Un tatuaggio visibile a tutti, il nome di lui sul viso di lei, un marchio di possesso e sottomissione. La storia tra i due era partita sui social ma si è presto rivelata una prigione psichica.
La loro conoscenza è iniziata attraverso dei messaggi su Facebook, poi l’inizio di una relazione ossessiva e pericolosa. Lui romano, lei di Rieti decidono di andare convivere. Ma la ragazza inizia a vivere in un clima di terrore, gravemente mortificata da quel compagno che avanzava richieste sempre più possessive, violente. Come quel tatuaggio in pieno volto per mostrare quel potere assoluto su di lei. La notizia, riportata da il Messaggero, parla di una donna ridotta in uno stato di dipendenza e quasi di schiavitù.
Le vessazioni aumentano fino a costringere la donna a farsi tatuare il suo nome, “Andrea”, sopra l’arcata sopraccigliare destra. Un segno permanente e visibile a tutti di possesso. Tutto questo tra le minacce, le percosse, a lei e perfino ai suoi familiari, torture psicologiche come quella di obbligarla con la forza a leggere le Sacre Scritture. Un incubo culminato in un’aggressione in un luogo pubblico, un bar, e poi finalmente la denuncia che lo ha portato al processo. A due anni e mezzo dai fatti arriva la sentenza definitiva della Cassazione: il 41enne romano, dovrà scontare sei anni di carcere per l’inferno che ha fatto vivere a quella che nel 2019 era la sua compagna.
I reati per cui è stato condannato sono: maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. L’uomo sconterà la sua pena nel carcere di Frosinone.
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