Di Indro Montanelli
Se c’è un uomo che incarna l’essenza dell’arguzia, dell’ironia e della cultura italiana, quel nome è Roberto Gervaso. Oggi, 2 giugno 2024, riflettiamo sulla scomparsa avvenuta esattamente quattro anni fa di un collega, un amico e, senza dubbio, uno dei più brillanti giornalisti e scrittori del nostro tempo.
Roberto era un uomo di contraddizioni apparenti: profondamente radicato nella tradizione ma sempre pronto a sfidare le convenzioni, dotato di una vasta cultura ma mai pedante, capace di usare l’ironia come strumento di critica sociale senza mai risultare cinico. La sua penna era affilata come un bisturi, ma il suo cuore pulsava di passione per la verità e la giustizia.
La nostra amicizia e collaborazione iniziò negli anni ’60, quando insieme intraprendemmo l’ambizioso progetto di raccontare la storia d’Italia in una serie di volumi che sarebbero diventati pilastri della storiografia contemporanea. Era un’impresa titanica, ma Roberto aveva una capacità straordinaria di rendere il passato vivo e vibrante, di trasformare i personaggi storici in figure tridimensionali con tutte le loro virtù e debolezze.
Nel nostro percorso, non eravamo soli. Il nostro cammino era illuminato dalle figure di amici e colleghi altrettanto straordinari. Leo Longanesi, con il suo spirito caustico e il suo talento per il disegno e la scrittura, fu un punto di riferimento costante. Longanesi era un maestro nell’arte dell’osservazione e del racconto della società italiana, e le sue intuizioni spesso accendevano le nostre discussioni, stimolando nuove idee e prospettive.
Poi c’era Ennio Flaiano, lo scrittore e sceneggiatore dalla mente brillante e dalla lingua tagliente. La sua capacità di cogliere l’assurdo e il paradosso nella vita quotidiana trovava eco nella nostra stessa ricerca di verità nascoste sotto la superficie. Le sue battute fulminanti e il suo umorismo noir erano un costante invito a non prenderci mai troppo sul serio, a ricordare che dietro ogni grande storia ci sono le piccole, umane debolezze.
E come dimenticare Nantas Salvalaggio, la cui prosa fluida e il cui sguardo penetrante sulla realtà contemporanea arricchivano le nostre riflessioni. Salvalaggio sapeva dare voce ai cambiamenti sociali con una sensibilità unica, facendo emergere storie di persone comuni che diventavano straordinarie sotto la sua penna.
La sua erudizione era sconfinata, ma ciò che rendeva unico Roberto era la sua capacità di comunicare idee complesse in modo chiaro e coinvolgente. Non c’era nulla di arcano o inaccessibile nei suoi scritti; la storia, con lui, diventava un racconto appassionante, un dialogo continuo tra passato e presente. Roberto non era solo un narratore, era un interprete del nostro tempo, capace di vedere oltre le apparenze e di svelare le dinamiche profonde che muovono la società.
Ma al di là della sua prodigiosa carriera, Roberto era un uomo di una straordinaria umanità. La sua ironia, spesso tagliente, era sempre temperata da una profonda comprensione dell’animo umano. Aveva il dono raro di saper ascoltare, di cogliere le sfumature delle conversazioni, di far sentire ogni interlocutore importante e valorizzato. Nonostante la sua fama, non si è mai lasciato trascinare dall’arroganza o dalla vanità. Era un uomo che sapeva ridere di se stesso, che non temeva di mettersi in discussione e di ammettere i propri errori.
Ricordo con affetto le nostre discussioni, spesso accese ma sempre costruttive, in cui Roberto mostrava una capacità dialettica fuori dal comune. La sua mente era un vortice di idee, di intuizioni, di prospettive originali. Non era mai banale, mai scontato. Ogni incontro con lui era una sfida intellettuale, un’occasione per crescere e imparare.
Manca Roberto nel panorama culturale italiano. Ma il suo spirito vive nelle sue opere, nei suoi articoli, nei suoi libri che continueranno a ispirare e a educare generazioni di lettori. La sua eredità è un patrimonio prezioso che ci invita a non smettere mai di cercare, di indagare, di capire il mondo che ci circonda.
In un’epoca in cui il conformismo e la superficialità sembrano dominare, l’esempio di Roberto Gervaso ci ricorda l’importanza della libertà di pensiero, della profondità intellettuale, del coraggio di andare controcorrente. In questo giorno di commemorazione, rendiamo omaggio a un grande uomo, a un grande intellettuale, e a un amico indimenticabile.
Roberto, con la tua scomparsa hai lasciato un vuoto, ma il tuo spirito, la tua intelligenza e il tuo amore per la verità continueranno a vivere in noi. Grazie per averci regalato la tua visione del mondo, per averci insegnato a guardare oltre le apparenze, per averci mostrato la bellezza della storia e la potenza dell’ironia. Ti dobbiamo molto, e non ti dimenticheremo mai.
Foto di Franco Ferrajuolo
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