“Stiamo ricevendo ogni giorno fax ed e-mail provenienti dai comuni laziali che conferivano nel nostro impianto i quali ci chiedono di poter tornare a conferire i rifiuti organici da Rida Ambiente. I sindaci sono preoccupati per l’innalzamento dei costi a cui devono oggi far fronte. Purtroppo siamo costretti ad aspettare”. Queste le sconfortate parole di Fabio Altissimi patron di Rida Ambiente che, a seguito della diffida della Regione Lazio, dallo scorso 15 giugno non può più ricevere tale tipologia di rifiuto.
“In realtà quel codice è autorizzato nel nostro impianto dal 2001 – spiega Altissimi – e questa possibilità c’è stata tolta d’imperio da qualcuno che forse ha letto le carte in modo parziale e non è chiaro per quale tipo di ritorno. Non ci rimane che affidarci alla magistratura che speriamo faccia celermente il suo corso. Questa situazione sta creando dei problemi a livello gestionale e anche dei costi ma questo sembra importare poco al governatore Nicola Zingaretti con i cittadini che, tuttavia, potrebbero leggere aumenti del 15% nella prossima bolletta Tari. La Regione, anzi, sembra che miri all’aumento dei costi di conferimento: dopo l’emergenza conseguenza della chiusura del nostro impianto il 14 giugno scorso fu la stessa Regione a invitare i comuni a conferire a Viterbo per un costo di 170 euro per tonnellata a cui vanno aggiunti i costi di conguaglio e quelli eventuali di trasporto. Una gestione quantomeno diseconomica che, se io fossi un politico, non mi farebbe guardare con serenità alle prossime elezioni e alla scelta che potrebbero esercitare i cittadini”.
A non convincere Rida è anche la gestione della situazione conseguente allo stop imposto all’azienda apriliana al conferimento dei rifiuti organici. “Siamo certi che i rifiuti che vengono conferiti nel territorio, al netto di quelli spediti fuori regione, siano stati inviati verso impianti idonei al trattamento? Ho letto come un impianto della provincia di Latina sia stato autorizzato a un aumento del conferimento pari a 50 tonnellate al giorno, fermi restando l’attuale quantitativo annuale di rifiuti ricevuti. Ebbene questo impianto è stato autorizzato il 26 giugno con la richiesta protocollata il 20 del mese. In mezzo ci sono un sabato e una domenica e questo vuol dire che la pratica è stata conclusa in poco meno di 72 ore. Ci chiediamo se siano stati chiesti e soprattutto ricevuti i pareri dell’Arpa, della Asl, del Comune interessato. Come mai tanta celerità subito dopo la diffida che ci ha riguardato? Soprattutto, siamo sicuri che così sia tutto più legale e sicuro? Perché di certo è più costoso visto che i cittadini stanno spendendo circa 50 euro in più per tonnellata di rifiuto conferito. Leggo poi sui giornali che molti comitati si stanno lamentando, eppure non mi pare che questi comitati siano stati coinvolti nella scelta. La stessa Regione Lazio, per mano della dirigente Tosini, quando si è trattato della discarica a La Gogna di Paguro ha invece invitato alla conferenza di servizi comitati costituitesi anche a 20 km di distanza dal luogo dove sarebbe dovuta sorgere la discarica e ha portato la pratica sino alla commissione Ambiente”.
“Il dubbio che poi mi viene – conclude Fabio Altissimi – è che forse noi come azienda non siamo in grado, dopo 36 anni, di presentare istanze di parte alla Regione Lazio visto che per una valutazione di impatto ci sono voluti 350 giorni e per l’Aia 450. Altri invece sono riusciti a vedersi autorizzate modifiche non sostanziali in 72 ore. Ci piacerebbe sapere chi sono i loro consulenti perché noi di così bravi nel panorama nazionale non ne abbiamo trovati ma faremo un’indagine perché indubbiamente, per chi davvero fa impresa in questo settore, il tempo è tutto”.
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