Flambus 2020. A Roma, bisogna dirlo, ne accadono di cose. Scoperte sensazionali, monumenti che riemergono da strati millenari di storia, iniziative culturali e artistiche di ogni tipo.
Ma c’è anche un altro fenomeno che purtroppo ha quasi smesso di fare notizia: l’autocombustione dei bus. Solo nel 2020, secondo Il Post, sono stati soggetti a questo fenomeno ben 20 autobus.
Tra i precedenti uno era andato a fuoco in piazza Sisto V il 10 agosto 2020 e Sabato 21 Novembre 2020 in zona Aurelio. Nel 2018 un autobus esplose a via del Tritone, zona centrale e turistica, le immagini fecero il giro del mondo.
Secondo Il Tempo, in tutto il 2018 – anno in cui è stato coniato il termine Flambus – i bus incendiati furono ventuno, una media di quasi due al mese.
L’ultimo a infiammarsi, almeno fino a stamattina, era stato su via di Torrevecchia nella periferia nord-ovest della capitale. Infatti alle 6.30 circa di questa mattina, 29 dicembre, su viale di Castel Porziano un altro autobus è stato divorato dal fuoco. Aveva 18 anni.
Ma da cosa dipende questo fenomeno incredibile? Il motivo principale è l’età di questi mezzi che in media hanno 20 anni. Un altro dei problemi è quello della scarsa manutenzione e dell’utilizzo fino allo stremo di questi veicoli. Le cause sono quindi note e niente affatto misteriose, eppure ATAC non riesce ad arginare il problema.
Tuttavia talvolta vanno a fuoco anche i bus che hanno solo tre o quattro anni di usura. In questo caso si tratta di un problema di progettazione in quanto le perdite di olio infiammabile finiscono sul motore surriscaldato, e così lo portano a combustione. Non è un caso dunque che gli incendi partano sempre dal retro del mezzo. Attenzione allora a dove vi sedete, viene da pensare.
Ma anche la mancata pulizia è una causa che incide e parecchio, come conferma un’inchiesta svolta da la Repubblica. L’usura dei mezzi dipende dalle finanze dell’azienda, infatti, i veicoli a disposizione sono gravemente inferiori a quanti ne servirebbero per soddisfare la capitale.
I mezzi disponibili sono poco meno di duemila con 4 milioni e mezzo di potenziali passeggeri quotidiani, ma quelli che lavorano effettivamente su strada sono molti di meno. Una gran parte è parcheggiata nel deposito di Grottarossa, praticamente un cimitero di lamiere.
Anche le buche e le strade dissestate non aiutano, stressando tutti i componenti dei veicoli che piano piano cambiano la loro posizione e il loro equilibrio.
Tornando indietro tra il 2018 e il 2019 sono stati circa 40 i casi di autobus incendiati. Possiamo confermare dunque che la media viene fedelmente mantenuta.
Cosa si sta facendo per risolvere? La sindaca Raggi sta acquistando nuovi mezzi e ha assunto nuovi operai e tecnici per rafforzare la manutenzione. Ma il problema di Atac è molto più complesso e strutturale, e sta nel suo bilancio da risanare.
Per fortuna sui mezzi in questione non ci sono stati feriti, neanche a dirlo, altrimenti sul tema non ci resterebbe neppure l’ironia.
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