero, che ha previsto un impegno consistente da parte degli agenti della Polizia provinciale soprattutto a causa della vischiosità del terreno in prossimità del fiume e dal cattivo odore emanato dalle reti stesse. Lungo l’argine destro del Tevere ne è stata recuperata una lunga circa 25 metri, maglia 50/60, legata ad un albero e calata lungo l’argine. Tale rete era piena di pesci, alcuni vivi e subito rilasciati sul posto, altri invece morti e poi smaltiti secondo le procedure previste in questi casi.
Sull’argine di sinistra, poi, le pattuglie hanno notato un’altra rete posizionata in modo tale da formare una barriera sul fiume: dopo aver ricevuto l’ok dalle autorità competenti, dato che in quel tratto la competenza territoriale è della Provincia di Rieti, gli agenti della Polizia provinciale di Viterbo hanno provveduto a recuperare anche la seconda rete, anch’essa lunga circa 25 metri, e a liberare i pesci ancora vivi. Tra le specie ittiche rimaste impigliate nelle barriere dei pescatori di frodo sono stati recuperati esemplari di abramide (abramis brama), carpa (cyprinus carpio) e carassio (carassius carassius).
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