Roberto Berardi riportato in carcere e privato dei farmaci

L’imprenditore di Latina è in fin di vita. Sul caso è intervenuta Human Rights Watch mentre il governo tace…

L'hanno riportato subito in carcere, a 24 ore di distanza dal ricovero in ospedale. La situazione di Roberto Berardi assume proporzioni sempre più angoscianti. Le condizioni dell'imprenditore pontino peggiorano di giorno in giorno, tanto è vero che il trasferimento al nosocomio si era reso necessario dopo il sopraggiungere di una febbre tifoidea, che si aggiunge a un enfisema polmonare.

Ma il governo della Guinea Equatoriale non si muove a compassione: basti pensare che, oltre a riportarlo immediatamente in carcere, a Roberto sono stati requisiti anche i farmaci. Ricordiamo che Berardi era stato arrestato dopo aver riscontrato anomalie nelle movimentazioni sui conti dell’impresa del figlio del presidente della Guinea Equatoriale, Theodorin O'Biang, con il quale era socio in affari. Successivamente, Berardi era stato processato e condannato a due anni e quattro mesi di reclusione in una prigione nella quale sta rischiando di morire. L'accusa nei suoi riguardi è quella di aver prelevato surrettiziamente denaro dalle casse della società che aveva fondato con il figlio di Theodorin O'Biang.

Sul caso è intervenuta anche l'organizzazione Human Rights Watch (mentre, di contro, risulta poco comprensibile il silenzio del governo italiano), la quale è convinta che le autorità della Guinea Equatoriale non vogliono liberare Berardi poiché temono che l'imprenditore possa rivelare qualche particolare poco gradito alla famiglia presidenziale.
 
Purtroppo la realtà dei fatti è amara: dal gennaio 2013 la situazione è bloccata e gli unici cambiamenti hanno riguardato le condizioni di salute di Roberto, peggiorate di mese in mese, al punto che ora è in pericolo di vita. E pensare che nei mesi precedenti Theodorin O'Biang aveva promesso ad Antonio Tajani, Commissario europeo per l'industria e l'imprenditoria e Vicepresidente della Commissione europea, che Berardi sarebbe stato liberato. Viene da chiedersi come l'Ue e ancor più l'Italia, visto che la persona carcerata è un nostro connazionale, possano accettare un simile stato di cose o comunque non profondere il massimo degli sforzi per risolvere una situazione così incresciosa.

 

 

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