“Ora dobbiamo preparare il futuro. Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori”. Parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate nel suo tradizionale messaggio di fine anno.
C’è la figura anche lessicalmente scelta dal Capo dello Stato, che – quasi come una Cassandra – aveva fatto un richiamo a non cadere in “distrazioni”, a “non perdere tempo”, a non sprecare “energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”, perché “i prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”. C’è poi l’uso (forse abuso?) della stessa parola che, in una sorta di maquillage linguistico, ridefinisce (forse) una figura politica da sempre esistita nel nostro Parlamento e dalla forte connotazione negativa.
“In politica – scrive su Econopoly Francesco Mercadante, analista del linguaggio – il significato delle parole dipende dal giorno e dall’ora in cui sono usate, dal partito di maggioranza all’interno del quale sono scelte, dalla stabilità del Governo e così via. Ci vorrebbe un dizionario mobile, adattabile”.
Vero. E ciò potrebbe valere ora anche per il tradizionale ‘cambio di casacca’. Una operazione che, in fondo, fa parte della nostra storia. Se ne ricordano, e lo ha fatto recentemente con grande perizia Flavia Perina sulla Stampa, gli albori addirittura nel 1961 quando il passaggio di sette consiglieri monarchici alla DC determinò la caduta della sindacatura di Achille Lauro. Costoro si definirono “Gli Indipendenti”, sul quotidiano Roma l’allora direttore Alberto Giovannini titolò “I Puttani”. Da quegli estremi, abbiamo vissuto tante stagioni tra traditori, voltagabbana, transfughi: la storia politica è ricca di ribaltoni, i media in questi giorni ne hanno ricordato e raccontato i casi più eclatanti.
Con il termine ‘costruttori’, il trasformismo trova una nuova collocazione linguistica. I nuovi ‘scilipoti’ (sostantivo maschile plurale nella dichiarazione di Renzi. “Non ci sono i dieci Scilipoti che cercavano dentro Italia Viva”, allo scossone che già un anno fa minò il Conte due), assurgono a un ruolo quasi patriottico nelle parole di Luigi Di Maio su Facebook: “Il mio appello si rivolge dunque a tutti i costruttori europei che, come questo Governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto”.
E’ la definitiva legittimazione politica e morale del trasformismo politico italiano?
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