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Dipendenti infedeli

Roma. Atac, scoperto tecnico “furbetto” delle biglietterie automatiche: si è messo in tasca 20.000 euro

di Redazione
La Procura contabile ha chiesto una cifra più alta, 24.236 euro, per riflettere anche il danno d'immagine arrecato all'azienda
Atac Point, Chiosco rivendita biglietti
Atac Point, chiosco rivendita biglietti

Un furto sistematico nascosto sotto l’uniforme

Ogni turno di lavoro come tecnico per l’Atac, l’azienda del trasporto pubblico romano, era un’opportunità per racimolare qualche moneta in più. Ma non si trattava del resto del caffè al bar: parliamo di svuotare, sistematicamente, le biglietterie automatiche che avrebbe dovuto mantenere in efficienza. Una pratica che ha portato nelle sue tasche una somma considerevole, quasi 20.000 euro.

La denuncia che ha fatto partire le indagini

Il tutto è iniziato con una denuncia. Siamo a Roma, nella grande metropolitana che attraversa la città. È Fabrizio Bianchi, responsabile della sicurezza del patrimonio Atac, a notare che c’è qualcosa che non va. Le rendicontazioni sulle somme incassate iniziano a non tornare e quello che sembrava un errore casuale si trasforma in una scoperta sconcertante di un comportamento fraudolento, organizzato e sistematico.

Indagini interne e prove video

L’azienda, inizialmente incredula, avvia indagini interne che portano a controlli serrati su macchinette e dipendenti. Si scopre presto che le anomalie non erano solo una coincidenza. Il nome del tecnico infedele emerge chiaramente anche grazie alle telecamere di sorveglianza: le immagini sono impietose e lo mostrano mentre riempie la sua borsa di monetine.

La doppia condanna: penale e contabile

La Procura non si è lasciata sfuggire una situazione così lampante. Oltre alla condanna al risarcimento del danno erariale da 19.236,87 euro, la Corte dei Conti ha aggiunto la sua pena. In tribunale, a piazzale Clodio, il tecnico ha patteggiato una condanna di due anni per peculato. La Procura contabile ha poi chiesto una cifra più alta, 24.236 euro, per riflettere anche il danno d’immagine arrecato all’azienda.

Riflessioni su fiducia e sicurezza

L’intera vicenda mette in evidenza non solo un caso di disonestà personale ma solleva anche interrogativi sulla sicurezza e sulle pratiche di controllo all’interno delle grandi aziende pubbliche. Come possono strutture così grandi garantire l’integrità dei loro servizi e la fiducia del pubblico? Questa non è solo una storia di un uomo e delle sue monetine, ma un richiamo all’importanza della trasparenza e della responsabilità.

 

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