Antonella Cutini, infermiera di 51 anni, amata e stimata da colleghi, pazienti e amici, è deceduta improvvisamente per un infarto mentre era in servizio presso gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (Ifo) di Roma. La tragedia ha colpito profondamente la comunità sanitaria e ha riacceso il dibattito sulle condizioni di lavoro degli infermieri.
Antonella era conosciuta per la sua dedizione al lavoro e per il rapporto umano che riusciva a instaurare con i pazienti. I suoi colleghi la ricordano con affetto e la sua pagina sui social media è ora colma di messaggi di cordoglio e foto commemorative. La notizia della sua morte ha scosso non solo chi lavorava al suo fianco, ma anche chi ha avuto modo di essere curato da lei.
L’infermiera il 9 luglio avrebbe lavorato nel turno pomeridiano, il giorno seguente, il 10 luglio, avrebbe svolto di nuovo il turno di pomeriggio, mentre l’11 luglio Antonella ha preso servizio per il turno di notte, poi il 12 luglio avrebbe dovuto smontare dalla notte. “Questi turni di lavoro, comunque, non sono una passeggiata di salute in montagna per una 51 enne – afferma Laura Rita Santoro, infermiera del Sindacato Nursing Up – si potrebbero alterare i cicli circadiani e acuire delle patologie che nei cittadini comuni sono croniche ma silenti”.
“Purtroppo il personale sanitario ha pochi o nulli modi per dimostrare l’usura da lavoro – continua Laura Rita Santoro – gli stessi moduli ISTAT, nel caso di morte di un cittadino, chiedono se siamo dipendenti pubblici o privati; dirigenti pubblici o privati, come nel caso dei medici, ma nulla di specifico. Quindi quando muore un professionista sanitario, finisce nel calderone ‘grossolano’ di tutti i lavoratori, senza distinzioni, pur non avendo le medesime incombenze”, conclude la collega di Antonella Cutini.
quando è stata colpita da un malore fatale. La tragedia si è consumata davanti agli occhi dei suoi colleghi, impotenti di fronte alla rapidità e alla gravità dell’infarto.
La morte di Antonella Cutini ha portato alla luce le problematiche legate ai turni massacranti e al personale insufficiente negli ospedali. Stefano Barone, del sindacato NurSind, ha evidenziato come i turni di lavoro eccessivi e le ore di straordinario non retribuite siano diventati una pratica comune: “Chiediamo un intervento immediato per garantire il dovuto riposo ai lavoratori e aumentare le dotazioni organiche per coprire le lunghe assenze e garantire le ferie. Non è corretto sfruttare la disponibilità del personale a lavorare in extra orario senza la dovuta retribuzione.”
Anche le istituzioni hanno reagito alla tragica notizia. Alessio D’Amato, consigliere della Regione Lazio, ha espresso il suo cordoglio e ha chiesto una verifica immediata dei carichi di lavoro e dei turni di riposo: “La triste vicenda mette in risalto lo stress a cui è sottoposto il personale sanitario. È necessario agire immediatamente senza sterili polemiche e facili annunci. Mi aspetto una dettagliata verifica e un audit clinico da parte dell’IRCCS e della Regione.”
La scomparsa di Antonella Cutini non deve essere vana. È essenziale che le autorità sanitarie prendano seriamente in considerazione le condizioni di lavoro del personale infermieristico, per evitare che tragedie simili possano ripetersi. La dedizione di Antonella al suo lavoro non deve oscurare la necessità di garantire un ambiente di lavoro sicuro e sostenibile per tutti gli operatori sanitari.
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