Roma, arresti e perquisizioni a San Basilio
Le indagini hanno documentato le attività illecite di un’articolata organizzazione criminale facente capo ai Primavera
All’alba di oggi la Squadra Mobile di Roma, con la collaborazione dei militari della Compagnia Carabinieri “Montesacro”, del Reparto Prevenzione Crimine “Lazio” e del Reparto Mobile di Roma, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di nr. 9 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, porto abusivo di armi da fuoco, usura aggravata e turbata libertà degli incanti.
In particolare, sono state eseguite dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato le seguenti misure cautelari:
1. BIANCONI Egisto, nato a Roma il 30.01.1968, per il reato di turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
2. COPPOLA Fabrizio, nato a Campagnano di Roma il 29.12.1967, per il reato di turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
3. TAFFO Luciano Giustino, nato a Poggio Picenze (AQ) il 13.12.1959, per il reato di turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
4. TAFFO Daniele, nato a Roma il 26.6.1988, per il reato di turbata libertà degli incanti e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
(attinti da ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari)
5. CARDELLA Diego nato a Roma il 13.05.1972, per il reato di usura aggravata, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
(attinto da ordinanza di custodia cautelare in carcere)
6. ZANUTTI Filippo, nato a Roma il 21.2.1972, per il reato di turbata libertà degli incanti;
(attinto dalla misura interdittiva della sospensione dal pubblico Ufficio attualmente esercitato per la durata di 12 mesi)
Risultano allo stato irreperibili:
7. PRIMAVERA Guerino nato a Roma il 17.2.1958, per il reato di usura aggravata, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
8. PRIMAVERA Fabrizio, nato a Roma il 29.10.1980, per il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, porto abusivo di armi da fuoco e corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
9. PRIMAVERA Daniele, nato a Roma il 31.03.1983, per il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio;
(attinto da ordinanza di custodia cautelare in carcere)
Le indagini hanno documentato le attività illecite di un’articolata organizzazione criminale operante nel quartiere capitolino di San Basilio – attiva nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti usura ed altri reati – facente capo alla famiglia PRIMAVERA ed, in particolare, a PRIMAVERA Guerino ed ai figli Fabrizio e Daniele.
Il gruppo, facente capo ai predetti fratelli PRIMAVERA ha raggiunto in poco tempo la totale egemonìa di una lucrosa “piazza di spaccio”, sita in San Basilio, spartendosi, in modo armonico sia per orari che per tipologia di stupefacente e di clientela, gli angoli di strada, i parcheggi e gli androni dei palazzi anagraficamente corrispondenti a via Mechelli, via Gigliotti e via Carlo Tranfo.
La particolare conformazione della zona, un’area di edilizia popolare racchiusa tra alcuni spazi condominiali ed accessibili unicamente da via Mechelli e via Montegiorgio – all’interno della quale i pusher avevano il compito di prendere le “ordinazioni” e di cedere la droga, dopo passaggi intermedi, ai relativi acquirenti – ha permesso ai PRIMAVERA ed agli altri indagati un completo “controllo territoriale” con predisposizione di “sentinelle” piazzate nei punti strategici, finanche sui tetti degli edifici, per rilevare l’eventuale accesso delle Forze dell’Ordine nel quartiere.
Ciò ha permesso l’accaparramento di un’ingente fetta di mercato illegale dello spaccio nei quartieri Tiburtina, San Basilio, Nomentana, Talenti, Tufello e Fidene e del limitrofo comune di Fonte Nuova con una ben congegnata suddivisione delle specificità criminali a seconda dello stupefacente richiesto: a Fabrizio PRIMAVERA si rivolgevano gli acquirenti di cocaina mentre al fratello Daniele gli acquirenti di marijuana e hashish.
Tale spartizione territoriale è avvenuta in una sorta di “leale” e non belligerante concorrenza tra tutti i gruppi criminali coinvolti nel quartiere San Basilio producendo una rilevante disponibilità economica alla famiglia PRIMAVERA, derivante dai traffici illeciti, che è stata incrementata con il sistema dei prestiti usurari e dal forte vincolo di intimidazione in grado di suscitare sul territorio.
Le investigazioni hanno, infatti, documentato che le metodologie poste in essere dai due fratelli Daniele e Fabrizio PRIMAVERA nella gestione della piazza di spaccio e nel controllo del nutrito gruppo di pusher gravitanti attorno alla “piazza” erano connotate dall’utilizzo sistematico di minacce e atti di violenza e, se necessario, con l’aggressione fisica di coloro i quali non si erano sottoposti “alle regole”
Nel corso delle indagini emerge anche la figura di PRIMAVERA Guerino che operava nel quartiere Tufello e Talenti mantenendo, per scelta, un profilo di più basso livello rispetti ai figli Daniele e Fabrizio allo scopo strategicamente preordinato di risultare “invisibile” alle Autorità commettendo, tuttavia, plurime condotte di usura e corruzione di pubblici ufficiali.
Si consideri, a tal fine, che le indagini della Squadra Mobile di Roma hanno permesso di far emergere ulteriori indici sintomatici della gravità e pericolosità dell’anzidetta famiglia PRIMAVERA non solo in relazione alla reiterazione dei fatti criminosi ma anche alla possibilità di poter disporre di armi da fuoco e di ingerirsi, in maniera tentacolare, nelle mondo delle Istituzioni pubbliche.
Il “regista” dei vari riusciti tentativi di “contatto” con le Istituzioni pubbliche è stato individuato per Guerino PRIMAVERA che, da un lato, si è giovato del privilegiato rapporto con un appartenente alle Forze dell’Ordine per acquisire notizie coperte da segreto d’Ufficio e, dall’altro, ha abilmente condotto, in maniera occulta, le trattative per l’ingresso di noti imprenditori del settore delle “pompe funebri” nel turbare l’aggiudicazione di una gara d’appalto bandita da uno dei più importanti nosocomi capitolini.
Sotto un primo profilo, si fa riferimento a CARDELLA Diego, Assistente Capo della Polizia di Stato attualmente in servizio al Commissariato Viminale, che è stato tratto in arresto in data odierna poiché violando i doveri di segretezza inerenti alle funzioni esercitate si metteva “a disposizione” di Guerino PRIMAVERA e dei figli Daniele e Fabrizio PRIMAVERA rivelando loro notizie ancora segrete, apprese grazie al servizio pubblico prestato e, segnatamente, l’esistenza di indagini preliminari e la prossima esecuzione di operazioni di polizia giudiziaria da parte di questa Squadra Mobile, utilizzandole allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto patrimoniale rappresentato dall’acquisizione gratuita di sostanze stupefacenti, dall’omessa restituzione di un prestito erogatogli da Guerino PRIMAVERA, dall’acquisizione di somme di danaro a titolo di interessi usurari, sempre grazie al contributo di quest’ultimo.
In particolare, sono state documentate le singole “soffiate” che il CARDELLA ha fatto nel corso delle investigazioni al gruppo PRIMAVERA ed, in particolare, quella del 25 luglio 2013 allorquando Guerino veniva avvertito dall’appartenente al “Commissariato Viminale” che la Squadra Mobile stava preparando un’operazione di polizia giudiziaria su larga scala – senza tuttavia conoscerne gli obiettivi – arresti che nella notte avrebbero colpito i contrapposti clan lidensi dei FASCIANI e dei TRIASSI.
La “soffiata” del CARDELLA veniva girata dal Guerino al figlio Fabrizio al fine di consentirgli di “mettere in sicurezza” la piazza di spaccio di San Basilio ed al quale, con toni criptici il padre riferiva che “…..stanotte…piove de brutto…pare che dà i fulmini stanotte….” ottenendo in risposta dal figlio “….non me ne frega un cazzo tanto scappo….”.
Inoltre, il CARDELLA ed il PRIMAVERA Guerino sono ritenuti responsabili del reato usura aggravata in concorso poiché erogavano un prestito in denaro facendosi promettere e dare interessi usurari, applicando quindi un tasso d’interesse su base annuale pari al 94,37%, superiore al valore soglia riferito a “altri finanziamenti alle famiglie ed alle imprese”.
Da ultimo, dalle investigazioni protrattesi ad ampio raggio sulle attività illecite dei PRIMAVERA è emersa la vicenda della gara d’appalto indetta dall’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea e protrattasi fino al novembre 2014 per l’affidamento dei “servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria” del nosocomio in relazione alla quale sono state documentate condotte di rivelazione di segreto d’Ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione ed indebita induzione all’erogazione di utilità.
Le investigazioni della Squadra Mobile hanno permesso di documentare, in tale contesto, l’assegnazione fraudolenta dell’appalto, a favore di TAFFO Luciano Giustino e del figlio Daniele – noti imprenditori titolari dell’omonima ditta di pompe funebri di questa Capitale.
Il progetto criminoso parte, in realtà, da CHIMENTI Daniela, moglie di Guerino PRIMAVERA la quale – impiegata quale operaia nella società di pulizie Linda s.r.l. sita all’interno del Sant’Andrea – era venuta anticipatamente a conoscenza, in via riservata, della prossima indizione, da parte dell’Azienda Ospedaliera di una gara d’appalto per i “servizi mortuari” ed aveva attivato il Guerino PRIMAVERA con il suo amico TAFFO Luciano Giustino che si era mostrato sin da subito interessato all’affare.
Da quell’iniziale input, la CHIMENTI aveva interessato una sua collega di lavoro SEVERINI Barbara che, dietro promessa di una congrua remunerazione, unitamente al marito COPPOLA Fabrizio, imprenditore edile di Campagnano avevano trovato il “contatto giusto” nella persona di BIANCONI Egisto, direttore amministrativo, prima, ed attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’ Andrea.
Il BIANCONI, messo quindi in contatto con i TAFFO, ha in vario modo “pilotato” avvalendosi del suo collaboratore ZANUTTI Filippo – responsabile unico del procedimento e presidente della commissione di gara – l’aggiudicazione dell’appalto facendo conoscere anticipatamente ai TAFFO il contenuto del bando di gara che veniva loro materialmente consegnato, per il tramite del COPPOLA Fabrizio, venti giorni prima della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Veniva, infine, confezionata da parte della ditta TAFFO s.r.l. un’offerta tecnica ed economica ineccepibile da un punto di vista formale che sbaragliava il precedente aggiudicatario dell’appalto e gli altri controinteressati, con la promessa da parte dei TAFFO della consegna a BIANCONI Egisto di una somma di denaro nonché di procedere ad assunzioni presso la propria ditta di persone appartenenti ai nuclei familiari del PRIMAVERA e del COPPOLA.
Emblematiche le conversazioni intercettate nelle quali gli indagati – avuta notizia dell’aggiudicazione formale dell’appalto da parte dei TAFFO – avevano esclamato con spirito “predatorio” che di lì a poco sarebbe arrivato per loro un lauto guadagno “…ha vinto……tirasse fuori i soldi….non siamo ragazzini nessuno: queste cose uno ce magna….”.
In particolare, emerge il comportamento spregiudicato delle colleghe di lavoro Daniela CHIMENTI e Barbara SEVERINI allorquando nel calcolare il “giro d’affari” della camera mortuaria del Sant’Andrea riferivano che “….effettua la media di cinquecento decessi all’anno….a tre mila euro la media a funerale…. è un milione e mezzo di euro l’anno…” facendo, altresì, riferimento alle loro aspettative di guadagno “…..e noi vogliamo mangiare anche un bel piattino de fettucine … poi cè il salmone e altre cosette….me raccomanno …. che questo io entro a lavora con loro faccio la becchina, glie faccio…”
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari in carcere sono state eseguite circa nr. 20 perquisizioni locali nei confronti di altrettanti indagati effettuate congiuntamente dalla Squadra Mobile e dalla Compagnia Carabinieri “Montesacro”.