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Roma città ostile? Panchine anti-clochard alla stazione Termini: attivisti rimuovono i divisori metallici

Nella notte tra giovedì 13 e venerdì 14 marzo, un gruppo di attivisti ha preso d’assalto le panchine di Roma Termini, rimuovendo i divisori anti-clochard installati con l’intento di dissuadere i senzatetto dall’utilizzarle. L’azione, rivendicata da un collettivo anonimo sotto il nome di “Robin Hood”, ha sollevato un acceso dibattito sulle politiche urbanistiche e sull’esclusione sociale nella capitale italiana.
Le panchine di Roma Termini, un importante nodo di trasporto della città, erano state dotate di divisori metallici per impedire che le persone senza fissa dimora vi si sdraiassero. Questi divisori, che costringono chi desidera riposare a stare seduto, sono stati descritti come una misura disumanizzante che segna un ulteriore passo verso la criminalizzazione della povertà. Per molti, queste strutture sono simbolo di una città che non accoglie, ma esclude.
Gli attivisti hanno infatti messo in atto un gesto simbolico che va oltre la semplice protesta: hanno rimosso i divisori e li hanno portati davanti a importanti istituzioni della città, come il Ministero dei Trasporti, le Ferrovie dello Stato e il Campidoglio. L’azione, un “blitz” nel cuore della notte, si è conclusa con il posizionamento dei bracciali metallici accompagnati da un comunicato e dal simbolo di Robin Hood, che ha voluto sottolineare il contrasto tra l’immagine di una città che investe nella “normalizzazione dell’odio” e la necessità di investire invece in politiche più inclusive.
Nel comunicato, il gruppo di attivisti ha ribadito le proprie richieste: “Non servono divisori, ma più case popolari e meno palazzi sfitti, che siano pubblici o privati“, un chiaro invito a rivedere la gestione delle risorse abitative nella città. La critica è rivolta sia alla giunta capitolina, guidata dal sindaco Gualtieri, che al governo nazionale, rappresentato dal Ministro Salvini. Piuttosto che concentrarsi su misure repressive come i divisori, gli attivisti chiedono maggiori investimenti in sistemi di accoglienza come gli Help Center delle Ferrovie dello Stato, che potrebbero offrire supporto concreto alle persone in difficoltà.
Questa azione si inserisce in un contesto più ampio, quello di una crescente tensione sociale legata alla povertà e all’esclusione. Le panchine anti-clochard, infatti, non sono un caso isolato: in molte città europee, la presenza di strutture urbane progettate per dissuadere i senzatetto è diventata un argomento di discussione.
Se da un lato queste misure sono presentate come soluzioni per mantenere l’ordine pubblico, dall’altro sono accusate di criminalizzare i più vulnerabili, escludendo fisicamente chi non ha una casa. Il “blitz” di Robin Hood ha quindi lanciato un segnale forte: la città non è un luogo solo per chi può permetterselo, ma deve essere un luogo di accoglienza per tutti.
Il gesto, pur se controverso, solleva interrogativi fondamentali su come la società affronta il problema della povertà. Le risposte che arriveranno dalle istituzioni saranno cruciali per comprendere se davvero si è pronti a costruire una città che includa o se si continuerà a fare leva su soluzioni che escludono e marginalizzano le persone più fragili.
*Foto Agenzia AGI (Agenzia Giornalistica Italia)
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