Roma. Attivisti bloccano il Grande raccordo anulare. L’Italia è in emergenza siccità
Gli attivisti di Ultima generazione scatenano la furia degli automobilisti, ma nessuno spiega le ragioni per cui stanno protestando
Gli effetti del cambiamento climatico ormai sono sempre più visibili e lampanti. Le azioni di disobbedienza civile come quegli degli attivisti di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion continuano ad aumentare.
Solitamente il gruppo ormai indipendente di Ultima Generazione organizza blocchi stradali come quelli avvenuti negli ultimi giorni nel Grande Raccordo Anulare di Roma Capitale. O blitz come quello ai mondali di beach volley.
Tuttavia, questo modus operandi ha riscontrato numerosi dissensi e prese di distacco anche da altre associazioni ambientaliste, ciò che fa fatica a farsi strada tra l’opinione pubblica è il motivo che spinge questi giovani attivisti a scendere in campo.
I giornali in tutti e cinque i blocchi del Gra si sono focalizzati soltanto sulla furia degli automobilisti e dell’intervento delle forze dell’ordine. Infatti, stanchi della situazione, come si vede nei numerosi video e foto pubblicati dagli stessi attivisti, li hanno presi di forza coloro che si trovavano seduti lungo la carreggiata.
Ovviamente, per quanto possa essere non condivisibile questo tipo di azione, a fare notizia dovrebbe essere il motivo per cui stanno aumentando le proteste da parte di una generazione quasi esasperata dalla cecità dei governi e delle nazioni dinanzi ai cambiamenti climatici.
Siccità: zona rossa per tutta l’Italia
Come ha affermato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, la situazione a causa della siccità è davvero drammatica. Per questo motivo “nel corso delle prossime settimane ci aspettiamo che quasi tutto il Paese entri in zona rossa”. Una terminologia comunemente associata alla situazione pandemica, ma in questo caso è utilizzata per indicare una concentrazione di aree dove a causa della diminuzione dei livelli dei fiumi e dei laghi la risorsa idrica sta mancando.
Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, ha sottolineato che “la situazione è diversificata. Ma c’è una sofferenza nei bacini nella zona nord-occidentale, Il Piemonte ad esempio vive una crisi idropotabile, e nord-orientale del Paese, ma anche al centro ci sono criticità, anche se diverse. Tra l’altro la criticità riguarda l’idropotabile, ma anche l’agricoltura e l’approvvigionamento energetico”.
Indubbiamente l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici sono dei fattori concatenanti. Come ha evidenziato la Nasa il maggio del 2022 è stato uno tra i mesi di maggio più caldi dal 1880. Da quando è iniziato il monitoraggio globale delle temperature i 19 anni più caldi mai registrati sono stati tutti dopo il 2000 in poi. Il 2020 e il 2016 come riporta nel suo articolo La Repubblica sono stati i due anni più caldi di sempre.
La carenza di piogge e picchi di temperature fino ai 40 gradi non stanno aiutando la situazione siccità. Come in gran parte d’Europa, dalla Francia alla Spagna, fino anche in Italia la situazione è preoccupante. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha sottolineato la necessità di muoversi su un fronte comune. “Stiamo vivendo una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni. In questo momento più che mai è importante operare in maniera coordinata e con una linea comune, prendendo in considerazione le opinioni dei tecnici per seguire la strada migliore per risolvere l’emergenza“. Dichiarare lo stato di calamità naturale aiuterebbe le regioni ad avere finanziamenti utili per supportare gli agricoltori in difficoltà.
La scarsa mancanza di risorse idriche ha spinto anche il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti a firmare il decreto crisi idrica che proclama lo stato di calamità regionale. Un atto come richiesta di riconoscimento dello “stato di emergenza” alla Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 30 novembre.