Categorie: Politica

Roma e la favola dei tecnici in politica

Il Sindaco Marino ha annunciato che metà dei suoi Assessori saranno scelti tra tecnici di comprovato valore. Al termine della trattativa, in corso in questi giorni con i partiti che l’hanno sostenuto, sapremo se l’ipotesi verrà confermata, ma i nomi che circolano con insistenza da qualche giorno, non ammettono dubbi. Molti osservatori si interrogano, giustamente, sulle ragioni di questa scelta. Già, perche?

Che esistano ambiti di decisone squisitamente tecnica, nella gestione politica della cosa pubblica, è una storiella adatta, a mala pena, per gli ingenui. Nessuna scelta è asettica nel momento in cui si pone nel contesto delle decisioni politiche. A meno che non ci sia scelta. Il radiotecnico, che sostituisce la valvola guasta del televisore, non ha scelta diversa da una valvola nuova, identica alla precedente. La sua conoscenza “tecnica” gli consente di individuare subito il guasto, ma non fa scelte. Ma se può scegliere tra marche concorrenti la sua scelta tecnica diviene discrezionale e segue logiche di convenienza, sua o del suo cliente, quali il costo o la durata. Se poi, addirittura, potesse decidere se consentire o meno, per mezzo della valvola, la visione di determinati programmi, la sua scelta sarebbe esclusivamente politica.

Chiarito questo aspetto, vale la pena di soffermarsi sul perché si scelgano i tecnici per affidare loro ruoli politici. La ragione può essere triplice: fare digerire all’opinione pubblica scelte sgradite, nascondendosi dietro il “paravento” della ineluttabilità tecnica; neutralizzare, grazie alla conoscenza tecnica, le eventuali resistenze strumentali dei dirigenti dell’amministrazione; utilizzare una “testa di legno”, un “prestanome”, per lasciare ai politici mano libera per appropriarsi dei successi o per scaricare le colpe di eventuali fallimenti. Ciascuna di queste ragioni, tuttavia, nasconde l’oggettiva debolezza di chi sceglie di affidarsi alla soluzione “tecnica”.

Ci sarebbe una quarta eventualità, quella di inserire in punti strategici della struttura del Governo – nazionale o cittadino – persone che per la loro indipendenza sostanziale dai partiti politici, possano di fatto rispondere solo al capo dell’Amministrazione, il quale, forte di una precostituita valutazione tecnica, provvederà alle necessarie mediazioni con i partiti che lo sostengono. L’azione di Monti, rapidamente smentito nella sua indipendenza tecnica dall’evoluzione in partito politico e, a livello locale, la prestazione degli assessori “tecnici” scelti da Alemanno, sono la rappresentazione plastica di questa tesi.

Marino, scelto dalle primarie del centrosinistra e sostenuto da un voto popolare decisamente politico, vuole che i tecnici siano addirittura la metà dei membri della sua Giunta. Le concrete azioni che gli Assessori “tecnici” metteranno in atto, ci diranno di più sulla validità di questa scelta, ma intanto essa si presenta come il primo insidioso scoglio nel rapporto tra il nuovo Sindaco e le forze politiche che l’hanno sostenuto.

Marino ha ottenuto un successo anche personale, ma non tale da giustificare il suo totale sganciamento. Gli elementi di debolezza della sua candidatura sono noti e sono stati il punto di attacco principale di Alemanno. Su quel fronte il PD nel suo insieme ed alcuni esponenti di spicco in particolare, hanno in qualche modo fatto da “garanti” agli occhi degli elettori ancora dubbiosi.

Quella “garanzia”, che alcuni hanno dato esponendosi personalmente, è stata fondamentale per assicurare il ritorno compatto alle urne del popolo di sinistra nel ballottaggio. La chiave di volta di un successo che, nonostante la debolezza di Alemanno, non era affatto scontato. Perché ora mortificare questo slancio e questo sostegno con una giunta più tecnica che politica? Perché costringere il PD romano ad accontentarsi di soli quattro assessori, vanificando le legittime attese di coloro che l’hanno più sostenuto? Per il momento rimane un mistero. Ma in molti sono convinti che la risposta vada ricercata in una delle quattro ragioni che abbiano prima elencato.

Francesco Febbraro

Architetto, con lunga esperienza di direzione di Dipartimenti e Municipi di Roma Capitale. Per anni docente universitario a Valle Giulia, autore di pubblicazioni sullo sviluppo urbano tra cui "Codilex Urbanistica" "Vademecum edilizio" e "La macchina inceppata" sull'organizzazione degli uffici pubblici. Scrive di attualità e politica.

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