Rita Bernardini (Coordinatrice Presidenza Partito Radicale) interviene sulla richiesta di rinvio a giudizio per l'evasione di tre detenuti avanzata dalla Procura di Roma nei confronti dell'ex direttore del carcere di Rebibbia NC, Mauro Mariani, del comandante Massimo Cardilli, due ispettori della Polizia Penitenziaria e sette assistenti, e dell'allora responsabile del Provveditorato regionale Claudio Marchiandi. "Sono convinta che la difesa del Dott. Mauro Mariani non avrà difficoltà a dimostrare la prudenza che, al contrario di quanto sostenuto dalla Procura di Roma, egli ha sempre usato nell'esercitare il difficile compito di dirigere un istituto così complesso come il penitenziario di Rebibbia.
Lo dico, credo, con cognizione di causa per le tante visite a Rebibbia che personalmente ho effettuato, spesso assieme a Marco Pannella e ad altri dirigenti del Partito Radicale. Posso dirlo liberamente perché al Dott. Mariani non ho mai risparmiato critiche (anche aspre) tutte le volte che mi sono trovata di fronte a situazioni che ritenevo violassero i diritti dei reclusi, condizioni che – è bene precisarlo – riguardano tutt'ora la maggior parte degli istituti penitenziari italiani", dice Bernardini.
"Spesso il Dott. Mariani– aggiunge- mi ha segnalato le carenze dei sistemi di sicurezza puntualmente da lui (e dal comandante) comunicate al Ministero della Giustizia: dalla necessità di rifare le grate esterne al malfunzionamento delle telecamere e dei sistemi anti-scavalcamento, per non parlare delle carenze del personale del corpo degli agenti in evidente sotto-organico anche in considerazione dei tanti distacchi presso altre amministrazioni dello Stato.
A livello umano dispiace che i direttori (privi di contratto da oltre 20 anni) siano sovente i capri espiatori di condizioni di detenzione fuori-legge sotto fondamentali punti di vista. Prendiamo, per esempio, il sovraffollamento: il direttore non può rifiutarsi di far entrare un detenuto anche quando i posti regolamentari siano esauriti ed è costretto a "prenderli tutti" persino coloro che sono destinati alle Rems e che in carcere non ci dovrebbero proprio stare. Strano che di queste violazioni le procure di tutt'Italia non si occupino esponendo lo Stato italiano a condanne umilianti – come è accaduto con la sentenza Torreggiani del 2013 – da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo."
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