Rivediamo il film della pandemia da Covid-19: la risposta verrà dalla Storia, non dai tribunali
Dal divieto di effettuare autopsie alle mancate sanificazioni virucide: errori e mancanze della gestione pandemica italiana
Diciamolo con sincerità. Combattere da zero un Mostro, uno Tsunami come la Pandemia Covid 19 non sarebbe stato facile per nessuno. Soprattutto in assenza della bussola fondamentale (richiesta da OMS) riveduta e corretta, del Piano Pandemico Nazionale.
La nuova “Spagnola” che attendevamo ma non ci aspettavamo
Ricordiamoci anche che il sistema di ALERT nazionale per individuare, diagnosticare ed isolare (quarantena) i casi iniziali di POLMONITE VIRALE era stato molto indebolito dalla riforma dell’ Istituto Superiore di Sanità (ISS). Una riforma di qualche anno fa che ne aveva eliminato la struttura probabilmente per motivi di costi.
Forse si pensava che, come per il Vesuvio che tutti sanno tornerà a esplodere e ad eruttare lava e lapilli ma nessuno sa dire quando, la Pandemia virale stile “Influenza Spagnola” non sarebbe tornata chissà per quanto tempo ancora. Forse si sperava nello “stellone” italico, nella fortuna.
Ma così non è stato purtroppo. La Pandemia è arrivata all’ inizio del 2020 ed ha investito tutto il mondo con la sua virulenza ed aggressività.
Quindi chi ha guidato il vapore si è trovato improvvisamente nei marosi della tempesta. Il Ministero della Salute, le Regioni “spezzatino” ognuna con la sua ricetta personale, con i Governatori sceriffi, i Governatori degli aperitivi sui navigli, i Governatori dei DPI ai parenti.
Una pandemia respiratoria aggressiva ma con bassa letalità
In una Pandemia virale respiratoria (molto ma molto contagiosa, aggressiva, con frequenti mutazioni virali, anche se con bassa letalità) il fattore tempo è decisivo. Infatti, per esempio, Australia e Nuova Zelanda hanno avuto pochissime vittime e contagi da Sars Cov 2. Questo perché tempestivamente hanno chiuso gli scali aerei e navali quasi del tutto (con rigida quarantena a spese dello Stato): i risultati si sono visti subito.
Il fattore tempo in una Pandemia è decisivo. Se riesci a circoscrivere precocemente e con tracciamento dei contagi e dei contatti (indagine anamnestica da parte della Asl) mediante isolamento domiciliare VERO, l’ epidemia rallenta moltissimo.
Ti permette di non “intasare” gli ospedali, le terapie intensive ed i pronto soccorso e ti dà il tempo di stimolare la ricerca biomedicale per trovare cure migliori, test diagnostici e nuovi vaccini sempre più efficaci e sicuri.
La latenza del Governo
Ho perplessità profonde invece sulla latenza dell’ intervento governativo, soprattutto tra Gennaio e Febbraio 2020, perché ci si è limitati – salvo qualche annuncio ed iniziativa estemporanea – dopo qualche settimana di studio a creare delle “zone rosse” regionali.
Ma forse andava chiuso tutto e molto prima. Negli occhi rimane la scena della fuga in treno da Milano dei viaggiatori verso il Centro Sud il giorno prima della chiusura delle Regioni del Nord. Perché, ricordiamocelo bene, la pandemia Covid 19 è stata soprattutto un fenomeno principalmente del Nord Italia sia come contagiosità che come malattia e mortalità.
La Cina e l’ OMS avvertirono ufficialmente il Governo Italiano per mezzo dei canali diplomatici circa la presenza di una epidemia a Wuhan, ad inizio Gennaio 2020, ma forse avvertimenti “ufficiosi” dalla nostra intelligence sarebbero arrivati anche prima. Si ritiene che la epidemia si sia innescata e sviluppata in Cina a Wuhan nell’ ultimo trimestre del 2019.
Alert Internazionale e Alert nazionale da verificare post-pandemia
Quindi, la prima cosa da verificare a posteriori è sicuramente il sistema di ALERT internazionale sulle pandemie virali che è sicuramente da rivedere in profondità, così come il sistema di ALERT nazionale.
Perché tra gli addetti ai lavori già a fine 2019 si riportavano episodi di strane lunghe polmoniti bilaterali che non guarivano con le solite cure antibiotiche in 1-2 settimane as usual.
Perciò sul sistema di ALERT NAZIONALE delle virosi respiratorie ci si dovrà mettere pesantemente le mani con un intervento di tipo CENTRALE e non regionale, a mio giudizio e con urgenza. Per non ricascarci ancora.
Inoltre, ci siamo ritrovati subitaneamente – data la estrema contagiosità della malattia – con un fardello enorme di lavoro e responsabilità sulle donne e gli uomini dei sistemi dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, infiacchiti da organici vetusti e falcidiati da dimissioni, allontanamenti, blocchi delle mobilità e pensioni. Sistemi incapaci quasi ovunque a dare una risposta rapida, efficace di tracciamento dei contatti dei contagi e di isolamento volontario domiciliare.
Questo anche perché l’impianto normativo era poco sanzionatorio per chi eludeva obbligo. Infatti, per vari motivi, molti dei soggetti isolati e “quarantenati” hanno eluso l’ obbligo di domicilio coatto ed hanno continuato a girare indisturbati per mesi pur se contagiati o in contatto con contagiati, magari nonostante destinatari della ordinanza del Sindaco.
Le pandemie virali si combattono sul territorio e non in ospedale
Le Pandemie Virali Respiratorie non si combattono in ospedale ma primariamente sul TERRITORIO e si combattono con forti strumenti sociali e anche di tipo culturale. La gente va preparata alla guerra, perché di guerra si è trattato con oltre 127.000 morti nella sola Italia (più delle vittime complessive della Seconda Guerra Mondiale).
Invece, abbiamo assistito allibiti come se fosse uno show ad un balletto di improvvidi opinionisti televisivi, scienziati e pseudoscienziati, SI-VAX, NO-VAX, politici demagoghi, molti di loro vere e proprie prime donne e fuori luogo.
Tutti personaggi che hanno creato soltanto grande confusione non in chi laureato in medicina e chirurgia come me che ha profondi strumenti culturali per l’ analisi della informazione televisiva. Ma nel Cittadino medio: nella casalinga, nei giovani ecc, una vera tragedia mediatica che ha reso tutto ancora più difficile.
La questione mediatica e della comunicazione
Abbiamo usato, distorcendolo, lo strumento mediatico della TV generalista e di intrattenimento, della carta stampata e finanche dei social. Abbiamo cercato di attenerci a pareri scientifici di tecnici che però spesso il parere lo cambiavano di frequente.
E ancora abbiamo assistito a conferenze stampa politiche su social stranieri spesso in prime time, con evidenti finalità di captatio benevolentiae, su argomenti poco attinenti ed importanti, quando invece fuori la tempesta infuriava.
Non è stata unificata la comunicazione mediatica, seppure su poche linee scientifiche univoche, ma si è dato spazio a opinionisti simili a quelli della Domenica Sportiva e spesso in forte lotta tra di loro, per motivi che ancora mi sono ignoti a parte la solita italica e vecchia tentazione di apparire.
Il problema pregresso della Medicina Territoriale
Altro fattore di debolezza è stato anche la condizione terribile in cui versa, mai riformato da anni, il vetusto e vecchieggiante sistema della MEDICINA TERRITORIALE. Cioè la Medicina Generale (MMG), le Guardie Mediche e gli Specialisti Ambulatoriali Esterni (SUMAI) oramai quasi introvabili sul territorio.
Un sistema che nei primi mesi è stato di fatto gettato allo sbaraglio nella mischia come i giovani soldati nipponici del 1945, quasi a mani nude, senza alcuna protezione o quasi.
Senza piene indicazioni ministeriali sulla terapia domiciliare da effettuare al paziente con malattia iniziale, tanto che si è dovuti ricorrere persino al Tar per sbloccare la situazione.
Pandemia Covid, Caporetto 2019
I risultati si sono visti e nonostante l’eroismo di molti e il loro sacrificio anche a costo della vita, l’argine territoriale così come Caporetto del 1917 è stato facilmente travolto dal virus.
Ci siamo fatti trovare impreparati in Italia dalla pandemia, con pochissimi DPI (tute, mascherine, liquidi sanificanti), senza una medicina territoriale riformata e coesa e ben guidata dai Distretti Sanitari Asl, addirittura in alcuni mesi senza respiratori artificiali per le terapie intensive.
Questo perché, ovviamente per motivi di profitto capitalistico per non dire di peggio, negli ultimi 30 anni abbiamo investito sulla “aziendalizzazione” del SSN. Abbiamo costruito ed investito immani risorse pubbliche in ospedali e policlinici pubblici e privati, accreditati con il SSN e quindi depauperando economicamente di risorse il vitale settore della MEDICINA TERRITORIALE.
Un errore fatale. Si è privilegiato il settore della degenza per acuti (soprattutto oncologia e malattie metaboliche cardiovascolari) quando poi la minaccia reale della pandemia respiratoria era alle porte, preannunciata da alcuni outbreaks virali respiratori dei primi anni 2000. Qui si dovrà riflettere e ragionare molto per correggere il tiro nei prossimi anni.
Il blocco delle autopsie ha precluso lo studio anatomopatologico
Un altro aspetto che ha destato forti perplessità è stata la opacità di alcune informazioni durante questi mesi, soprattutto in merito ai dati disaggregati di morbidità e mortalità soprattutto regionali.
Per esempio, il blocco per decreto ministeriale per mesi delle autopsie ai pazienti morti per Covid ci ha precluso sicuramente lo studio anatomopatologico della malattia. Studio che sarebbe stato fondamentale per conoscere da subito il meccanismo di azione del danno (“tempesta citochinica”) sugli organi vitali. Così come il dato di mortalità o sopravvivenza di chi entrava e veniva intubato in Terapia Intensiva: nessuno ci ha detto granché in proposito.
Né abbiamo avuto dati reali e stratificati per Regione ed Asl della efficacia della terapia domiciliare per i pazienti Covid 19 in fase iniziale della loro malattia. Solo dopo la costituzione di gruppi di pressione di Cittadini e Medici si è assistito ad un parziale cambio di rotta in questo senso.
I verbali secretati hanno alimentato sfiducia e incomprensione
Finanche i verbali (sommari e sintetici peraltro) delle riunioni dei vari Comitati Tecnico Scientifici del Ministero della Salute che si sono succeduti sono stati secretati inspiegabilmente per mesi dal Governo e ci sono volute sentenze ed ordinanze di Giudici Amministrativi per renderli pubblici e consultabili. Questo ha sicuramente alimentato diffidenza e complottismo nella popolazione generale.
Per ciò che concerne le modalità di trasmissione virale della malattia ci si è fondati quasi esclusivamente sull ‘ isolamento, sul distanziamento sociale, sull’ uso delle mascherine di vario tipo ed efficacia filtrante, sul frequente lavaggio delle mani.
Va detto subito che le mascherine facciali per molti mesi non sono state facilmente reperibili. Ci siamo fatti trovare produttivamente impreparati in Italia e ne abbiamo regalate inspiegabilmente anche un bel po’ alla Cina ad inizio Pandemia.
Purtroppo, esse sono state anche oggetto di speculazioni commerciali, indagini penali ed erariali ed hanno riempito i nostri schermi televisivi per mesi facendo la fortuna degli Editori e delle relative vendite pubblicitarie.
Il grande e inspiegabile assente: la sanificazione virucida
Tuttavia, mi soffermo soprattutto su una vistosa carenza che ha caratterizzato inspiegabilmente tutta la Pandemia e che riguarda la modalità di trasmissione aerea e per contatto con le superfici del virus Sars Cov 2.
Cioè il carente impianto legislativo (e quindi sanzionatorio) sull’ uso dei liquidi sanificanti ad alta temperatura e pressione da nebulizzare dentro i LOCALI CHIUSI degli edifici e mezzi di trasporto PUBBLICI E PRIVATI (ospedali, policlinici, Asl, comuni, tribunali, treni, autobus, navi, aerei, metropolitane, banche, supermercati, ecc).
E’ sotto l’ occhio di tutti che in Cina si è fatto immediato ricorso a questo tipo di prevenzione chimica del contagio sin dai primissimi mesi della pandemia e proprio durante il lockdown iniziale. Mentre in Italia tale misura praticamente non è stata mai adottata seriamente e su larga scala.
Mi chiedo perché dato il basso costo economico e la nozione certa della capacità dell’ aerosol virale di mantenersi vitale per ore sulle superfici esterne e dentro gli impianti di condizionamento caldo-freddo.
Approvvigionamento dei vaccini
Quanto alla campagna di vaccinazione in Italia, osservo che essa è stata approntata con grandi difficoltà nell’ approvvigionamento delle sufficienti dosi vaccinali tali da chiamarla vaccinazione di massa.
Il risultato è stato una campagna vaccinale molto frammentata ed a corrente alternata almeno inizialmente. E che solo recentemente ha preso il largo e comunque lo ha fatto a pandemia virale in corso e non durante lockdown.
Quindi con una attiva replicazione e circolazione virale molto intensa durante la campagna e con un relativo alto rischio di sviluppare varianti virali più o meno sensibili ai vaccini esistenti (vedi variante indiana o Delta).
Anche qui bisognerà vedere se la contrattualistica governativa dell’ approvvigionamento di vaccini è stata tempestiva e se esistano anche responsabilità eventuali della struttura della Commissione UE oltre che del Ministero della Salute Italiano.
Pandemia da Covid-19: la risposta verrà dalla Storia e non dai Tribunali
Infine, un ultima considerazione sugli strascichi giudiziari penali ed erariali. Essi hanno caratterizzato, a partire da Bergamo, le attività di alcune Procure della Repubblica Italiana a fronte di centinaia e centinaia di esposti di Cittadini che lamentavano la morte di loro congiunti per Covid 19.
Io non credo che comunque le responsabilità personali in capo ai singoli politici o amministrativi siano tali da giustificare una azione del genere. Perché si è trattato di un vero e proprio Tsunami, una guerra.
La risposta come sempre deve essere data dalla Storia e non dalle Corti di Giustizia. Si andrà comunque a verificare i singoli comportamenti e le responsabilità penali che sono sempre e soltanto personali e si vedrà se si poteva fare meglio e se si è sbagliato qualcosa o meno.
Io credo che la politica abbia lavorato duramente e con passione durante il Covid 19. E sono convinto che sarebbe delittuoso non imparare e mettere a frutto dagli errori passati se anche ci sono stati, in modo da lasciare alle generazioni future un Italia più sicura e più protetta.
Sicuramente, dopo il Covid dovremo riformare tutto l’ impianto del SSN. A mio giudizio dovremo uscire dalla aziendalizzazione e federalismo sanitario degli anni 90 e riportare al Ministero alcune delle principali competenze e responsabilità, in primis il Territorio.
Inoltre, sarà giusto prevedere anche una centralizzazione e potenziamento della struttura di profilassi nazionale ed internazionale. Anche mediante collaborazioni intense pubblico-private, con istituti di ricerca ed universitari.
Dott. Francesco Russo, Medico Chirurgo – Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche
Università di Roma Tor Vergata