A Roma le case non si assegnano più, eppure quasi ogni giorno un appartamento viene occupato abusivamente. Un fenomeno che non riguarda esclusivamente le fasce sociali economicamente più svantaggiate, ma si estende anche a ceti più ampi della popolazione, fino a coinvolgere le classi medie. Ormai chiunque occupa e di tutto: palazzi, complessi ministeriali, negozi, stazioni abbandonate perfino l’ex sede dei vigili urbani di Via Montecatini, proprio dietro la centralissima Via del Corso.
Ogni municipio possiede un edificio fuori legge. Da Piazza del Popolo, a Corso Trieste, da San Lorenzo al Tuscolano. E ancora Via Vittorio Amedeo II, Corso d’ Italia, Via de Lollis, Via dei Volsci. Interi edifici occupati a Casal Bruciato e San Basilio da associazioni, palestre, sedi politiche o centri per anziani che nel corso degli anni sono state in parte regolarizzati. Oggi a Roma ci sono stabili occupati dall’inizio degli anni ‘80.
E non solo immobili di proprietà pubblica. A Ponte di Nona nella zona sud est della città decine di famiglie nel corso dello “Tsunami Tour”, hanno sfondato con mazze e martelli una delle tante palazzine costruite dal gruppo Caltagirone e da allora non se ne sono andati più. Contro le occupazioni abusive si sono scagliati anche sindacati e associazioni. Nel mirino c’è soprattutto Action, il movimento vicino all’estrema sinistra romana protagonista in questi anni di numerose azioni illegali.
I numeri dell’emergenza
La causa è sempre la stessa, da anni, e si chiama emergenza abitativa. Da alcune stime fatte da sindacati e associazioni, per la fine dell’anno, le famiglie che rientreranno nei requisiti che impone la legge per poter vivere in una casa popolare, saranno più di 50 mila. Numeri che danno l’idea di quello che è diventato un allarme sociale e che trova un’unica soluzione, quello delle occupazioni abusive. Periodicamente il Campidoglio pubblica una mappa degli immobili pubblici e privati abitati illegalmente. Solamente per gli appartamenti dell’Ater la lista nera degli abusivi è composta di 5.378 furbetti. Ma nessuno sembra interessato ad affrontare una questione che non riguarda esclusivamente la malavita locale, ma anche madri disperate con figli a carico, anziani e famiglie che sarebbero destinate a vivere sotto i ponti.
Per ogni sgombero una nuova occupazione e alla fine dei conti il risultato è sempre lo stesso. Anche perché con 10 mila euro in contanti si riesce a entrare in una casa popolare. Basta contattare le persone giuste, che nei condomini delle periferie urbane non mancano mai. E’ sufficiente avere la pazienza di aspettare il momento giusto e il gioco è fatto. Impossessarsi di un’abitazione vuota è relativamente facile. Funziona così: una volta entrati, continuando a pagare regolarmente il canone del vecchio intestatario, non si esce praticamente più. E chi è in cerca di casa ed è disposto a pagare in contanti, già sa dove rivolgersi: le informazioni sulle disponibilità di alloggi viaggiano più veloci del web.
Le soffiate
All’interno degli edifici pubblici c’è chi ha una mappa con gli alloggi rimasti vuoti dopo essere stati lasciati dagli inquilini. Gente che sa quando è il momento di entrare in azione, sfondando una porta, o saltando da un balcone all’altro per entrare e farsi una bella casa nuova. Farla franca, dunque, è molto semplice. E i tempi della giustizia spesso aiutano i furbi. Come accade per la procedura di sfratto. Ogni anno nella città eterna vengono pronunciate circa 7 mila sentenze – sia per abitazioni private che per quelle di proprietà pubblica – di cui l’80 per cento per morosità. Solo 2.500 famiglie, al massimo, vengono sgomberate dalle forze dell’ordine, in gran parte da appartamenti affittati da privati. Gli altri riescono a uscirne puliti.
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