Ristoranti aperti e toilette vietata: qual è il confine tra ridicolo e umiliante?
Se tutto nella società umana è simbolo, allora, l’impossibilità legislativa di accedere alla toilette nei ristoranti è il simbolo di uno stato di cose violento e manipolatore
Ristoranti aperti e toilette vietata. Farebbe ridere se non facesse piangere, scegliete voi. Ma una riflessione sul significato profondo di ciò che sta accadendo, proviamo a farla.
Se tutto nella società umana è simbolo, allora, l’ultima trovata del governo circa l’impossibilità legislativa di accedere alla toilette nei ristoranti è il simbolo di uno stato di cose violento e manipolatore.
Divieto di accedere alla toilette: qual è il confine tra ridicolo e umiliante?
Dov’è il confine tra ridicolo e violento? Tra grottesco e umiliante?
Dopo le mascherine all’aperto inutili (lo sono anche al chiuso, come potrete leggere qui), la misura del coprifuoco mai suggerita dal Cts, e le terapie domiciliari impedite dallo stesso governo che dichiara di volerci salvare la vita, forse il culmine, (perché speriamo non ne arrivino di peggio), è stato raggiunto dal divieto di usufruire dei servizi igienici se si va a cena fuori. Ma come, non dovevamo lavarci spesso le mani?
Quest’ultima tragicomica beffa, se ci pensate bene, è coerente con l’approccio del governo alla crisi pandemica: non si potenzia la sanità pubblica, si cerca -di fatto- di costringere al vaccino; non ci si impegna per la sanificazione chimica virucida dei locali, si impedisce di andare in bagno;
non si sostengono le terapie domiciliari per evitare che i pazienti arrivino alla terapia intensiva (a proposito avete letto che giro di denaro incredibile intorno a questa prassi?), ma, incredibile e surreale, perfino si ostacolano.
Dobbiamo quindi rifiutare tutto il pacchetto di questo regime fantozziano, smettere di negoziare orari per il ritorno alla sera come adolescenti, smettere di elemosinare ristori: occorre pretendere cure e investimenti nella sanità pubblica.
L’eccezione che conferma la manipolazione
Quali sarebbero le riaperture annunciate se si fa di tutto per scoraggiare la clientela? E l’eccezione alla regola poi, è più assurda della regola stessa: l’accesso ai servizi igienici “non è consentito, salvo casi di assoluta necessità”. E dunque come si stabilisce l’impellenza della pipì o di qualsiasi altro bisogno fisiologico?
Si fa un gran parlare oggi di rispetto per le donne, ma come dovrebbe fare una donna per andare a cena fuori nei suoi giorni di ciclo mestruale? E i bambini e gli anziani? E le persone disabili?
Come si può credere ancora che sia a nostro vantaggio quella “tutela igienica” sulle persone ormai da un anno e mezzo a discapito delle Persone?
Al di là della norma nella sua concreta applicazione, tutta da verificare, preoccupa gravemente quale significato sociale, politico e culturale porta in sé.
Ossia il fatto che dall’inizio della pandemia i governi abbiano cercato di controllare le consuetudini e le abitudini dei cittadini in modo sempre più capillare e che spesso questi ultimi siano stati pronti ad accettarlo, perfino con gratitudine “per la salute individuale e quella pubblica”.
Forse alcuni non vorranno correre il rischio di sentirsi a disagio e resteranno a casa. E allora il governo avrà raggiunto il suo obiettivo, che non sembra quello di tutelare la salute ma farci ammalare di menzogne e mortificazioni.