A meno di un mese dalla notizia del carcere ostativo all’anarchico Alfredo Cospito, si moltiplicano le azioni di protesta nelle strade di Roma.
Dalle scritte sui muri, agli striscioni, poi una manifestazione non autorizzata. Fino a sabato notte (17 dicembre) con la dimostrazione, non rivendicata sui canali ufficiali di nessun gruppo ma ben firmata con spray per le strade della capitale.
Cassonetti bruciati, vetrate e bancomat danneggiati e ricoperti di scritte – appunto – contro il 41 bis. La A cerchiata e le scritte “Alfredo libero” e “No 41 bis” sono state trovate sulle vetrate di due banche le cui vetrine sono state danneggiate.
La condanna del carcere duro è accompagnata da frasi in sostegno di Alfredo Cospito, il primo anarchico sottoposto al regime carcerario riservato ai terroristi che da due mesi è in sciopero della fame nel carcere Bancali di Sassari.
La prima volta gli anarchici hanno protestato lo scorso 12 novembre, a Trastevere. In quell’occasione c’è stato qualche tafferuglio tra manifestanti e forze dell’ordine provocando però più che altro disagi a tutta la viabilità nella zona di Trastevere.
Poi le scritte e i manifesti, sono spuntati in molti quartieri della capitale fino al teatro Argentina.
Alfredo Cospito, pescarese, classe ’67, è il primo caso di un anarchico al 41 bis, una disposizione introdotta nell’ordinamento penitenziario italiano con una legge nel 1986, in funzione di lotta e contrasto alle mafie.
Detenuto da oltre 10 anni nel carcere di Bancali, a Sassari, nel 2014 riceve la condanna a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione dell’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuto nel 2012, rivendicato dalla sigla Nucleo Olga Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale.
Cospito è accusato anche di aver piazzato due ordigni a basso potenziale nei pressi della Scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006. L’esplosione dei due ordigni non causò vittime.
Da ottobre scorso è in sciopero della fame: dopo sei anni in regime di alta sicurezza, ad aprile, la sua condizione carceraria si è aggravata, con il passaggio al 41 bis, così come stabilito da un decreto del Ministero della Giustizia, secondo il quale Cospito, comunicando con l’esterno, manterrebbe i legami con il gruppo anarchico di riferimento.
Successivamente, secondo i pm di Torino, Cospito è indicato quale “capo e organizzatore di un’associazione con finalità di terrorismo” e condannato a 20 anni di reclusione in primo e secondo grado.
Lo scorso mese di luglio, la Cassazione ha riformulato le accuse nei suoi confronti: strage contro la sicurezza dello Stato, reato che prevede l’ergastolo ostativo o, in altre parole, “fine pena mai”.
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