Il tema rifiuti continua a tenere banco sulla Capitale, e non solo. Sulle colonne de Il Tempo, Fabrizio Di Amato, Presidente del gruppo Maire Tecnimont, azienda di ingegneria e contracting per l’industria chimica dagli anni ’30, è intervenuto nel merito, svelando la loro tecnologia per pulire Roma.
“I rifiuti – afferma Di Amato – sono il petrolio del terzo millennio. E oggi possiamo utilizzarli al 100% per produrre molecole o prodotti riducendo complessivamente le emissioni di C02. La nostra tecnologia è all’avanguardia nell’estrarre idrogeno e carbonio dai rifiuti plastici e indifferenziati. Valorizzazione rifiuti? È una questione di comunicazione, vanno spiegati i vantaggi di queste nuove tecnologie. I rifiuti che oggi non possono essere riciclati altro non sono che materiale composto da carbonio e idrogeno. Gli stessi mattoni che formano gli idrocarburi. Noi con i nostri processi li recuperiamo e li ricomponiamo senza emissioni. Inceneritori? Noi abbiamo messo a punto una tecnologia avanzata che non incenerisce, ma dagli scarti estrae un gas di sintesi che si può usare per ridurre l’impatto carbonico delle acciaierie, ad esempio, o per realizzare prodotti chimici fondamentali per l’industria e i carburanti verdi. In tutto questo riduciamo complessivamente la Co2 emessa e lo scarto che rimane, circa il 10%, è costituito da materiale inerte da utilizzare nelle coibentazioni dell’edilizia o nell’asfalto stradale”.
“Il Lazio – prosegue – produce alcune centinaia di migliaia di tonnellate di indifferenziata all’anno. Con uno dei nostri impianti potremmo mandare avanti tutta la mobilità pubblica di Roma. Gli impianti dei nostri distretti circolari verdi, che riciclano i rifiuti plastici e trattano quelli indifferenziati per ricavarne carbonio e idrogeno, si possono fare in aree industriali dismesse o in via di abbandono come, ad esempio, le centrali a carbone il cui destino è già segnato. In questo modo innanzitutto si darebbe una risposta concreta alla riqualificazione di siti destinati all’abbandono e nuove opportunità per quei lavoratori da ricollocare in nuove professionalità green. In Italia ci sono già aree industriali mappate, spesso sono raffinerie, la tecnologia c’è e anche i soldi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 70 miliardi per iniziative destinate alla transizione green. Sono una quantità di denaro sufficiente per finanziare il cambiamento. I primi bandi sull’economia circolare sono stati pubblicati e noi abbiamo 12 progetti che sarebbero realizzabili in 10 regioni italiane“.
“In Europa – rivela Di Amato – la transizione energetica è partita ed è anche un business. Sarà una grande sfida: bisogna evitare gli errori di favorire conflitti tra gli Stati europei nel raggiungere i target. Ognuno ha una vocazione che va rispettata. La Francia punta sul nucleare, la Germania sul gas, noi siamo i più bravi nell’economia circolare e abbiamo un problema, quello della gestione dei rifiuti, che possiamo però trasformare in opportunità. Roma? Siamo pronti. Ci sono i siti industriali dismessi, montagne di rifiuti da trattare e ci sono le discariche. Abbiamo intenzione di proporre la nostra soluzione alla nuova amministrazione. Nella Capitale basterebbero due nostri impianti per risolvere il problema. Contiamo sull’efficacia del decreto semplificazioni che stabilisce una procedura in grado di abbattere i tempi di realizzazione. Oggi solo per un’autorizzazione i tempi medi sono di circa 1.600 giorni. Per costruire il primo sito in Italia di riciclo delle plastiche ci sono voluti circa 8 anni. Troppi per i benefici che sta dando oggi che è pienamente operativo”.
“Trattiamo 40mila tonnellate di plastica riciclabile che equivale ai rifiuti plastici di un milione di persone all’anno. Non solo. Il materiale che esce dall’impianto è un polimero rigenerato. I polimeri sono trasformati e riformulati e il grado di purezza di quanto prodotto è elevatissimo. Facciamo impianti grandi come città. L’ultimo in Russia per trattare il gas esportato in Cina. Lavoriamo dove ci sono queste opportunità che in Italia negli ultimi anni non ci sono state, perché è priva di grandi giacimenti di idrocarburi. Ora ci sono le premesse per una grande transizione energetica. E possiamo dire la nostra perché la nostra tecnologia è tra le più avanzate e pulite al mondo” conclude il Presidente del gruppo Maire Tecnimont.
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