Rigopiano, Pasquetta con selfie e souvenir sul luogo della tragedia

Per il lunedì dell’Angelo, i parenti delle vittime si sono dati appuntamento sul luogo della tragedia per pregare per i loro cari e per lasciargli un fiore, ma…

Ieri è andata in scena la vergogna a Farindola, in Abruzzo, alle pendici del Gran Sasso. Sì, avete capito bene, proprio nel luogo in cui una maledetta valanga, nel gennaio del 2017, travolse e distrusse l’Hotel Rigopiano. Cosa è accaduto? Per il lunedì dell’Angelo, i parenti delle vittime si sono dati appuntamento sul luogo della tragedia per pregare per i loro cari e per lasciargli un fiore, ma… arrivati davanti alle macerie, stavolta per loro la stretta al cuore che accompagna ogni loro ritorno davanti a tutta quella devastazione è stata più forte del solito. Perché seguita, purtroppo, da un amarissimo gusto di indignazione. Non credevano ai loro occhi: c’erano decine di persone che, incredibilmente, dopo aver violato i sigilli, avevano scelto proprio quel posto per passare la tradizionale scampagnata di Pasquetta. Per rilassarsi e per divertirsi. Con molti bambini al seguito, per giunta. Ma non solo… Perché scattavano foto. Si facevano selfie. E raccoglievano souvenir, tra le tristi rovine del Resort crollato.

Sono state queste le parole, rilasciate al Corriere della Sera, di Gianluca Tanda, fratello di Marco, morto in quella tragica e gelida notte: “La rete non esiste quasi più. È facile entrare. E loro sono andati dove non entriamo neanche noi. Per rispetto dei nostri cari. Ma anche per rispetto delle indagini. Lì sotto ci sono ancora prove cruciali. Telefonini mai ritrovati, telecamere che potrebbero aiutare a capire la verità”. Eppure, evidentemente, per tanti cittadini quello è solo una specie di Luna Park. Dove portare i bambini a giocare. Senza spiegargli, magari, cosa è successo lì. Ma soprattutto… Senza insegnargli il rispetto. Per la morte. Per la vita. Per le emozioni altrui. Per le tragedie. E per la sofferenza. “Quando sono arrivati i carabinieri sono scappati. Ma ne hanno identificati trenta. Spero che per loro scattino pene esemplari. Il turismo sciacallo deve finire, a Farindola come ad Amatrice, come in tutti i luoghi in cui ci sono state vittime” ha concluso Tanda.

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