Il 6 ottobre è stato firmato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani il decreto ministeriale 383. La normativa delinea le modalità in cui i comuni di tutta Italia potranno accendere i riscaldamenti. Questa decisione è una delle misure avviate dal governo per ridurre il consumo di gas sul territorio nazionale e sopperire alle problematiche dovute alla Guerra in Ucraina.
Secondo il piano le prime città dove sarà avviato il riscaldamento sono quelle al Nord d’Italia, caratterizzate da inverni rigidi e più lunghi. Mentre per le isole e le regioni più al Sud si dovrà aspettare dicembre.
Nonostante le date prestabilite dallo stesso decreto per ogni zona, molti comuni hanno deciso di rinviare i riscaldamenti fino al 21 novembre, tra questi c’è Roma Capitale.
Il sindaco Gualtieri, infatti, ha firmato una nuova ordinanza per rinviare l’entrata in funzione degli impianti termici a partire dal 21 novembre e rimanere in funzione fino al 31 marzo 2023.
Tuttavia, la stessa ordinanza prende in considerazione anche “l’ipotesi di previsioni metereologiche favorevoli”, prevista dallo stesso decreto. Questo potrebbe, dunque, determinare “un’anticipazione del periodo di spegnimento degli impianti”, o eventualmente anche “stabilire riduzioni di temperatura ambientale massima consentita”.
Questa decisione però non è ben vista da tutti i cittadini. Infatti, gli albergatori sono molto preoccupati per i loro clienti, che saranno costretti a stare al freddo fino a fine mese. Medesima preoccupazione proviene dai centri estetici, costretti a utilizzare le coperte distribuite ai clienti durante i trattamenti.
Come afferma presidente di Federalberghi Giuseppe Roscioli “Il problema è che i clienti pagano per una stanza confortevole: se fa freddo devono stare al caldo. Quindi è difficile per noi non accendere i termosifoni. Del resto se qualcuno si lamenta che dico: ‘Non possiamo riscaldare fino al 21 novembre?’”.
Per questo motivo Roscioli invita il governo a prendere delle decisioni diverse, considerando le strutture che non possono permettersi di stare al gelo. Dunque, è necessario che “il Campidoglio ci ripensi“
Un po’ diverso è il discorso per bar e ristoranti. Difatti, il presidente della Fipe Confcommercio Sergio Paolantoni sottolinea che si sta “verificando con gli uffici se l’ordinanza del sindaco è da applicare ai pubblici esercizi. Ma in questi casi non è opportuno non avere il riscaldamento. Questo perché con il via vai di persone e con le porte aperte di continuo, porterebbe disagio ai clienti“.
Nel caso in cui la situazione diventerà insostenibile, dato il clima rigido, “chiederemo una deroga per la ristorazione in quanto i nostri locali devono essere accoglienti“, afferma il presidente della Fiepet Confesercenti Claudio Pica.
Anche il segretario della Cna Stefano Di Niola, prende una posizione al riguardo. “Bisogna differenziare secondo le attività. In un centro dove si fanno dei trattamenti, il corpo non può essere protetto dal freddo con le coperte o i maglioni, e così negli spogliatoi delle piscine. Mentre nei luoghi della ristorazione vanno valutate le temperature: di fronte al gelo siamo certi che il sindaco interverrà di nuovo“.
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Le misure principali contenute nell'ordinanza firmata dal Sindaco Gualtieri
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