Roma, c’era una volta la metro
Un ennesimo guasto nella metro impone una riflessione concreta sulle misure da adottare per dotare l’Urbe di un trasporto pubblico efficiente e degno di una capitale europea
Un nuovo guasto nella metro fa riflettere sulla circostanza che sembra che, in quanto a trasporti pubblici, l'amministrazione Raggi sia la più sfortunata degli ultimi decenni se la serie di guasti sembra non aver fine. Uno dopo l'altro tra autobus e metropolitana sembra si faccia a gara a chi si guasta prima dell'altro e, come sempre, a farne le spese è una utenza sempre più esasperata dai continui disservizi che sembrano caratterizzare i trasporti pubblici romani; non che in passato le cose siano andate meglio, le corse degli autobus saltavano 30 anni fa come oggi e i treni della meropolitana erano sporchi allora come 30 anni dopo; tuttavia una serie di guasti e disservizi che aumentano l'inefficenza non si erano mai visti; basta un acquazzone che le stazioni si allagano, treni che si fermano con passeggeri a bordo e non se ne conosce mai la motivazione, scale mobili che sembrano essere un lontano miraggio, senza contare le stazioni chiuse a singhiozzo e quelle chiuse, ormai, quasi definitivamente in pieno centro, tra le proteste di utenti e commercianti nell'indifferenza più assoluta da parte del Campidoglio.
Ci si affanna a costruire nuove linee tra le difficoltà dovute al fatto di non costruire in una città qualunque ma in una città in cui la soluzione avrebbe dovuto essere ben altra, meno dispendiosa, più rapida nella sua realizzazione e di minor impatto viste le antiche vestigia di cui ogni centimetro della capitale è costellato; eppure esempi di ogni genere, alternativi alla metropolitana, ce ne sono ovunque in Europa e non solo. Basta dare una sbirciata all'Olanda, dove la metro ha solo 4 linee delle quali solo due più estese, o ad alcune città della Spagna per notare come, pur in assenza di metro o in presenza di una rete limitata, i trasporti pubblici sono esistenti, funzionali ed efficienti; ma si sa, noi italiani siamo speciali e pur di rendere le cose complicate facciamo i salti mortali riuscendo a partorire idee come quella della funivia anzichè pensare a nuove e più capillari linee tramviarie che sembrano essere una soluzione troppo semplice da adottare in un contesto di caos e di frazionamento delle idee risolutorie.
Se poi pensiamo alla condizione del trasporto di superficie è inevitabile che vengano alla mente i guasti continui e i frequenti incendi di autobus nuovi e meno nuovi assieme alle scelte capitoline di acquisto di autobus usati, ancora fermi, in nome di un risparmio che non si sa fino a che punto sia concreto e reale e non, al contrario, fonte di spese inutili, poco oculate e assolutamente non idonee a migliorare il servizio. E' questione di competenze e capacità? Di forma mentis politica? Di ideologia economica distorta o avveniristica? Non si sa ma di sicuro si sa che i risultati in termini di efficienza e di servizio sono al limite del consentito di una società civile e di una capitale che, sempre meno, somiglia ad una capitale europea. Forse è il caso di fermarsi a rivedere teorie e convinzioni per permettere al servizio di trasporti dell'Urbe di riprendersi da un coma sempre più profondo che dura da decenni.