Roma, Carabinieri scoprono truffa ai danni di car/scooter sharing
Eseguite 34 perquisizioni nella capitale. Gli indagati creavano falsi profili sui siti delle aziende di noleggio
Una maxi truffa ai danni di due società leader nel settore del car/scooter sharing operanti nella Capitale (Enjoy società controllata dal gruppo ENI e ZIG ZAG, appartenente al gruppo Smartventure srl) è stata scoperta dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma che, nella notte e fino alle prime ore della mattina, sono stati impegnati in 34 perquisizioni nei confronti di altrettante persone ritenute facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata alle truffe, alla sostituzione di persona, alla frode informatica e ai furti aggravati.
All’operazione hanno preso parte anche i militari del Nucleo Investigativo di Roma, che hanno approfondito gli aspetti tecnico-informatici della complessa vicenda, e quelli del Gruppo di Roma che hanno fornito il supporto di personale e mezzi sul territorio. L’indagine parte dall’intuizione di una pattuglia del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Roma. A ottobre scorso, fermano nottetempo una Fiat 500 con il brand Enjoy a bordo della quale viaggiavano 4 giovanissimi tutti sprovvisti di patente. Approfondendo il controllo, emergeva che il conducente apparteneva a una nota famiglia criminale romana e che la vettura risultava da ricercare.
A far parte dell’associazione per delinquere finalizzata al raggiro “social” sono 34 persone, tutte ora indagate, la maggior parte dei quali già conosciute alle forze dell’ordine, che hanno messo a punto un arguto ed efficace sistema per la creazione di falsi profili sui siti delle aziende di car/scooter sharing: in particolare, i soggetti coinvolti nell’indagine carpivano le foto e i dati di patenti di guida, realmente esistenti, di ignare persone che, in buona fede ma incautamente, pubblicavano il loro documento sui profili personali di noti social network lasciati “aperti”, ovvero senza restrizioni della privacy e quindi visibili a tutti. Dati ghiottissimi e indispensabili per le menti dell’organizzazione.
Una volta in possesso delle informazioni, è emerso che i truffatori, con un’abilità trasnazionale, attivavano presso banche estere carte di credito ed e-Wallet, fittiziamente intestati, collegandoli all’account “farlocco” del portale dei servizi di noleggio. Non solo: in fase di registrazione, dovendo necessariamente utilizzare utenze telefoniche sempre diverse (a seguito di ogni truffa, infatti, tutti i dati vengono inseriti in una black list dalle società che forniscono il servizio e che hanno attivamente collaborato con gli uomini dell’Arma al buon esito delle indagini), i rei, dopo aver inserito i propri numeri di cellulare, hanno utilizzato anche quelli in uso a familiari e amici, creando per ogni noleggio anche un indirizzo di posta elettronica ad hoc, sul quale ricevere i codici PIN necessari all’utilizzo dei veicoli.
I noleggi, ovviamente, venivano fatturati dalle società erogatrici del servizio, ma mai pagati dagli effettivi utilizzatori: nel corso degli accertamenti, è emerso che dallo scorso mese di settembre ad oggi (tra car e scooter sharing) sono state documentate oltre 400 truffe con un danno complessivo che sfiora il milione di euro. L’insidia delle truffe, secondo gli investigatori andava oltre l’ingiusto profitto economico prodotto; infatti come emerso con chiarezza dalle indagini dei Carabinieri, il totale anonimato in cui si sviluppava l’azione dei truffatori, permetteva di mettere a disposizione anche di molti malviventi capitolini, dediti alla commissione di furti in abitazione e attività di trasporto e spaccio di stupefacenti, autovetture apparentemente pulite, che potevano essere utilizzate senza limiti di accesso anche nelle zone a traffico limitato, peraltro risultando meno soggette a controlli da parte delle forze dell’ordine.
Quando la sala di controllo delle aziende di noleggio verificava la mancanza di fondi sui sistemi di pagamento indicati in fase di registrazione, le auto, in particolare, venivano bloccate da remoto. L’indagine, coordinata dalla Procura di Roma, ha permesso così, di scoprire un filone insidioso di furti di identità, al quale sono particolarmente esposti i giovani utenti dei tanti social network, vittime inconsapevoli di abusi commessi nella rete.