Assolta in primo grado perché il fatto non sussiste. I giudici della III Sezione penale d'assise di Roma si sono espressi sul caso di Marika Severini, la ragazza accusata di aver ucciso e successivamente abbandonato il figlio neonato in un cassonetto della spazzatura nei pressi dell'ospedale San Camillo. Per questa vicenda, avvenuta nel marzo 2013, la donna, oggi 27enne e divenuta nuovamente mamma nel febbraio di quest'anno (la bimba le era stata tolta a scopo precauzionale visto il processo in corso), era stata imputata per omicidio volontario mediante asfissia.
Marika Severini aveva partorito la sera del 28 febbraio 2013 nella casa della sorella, per poi andare in giro (sembra che avesse anche incontrato un'amica) per quasi un'intera giornata con il bimbo morto in una busta. Successivamente si era sentita male e si era recata al Pronto Soccorso dell'ospedale San Camillo, ma prima di entrare nel nosocomio aveva gettato il corpicino del piccolo in un cassonetto della spazzatura. La donna, che aveva tenuta nascosta la gravidanza, ha sempre sostenuto che il figlio fosse nato morto, versione contestata dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Paolo D'Ovidio, secondo i quali il bimbo fosse ancora in vita nel momento in cui la madre aveva deciso di disfarsene.
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