Nella notte scorsa, presso l’Istituto Penale per Minorenni (IPM) di Roma, si sono verificati nuovi episodi di violenza che continuano a mettere in evidenza le gravi criticità del sistema penitenziario minorile. Due celle sono state incendiate e due telecamere di sicurezza sono state distrutte, in un contesto di tensione che ha visto il ferimento di un altro agente della Polizia Penitenziaria.
A denunciare con forza l’accaduto è il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria (Si.N.A.P.Pe), che, attraverso un comunicato, esprime preoccupazione per una situazione che sembra ormai fuori controllo.
I fatti avvenuti nella notte sono solo gli ultimi di una lunga serie di episodi violenti che coinvolgono l’IPM di Roma e altre strutture similari su tutto il territorio nazionale. Da tempo, infatti, gli istituti minorili vivono una situazione di tensione crescente, in particolare a causa della gestione dei cosiddetti “giovani adulti”, detenuti di età compresa tra i 18 e i 25 anni, che il sistema carcerario minorile fatica a contenere.
La Polizia Penitenziaria, spesso sotto organico e con mezzi inadeguati, si trova ad affrontare situazioni sempre più pericolose e a operare in un contesto di grande precarietà.
«I fatti di questa notte sono l’ennesimo campanello d’allarme di una situazione ormai fuori controllo», afferma il Segretario Generale del Si.N.A.P.Pe, Dott. Roberto Santini. «La Polizia Penitenziaria è lasciata sola a gestire episodi di violenza, con strumenti del tutto inadeguati. È necessario un intervento immediato e strutturale per garantire sicurezza e dignità a tutti gli operatori del settore.
Continuare in questo modo significa esporre i nostri colleghi a rischi inaccettabili e compromettere l’intera gestione degli istituti minorili».
Uno dei nodi centrali evidenziati dal Si.N.A.P.Pe riguarda proprio la gestione dei detenuti classificati come “giovani adulti”. Secondo il sindacato, trattare questi detenuti come fossero minorenni rappresenta un errore che sta contribuendo a destabilizzare il sistema.
Le esigenze di sicurezza e le modalità di trattamento di questi soggetti dovrebbero essere riviste e adattate per rispondere meglio alla loro specifica condizione, caratterizzata spesso da una maggiore propensione alla violenza e da un minor livello di reinserimento sociale rispetto ai minori veri e propri.
Il Si.N.A.P.Pe sottolinea come l’inadeguatezza delle misure di sicurezza all’interno degli IPM rappresenti un rischio non solo per gli agenti di Polizia Penitenziaria, ma anche per l’intera struttura. I danni provocati dagli episodi di violenza, come l’incendio delle celle e la distruzione delle telecamere, sono esempi concreti di come la gestione inefficace possa avere ripercussioni dirette sulla sicurezza degli istituti.
Il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria non si limita a denunciare i problemi, ma avanza precise richieste alle istituzioni, rivolgendosi in particolare al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Sottosegretario Andrea Ostellari. «Non possiamo continuare a pensare che la rimozione del Comandante o del Direttore sia la soluzione», dichiara Santini.
«Spesso il problema è radicato in scelte gestionali del passato che si sono rivelate inefficaci. Trattare i “nuovi giovani adulti” come fossero minorenni è uno dei più grandi errori. È necessario un cambiamento, a partire dal regime detentivo, che deve essere adattato a un livello di sicurezza maggiore».
L’appello del Si.N.A.P.Pe è chiaro: servono riforme profonde e strutturali che permettano di affrontare in modo efficace la gestione dei giovani adulti, con l’obiettivo di ridurre il rischio di episodi di violenza e garantire la sicurezza di tutto il personale penitenziario. Il sindacato chiede anche un impegno concreto da parte del governo per fornire maggiori risorse alle strutture minorili e migliorare le condizioni lavorative degli agenti.
A sostegno della denuncia del Si.N.A.P.Pe interviene anche Ciro Di Domenico, Segretario Regionale del Lazio, che descrive una situazione insostenibile per gli agenti che lavorano all’interno dell’IPM di Roma. «Le condizioni in cui operano gli agenti all’interno dell’IPM di Roma sono insostenibili. Episodi di violenza, tensioni quotidiane e un sistema che non funziona sono ormai la realtà di chi lavora in queste strutture. Chiediamo un intervento immediato per migliorare le condizioni di sicurezza e garantire maggiore tutela per il personale».
La mancanza di organico, le carenze strutturali e l’assenza di adeguati strumenti di controllo rendono il lavoro degli agenti sempre più difficile. La loro incolumità è costantemente messa a rischio da detenuti che, soprattutto nel caso dei giovani adulti, mostrano una crescente propensione alla violenza e alla rivolta contro le autorità. I fatti della notte scorsa sono solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno visto protagonisti i detenuti dell’IPM di Roma.
Il grido d’allarme lanciato dal Si.N.A.P.Pe non può essere ignorato. La spirale di violenza che si sta verificando all’interno degli Istituti Penali per Minorenni, in particolare nella gestione dei giovani adulti, evidenzia la necessità di interventi urgenti da parte del governo e delle istituzioni competenti.
Riformare il sistema penitenziario minorile, migliorare le condizioni di lavoro degli agenti e garantire una maggiore sicurezza per tutti coloro che operano all’interno di queste strutture sono obiettivi prioritari. L’appello del Si.N.A.P.Pe è un richiamo forte e chiaro: è tempo di agire, prima che la situazione degeneri ulteriormente.
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