Carlo Calenda, primo tra i candidati a comunicare di voler rinunciare al ruolo di consigliere, torna sulla questione delle sue dimissioni dall’Assemblea capitolina. Pare infatti che il leader di azione abbia intenzione di vagliare la formazione della Giunta e le linee programmatiche che il neosindaco Gualtieri dovrà presentarein occasione dell’insediamento della nuova maggioranza, previsto per il prossimo 4 novembre. Qualche mese per verificare le capacità della nuova giunta.
“Le cariche di Parlamentare Europeo e Consigliere Comunale sono cumulabili, così come le rispettive retribuzioni. Potrei tenerle entrambe guadagnando di più. Rinuncerò invece dopo qualche mese (per verificare la formazione della Giunta e il programma) per far entrare un ragazzo molto capace che ha coordinato il nostro programma su Roma. Lo faccio per serietà non per convenienza (che come spiegato non c’è)”. Così Carlo Calenda su Facebook a proposito delle sue dimissioni annunciate da consigliere comunale di Roma Capitale.
A differenza di Calenda, Enrico Michetti non ha smentito la sua decisione di voler abbandonare l’Assemblea capitolina, rivelandosi a riguardo, dopo le amministrative, inflessibile. Il candidato sindaco di Roma sconfitto da Roberto Gualtieri, si è infatti dimesso dall’incarico di consigliere comunale per continuare nella sua attività di direttore della Gazzetta Amministrativa, periodico che si occupa di consulenze legali agli enti locali. In ogni caso Michetti si è detto pronto ad aiutare “Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali”.
Il commento forse più duro riguardo le dimissioni di Enrico Michetti è quello del vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia. “Apprendo delle dimissioni di Enrico Michetti dalla carica di consigliere comunale, decisione che mi risulta personale e non concordata con alcuno. Se mi avesse richiesto un parere avrei dichiarato l’inopportunità di tale scelta e il danno che si sarebbe arrecato alla credibilità dell’intera coalizione“, si legge nella nota diramata da Rampelli. “Sono sicuro che la maggioranza dei 375mila romani che gli hanno assegnato il mandato a rappresentarli l’hanno fatto pensando che sarebbe stato un buon sindaco ma anche un buon consigliere comunale. In democrazia chi si candida a ricoprire un ruolo sa bene che in caso di sconfitta deve onorare il mandato“, conclude Rampelli.
Ma non solo. Anche Vittorio Sgarbi si è detto già pronto a dimettersi. Il sindaco di Sutri, infatti, sarebbe stato invitato a fare l’assessore alla Cultura e alle periferie a Tor Bella Monaca dal presidente del VI Municipio, Nicola Franco. Ma il giorno dopo aver annunciato i progetti che aveva in mente, si è inaspettatamente tirato indietro. Il motivo? Sgarbi non avrebbe gradito la frenata di Franco, che si è detto felicissimo dell’idea, ma prima vuole capire se gli impegni di parlamentare e sindaco di Sutri siano “compatibili con il gravoso ruolo di assessore nell’unico municipio di centrodestra”. Il sindaco di Sutri avrebbe infatti dichiarato: “La proposta non è partita da me, ma da lui. E la velina di Franco mi ha fatto girare le scatole”. “Da questo momento ha già le mie dimissioni“.
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