Il Tribunale di Rieti ha condannato l’INAIL al risarcimento della vedova di Mario Nicoletti, operaio vittima di amianto.
Il Tribunale di Rieti ha condannato l’INAIL a riconoscere alla sig.ra Monica Diana Darasz, vedova di Mario Nicoletti, operaio di Antrodoco (RI), morto per mesotelioma da amianto, 7 anni dopo la perdita del marito, una somma di circa 200mila euro e una rendita mensile.
Un riconoscimento che arriva dopo diversi rigetti dell’INAIL delle domande presentate perché fosse riconosciuta la malattia professionale, nonostante Nicoletti, deceduto nel 2016, si fosse ammalato di mesotelioma a causa dell’esposizione diretta ad amianto durante la sua vita lavorativa.
La vedova, sapendo che il mesotelioma è causato soltanto dall’asbesto (altro modo di chiamare l’amianto), si è rivolta all’Osservatorio Nazionale Amianto e all’avvocato Ezio Bonanni che, dopo questa vittoria, proseguirà ora per ottenere il risarcimento dei danni sia per la vedova che per i figli.
“L’ennesimo accanimento dell’INAIL contro famiglie che hanno perso un loro caro, pilastro anche economico, nel non riconoscerne i diritti anche quando il nesso causale non deve essere provato dalla vittima o dalla sua famiglia, perché si presume per legge fino a prova contraria” – ha commentato Bonanni.
Bonanni è infatti riuscito a dimostrare che l’operaio, impiegato nel 1979 come manovale di cantiere stradale per la società I.C.R. srl, e dal 1979 al 1993 come manutentore idraulico presso l’ospedale di Rieti, quale dipendente della Asl, era stato esposto alla fibra killer durante le sue attività lavorative. In campo autostradale e ospedaliero, infatti l’amianto era molto utilizzato. Nelle autostrade soprattutto per realizzare le gallerie, dove veniva applicato a spruzzo sulle pareti, per creare barriere insonorizzanti e per la lotta al fuoco.
Negli ospedali (molte strutture sono ancora contaminate), si trovava nelle pareti di malta e amianto, nei soffitti e nei pavimenti di vinil-amianto, ma anche nelle colle e negli stucchi. Infine nei tubi in cui viaggiano i vapori surriscaldati per le lavanderie e le cucine, a 450 gradi, che erano spessissimo oggetto di manutenzione.
“L’INAIL, purtroppo, continua ostinatamente a negare il diritto delle vittime di mesotelioma di poter ottenere il giusto indennizzo e quindi la parola passa alla magistratura, che condanna.
Infatti, anche un collega di Nicoletti, Roberto Lucandri, che ha svolto attività con lui e morto della stessa malattia, ha ottenuto il riconoscimento dopo la morte solo in seguito ad azione giudiziaria.
L’ONA è da anni a fianco delle vittime dell’amianto e quelle del dovere con assistenza legale gratuita. L’associazione ha anche creato una app http://app.onanotiziarioamianto.it/ per le segnalazioni e per contribuire alla mappatura dei siti contaminati. Per una consulenza è attivo lo sportello on-line, specifico per il mesotelioma pleurico, attraverso il portale dedicato (https://mesotelioma-pleurico.it/), o il numero verde 800 034 294″ così il comunicato.
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