Un po’ da Presidente della Regione, un po’ da segretario in pectore del PD, nella giornata di ieri Nicola Zingaretti ha attaccato due volte il Governo Conte.
Nel primo pomeriggio si è schierato con i 138 sindaci delle zone colpite dal sisma dell’agosto 2016 che la vigilia di Natale avevano contestato duramente Piero Farabollini, il Commissario per la ricostruzione post terremoto. Poche ore più tardi ha sparato a zero sulla Legge di bilancio, la cosiddetta Manovra, accusandola di essere “contro le persone”, in quanto basata su “scelte che penalizzano i cittadini e non li aiutano”.
Di questo secondo aspetto parleremo in un articolo a sé. Anticipiamo solo, per ora, che su entrambi i lati della barricata la propaganda la fa da padrona. Zingaretti getta nel calderone della stroncatura anche “l'aumento del pedaggio autostradale dall’1 gennaio” e il fatto che “non cala la benzina, anzi è previsto l'aumento”: entrambe misure che non sono certo un’esclusiva della maggioranza gialloverde ma che si sono viste e straviste anche in passato.
Sul versante opposto, si continua a magnificare il paio di promesse elettorali che sono state (parzialmente) mantenute e si sorvola sul resto. Grandi squilli di tromba per il “reddito di cittadinanza”, che in realtà è solo una riformulazione dei sussidi destinati alle fasce più povere, e per quella “quota 100” che va ad attenuare la Legge Fornero e a rendere un po’ meno oneroso l’ottenimento della pensione. Viceversa si minimizzano, o si ignorano del tutto, i molti punti insoddisfacenti.
Concentriamoci sull’altra questione. Sulla quale Zingaretti sembra avere una posizione più convincente, pur essendo ovvio che utilizzi il dissidio per tirare acqua al suo mulino.
Le dichiarazioni sono “a braccio” e quindi c’è qualche ripetizione di troppo, ma non è solo retorica. Il passaggio relativo al mancato invio dei fondi statali previsti, e all’intervento della Regione per supplirvi con fondi propri, è molto preciso e dovrebbe ricevere una risposta altrettanto nitida: o smentendo, con le dovute pezze d’appoggio, o confermando, e spiegando quali siano le cause degli inadempimenti.
“Mi associo alla denuncia dei 138 sindaci dell’area del cratere – ha detto ieri Zingaretti – e faccio anche io appello al governo Conte che, con questo commissario, sta di fatto boicottando la ricostruzione. Sono stati bloccati i fondi per gli stipendi dei dipendenti della ricostruzione e la Regione si sta facendo carico di pagarli. Inoltre non vengono pagati i soldi per la rimozione delle macerie e la Regione li sta anticipando per non bloccare la rimozione delle macerie.
Il governo sta abbandonando questi territori e quindi faccio un appello al presidente Conte, che doveva riceverci l’altra settimana e all’improvviso ha annullato l’incontro. Bisogna riaccendere i motori della ricostruzione perché così non si va avanti. Lo hanno denunciato i sindaci e io penso abbiano fatto bene. Anche perché nelle nuove regole i territori sono esclusi dalla catena di comando. Hanno solo un parere consultivo e questo è un immenso e drammatico passo indietro”.
Il Commissario di governo non replica direttamente ai 138 sindaci. E dopo l’incontro di giovedì scorso con Vito Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega, dalla fine di novembre, per tutte le aree terremotate, traccia un quadro di tutt’altro tenore. In cui fioccano le affermazioni di principio e si guarda al futuro senza troppi patemi.
“Io e Crimi condividiamo l’obiettivo: superare due anni di stallo nella ricostruzione per riportare le comunità a vivere, in sicurezza, nei loro luoghi del cuore. Ci siamo visti prima dell’incontro del sottosegretario con i presidenti di regione alla luce di due mesi di incontri e tavoli tecnici da me effettuati con istituzioni, reti professionali ed associazioni di categoria oltre che, per la prima volta in oltre due anni, con i comitati dei cittadini.
Sono convinto che, prima ancora delle case, sono le comunità a dover essere ricostruite e a questo lavora la struttura commissariale di concerto con il Governo. Ho rinnovato a Crimi l’invito già fatto al ministro Di Maio di considerare fondamentale per il graduale ritorno alla normalità anche l’impegno nell’attuale legge di bilancio. La gente dell’Appennino, le tante piccole imprese e gli artigiani che hanno resistito salvando tanti posti di lavoro hanno bisogno di ogni aiuto possibile, comprese le proroghe della Zona Franca Urbana per almeno due anni sostenendola con adeguate risorse finanziarie nonché dell’esenzione IRPEF dei fabbricati inagibili fino alla fine dello stato di emergenza”.
A sentirlo, si direbbe che della sollevazione dei 138 sindaci non gli sia giunta alcuna notizia. E questo è schiettamente inaccettabile: poiché quella levata di scudi è stata pubblica e fragorosa, rispondere in maniera ufficiale e circostanziata è doveroso. Fare finta di nulla non è segno di sicurezza, ma di protervia.
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