Rischi e profitti d’impresa. Quali rischi può accettare un imprenditore?
Sarebbe bello chiacchierare con autorevoli voci dell’imprenditoria italiana per conoscere i reali rischi che un imprenditore deve correre
Chi decide di dedicare la propria vita ad una attività imprenditoriale deve necessariamente sapersi assumere rischi ben precisi. Le implicazioni riguardano sia l’aspetto economico, sia l’aspetto psicologico e sono tutte decisive per il successo dell’impresa. Gli aspetti decisionali gravano tutti sulle spalle dell’imprenditore che deve sapere che ogni decisione presa può essere giusta e può essere sbagliata e da qui deve partire per lavorare cosciente di quello a cui sta andando incontro.
Sarebbe bello poter chiacchierare con autorevoli voci dell’imprenditoria italiana per capire quali sono i reali rischi che un imprenditore deve correre, quali sono le scelte giuste e fin dove un imprenditore può spingersi per riuscire nella sua impresa. Il panorama industriale è costellato di nomi importanti che potrebbero tenere vere e proprie lezioni sull’argomento e riempie interi anfiteatri: da Marco Tronchetti Provera, a Giovanni Ferrero, da Oscar Farinetti a Miuccia Prada. Quello che direbbero come prima cosa è, sicuramente, che decidere di diventare imprenditore significa rinunciare alla sicurezza del posto fisso o del posto da dipendente che, per quante responsabilità possa comportare, non sempre mette davanti a rischi quotidiani da cui dipende la riuscita del lavoro. È pertanto un azzardo decidere di lasciare il mondo del lavoro in cui si è entrati come dipendenti per avventurarsi nel mondo dell’imprenditoria, perché in gioco vi sono spesso grosse quantità di denaro e la sopravvivenza di una azienda.
Le garanzie di un reddito fisso scompaiono, soprattutto nei primi mesi e, in alcuni casi, nei primi anni. Questo è il momento in cui si deve avviare l’attività e dunque prevedere un numero altissimo di investimenti che, a lungo termine, dovrebbero portare importanti frutti.
Il primo rischio che si assume, dunque, una persona che decide di diventare imprenditore, riguarda il proprio capitale, la quantità di risorse personali che egli decide di mettere in gioco per l’attività lavorativa.
Il rischio finanziario è la prima incognita da tenere presente e da non sottovalutare, ancor più perché, soprattutto nei primi mesi in cui l’azienda mette in moto la propria attività, il flusso di capitale a favore dell’imprenditore non può corrispondere alle necessità dell’azienda.
Capita spesso, infatti che una startup non sia in alcun modo in grado di assicurare un flusso di cassa all’imprenditore. È, tuttavia, normale che questo accada perché all’inizio è necessario che tutti gli investimenti, e quindi tutto il capitale, siano convogliati verso l’avvio dei lavori.
Tra le prime difficoltà che impongono, dunque, un investimento di capitale proprio vi è anche la certezza che agli inizi è impossibile riuscire ad ottenere un fido bancario con il quale assicurare all’imprenditore uno stipendio fisso mensile.
Se la posta in gioco di un importante investimento iniziale è tra gli aspetti rischiosi più evidenti del lavoro imprenditoriale, esistono altre incognite che è necessario prendere in considerazione con estrema serietà e ponderatezza, perché sono aspetti che potrebbero far desistere della decisione di proseguire con un progetto del genere. Lo sbaglio, ad esempio, è una delle cose che un imprenditore, cosciente della strada appena intrapresa, deve mettere in conto. Non sempre, infatti, le idee o le intuizioni sono vincenti e si deve considerare anche un margine di errore che non può mai essere sottovalutato. Combattere con le leggi di mercato non è semplice e non sempre si riesce a fare un’analisi oggettiva e puntuale di quale risposta l’immissione sul mercato di un prodotto o di un’idea riceveranno da parte dei clienti. È chiaro che, a fronte di un rischio del genere, il bravo imprenditore dovrà prepararsi, insieme alla sua squadra, ed evenienze negative attraverso piani studiati nei minimi dettagli e mettendo a margine anche un programma di azione nel caso di scenari fortemente negativi.
Tuttavia, la ricompensa di una visione indovinata e di una pragmatica lungimiranza, assicurerà all’imprenditore il successo che, anche dopo anni di fatica, lo ripagherà degli sforzi profusi.
Ricordiamo che, sia nei successi, sia nei fallimenti, l’imprenditore non è solo. Sebbene si faccia carico di molte responsabilità, rispondendo sempre in prima persona, egli si affida a diversi collaboratori che possono pure rappresentare una parte del rischio da correre. Il progetto, infatti, potrebbe annoverare nella lista degli attori principali, collaboratori validi che, però, non sposano l’idea nella sua globalità e, per questo, possono non risultare efficaci in un’ottica di obiettivi raggiunti e garantiti. È bene, dunque, valutare ogni persona e coinvolgerla da subito cecando di spiegarle, nel dettaglio, quale sia la filosofia dell’impresa e quale il focus su cui lavorare.
Un rischio che si può prevedere e gestire con valide analisi di mercato ed indagini statistiche riguarda i tempi di immissione del prodotto e i tempi di realizzazione. Sbagliare questi due punti, fondamentali per la riuscita del progetto, potrebbe comportare anche ingenti perdite di denaro e di tempo.
Questa serie di rischi si affianca alla certezza di perdere molto del proprio tempo libero e di avere sempre meno ore a disposizione da dedicare alla famiglia o ai propri interessi. Tuttavia, i rischi elencati e il successo ottenuto dal loro superamento sono la linfa vitale di un imprenditore senza la quale egli non riuscirebbe a fare bene questo mestiere. Tutto, dunque, rientra nell’ottica di un progetto che, alla base, ha moltissime incognite che, nonostante rappresentino pericoli concreti, sono anche la sfida che dà vita al progetto e regala un senso a questo lavoro fatto di enormi sacrifici, bilanciati da grandi soddisfazioni.