Roma, intervista a Ignazio Marino: “Sono un sindaco marziano”
“L’unica possibilità per continuare con quel metodo era togliermi di mezzo. E questo mi da più forza per andare avanti”
È uno degli uomini di cui negli ultimi tempi si è parlato di più per i grandi problemi della città di Roma. Ed è stato anche messo sotto accusa per una serie di multe non pagate. Ma lo scandalo che ha travolto l'amministrazione comunale del suo predecessore Gianni Alemanno, in un'operazione di polizia in cui sono state arrestate, tra funzionari e politici, ben 37 persone e indagate un centinaio, ha messo tutte le sue disavventure in secondo piano. E ora Ignazio Marino appare come un personaggio estraneo ai gruppi di potere che si spartivano gli appalti della Capitale. "Sono un sindaco marziano che non si siede a quei tavoli, anzi nemmeno li conosce. L’unica possibilità per continuare con quel metodo era togliermi di mezzo. E questo mi da più forza per andare avanti”, racconta in esclusiva a Visto dopo i clamorosi arresti.
Prima di questo tsunami giudiziario, era lei al centro al centro di polemiche e accuse. Come le ha vissute?
Le mie doti di chirurgo mi sono state utili, perché così come in sala operatoria non permettevo a nessuno di distrarmi nel momento cruciale di un intervento, così non ho permesso a dei perditempo di distrarmi da quello che è il mio compito. Mi sono concentrato più sul disavanzo di quasi un miliardo di euro nei conti del Comune, ereditato dalla precedente Giunta, a fronte di zero euro per costruire gli alloggi popolari di cui Roma ha un disperato bisogno. Essere sindaco è più complesso che fare il chirurgo. Prendersi cura di Roma significa prendersi cura di tre milioni di persone e questo è un compito che richiede lungimiranza per il futuro pur avendo subìto tagli alle risorse, che significano meno servizi ai cittadini.
Quali sono le critiche che l’hanno colpita di più?
Non ho perso tempo a piangermi addosso, perché capisco che l’opposizione, che è stata in passato con la Giunta Alemanno, responsabile di aver assunto familiari e amici, ha agito in maniera strumentale. Dalla loro Giunta sono stati acquistati decine di filobus con pagamenti di tangenti, sono state create delle posizioni di lavoro di cui non si sentiva la necessità. Cercano di gettare fango sulla mia amministrazione in cui non ci sono tangenti né favori, non si assumono parenti né amici.
E la sua automobile, una Panda rossa, nella zona a traffico limitato col permesso scaduto?
L’opposizione mi contrasta dicendo che avevo un permesso scaduto, ma il permesso non dovevo richiederlo io in quanto sindaco, perché la legge non lo prevede. Le accuse vengono rivolte proprio a me che sono l’unico sindaco di Roma ad avere rinunciato alla scorta. Tutto questo avviene in una città dove le persone scortate su macchine dello Stato, e quindi pagate dalle tasse dei cittadini, superano il numero di mille, e tra questi c’è l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha ancora la macchina blu e la scorta.
Corcolle, Infernetto, Tor Sapienza, sono solo alcune delle zone in cui è scoppiata la protesta, perché è diventato impossibile viverci.
A Tor Sapienza negli anni Novanta venne aperto un campo rom e si disse che era temporaneo, invece rimase e nel Duemila ne venne aperto un secondo. Non è giusto concentrare nelle periferie tutte le situazioni di disagio sociale. Al centro del quartiere Tor Sapienza c’è una strada, via Giorgio De Chirico, che parte dal nulla e arriva nel nulla ed è larga 60 metri. Doveva essere una tangenziale e invece è stato lasciato solo un tratto che ha diviso in due il quartiere, che così non ha più un centro né una piazza ed è diventato un luogo per transessuali e prostitute. E’ chiaro che di questo disagio bisogna occuparsi, perché c’è un’urgenza che non è più rimandabile e dura dal 1975.
Come intende affrontare la mancata integrazione delle periferie che tanto l’hanno contestata?
Io sono l’unico amministratore che si è recato a Tor Sapienza e non è che pensassi di essere accolto dagli applausi. Ma se non ci fossero state le proteste sarebbe stato peggio, perché avrebbe voluto dire che i cittadini erano rassegnati al fatto che io non potessi risolvere i loro problemi. Invece, i cittadini sono sicuramente stanchi e arrabbiati, ma pensano pure che una soluzione io gliela possa fornire. Infatti, dopo il primo difficile colloquio, sono venuti in Campidoglio. Nei prossimi giorni affronteremo i problemi senza giri di parole, non possiamo certo trasformare Tor Sapienza in Versailles, ma illumineremo le strade, ripareremo le buche, avremo la polizia che pattuglierà la zona. Lo faremo anche all’Infernetto dove ho parlato con i residenti con cui poi siamo andati al centro d’accoglienza. Mi sono commosso vedendo quegli stessi signori che prima protestavano e che poi hanno abbracciato dei bambini egiziani a cui hanno detto: ‘studiate perché il futuro dipende da voi’.
Crede che i campi rom debbano essere smantellati?
Sì, perché non sono una soluzione alla sfida che le popolazioni rom rappresentano per l’Europa. Tanto è vero che molti dei finanziamenti che l’Europa darà dal 2014 al 2020 verranno investiti in potenziali soluzioni relative a questa problematica. I rom devono accettare le regole dettate dalla società che li ospita. Dobbiamo fare questo percorso all’interno delle direttive che l’Europa si dà e ci dà.
Nei momenti più difficili si è sentito abbandonato dal suo partito, il Pd?
Rispetto a quel grande sindaco di Roma che è stato Walter Veltroni, sono un sindaco meno legato al partito. Io provengo dalla società civile, non posso avere lo stesso tipo di legame storico col partito di chi ne è stato segretario e cofondatore. Però non è vero che non ho avuto sostegno, anzi il supporto maggiore l’ho ricevuto proprio nei giorni delle critiche, quando il Governo Renzi, attraverso il Ministro Padoan, Ha sbloccato 150 milioni di euro del patto di stabilità, così ad esempio quelle zone di Roma che si sono allagate il 31 gennaio scorso potranno avere l’allaccio fognario le idrovore, in caso di nuove alluvioni. Preferisco un sostegno concreto che una dichiarazione alla stampa e una pacca sulla spalla.
* Intervista di Mariagloria Fontana già pubblicata sul settimanale Visto