Chissà a quanti sarà capitato di entrare in una chiesa medievale e rimanere incantati dalla bellezza del pavimento caratterizzato da una decorazione policroma resa tale mediante l’impiego di tessere o piccoli tasselli di marmo, granito o ceramica utilizzati per creare motivi geometrici posizionati in modo da creare meravigliosi disegni geometrici.
Pavimento cosmatesco nella Basilica di Santa Prassede
Si tratta di uno stile inconfondibile chiamato “cosmatesco”, termine coniato dal celebre architetto Camillo Boito nel 1860 con il quale descrisse la tecnica per pavimentazioni utilizzata da alcuni marmorari romani vissuti nel XII-XIII secolo. Per essere più precisi, si tratta principalmente dei componenti di due famiglie ma, poiché spesso nelle iscrizioni ricorreva il nome ‘Cosma’ (Cosmas o Magister Cosmatus), prevalse il termine unico Cosmati per indicare gli artisti coinvolti in queste celebri creazioni medievali.
La rappresentazione dei pavimenti (ma anche amboni, colonne o transenne marmoree che separano il presbiterio dalla navata) è caratterizzata da un motivo a “quincux”, o quinconcia, termine preso in prestito dalla monetazione romana che indica una figura in cui cinque elementi di forma circolare sono disposti come di solito appaiono su una delle facce di un dado, cioè ai quattro vertici e una al centro.
Attorno alla tipica quinconcia vi è un motivo ornamentale detto “a guilloche”, termine francese che indica un disegno ripetitivo di righe o lineari oppure ondulate. I cosmati ricavavano il marmo per i loro pavimenti dagli edifici romani. I tondi utilizzati nei guilloche e quinconce, ad esempio, sono fette di antiche colonne marmoree.
Basilica di Santa Prassede
Esistono molte variazioni dello “stile” cosmatesco a seconda sia del luogo in cui ci si trova (se a Roma o in provincia) che in base alle maestranze che vi operano; elemento comune a tutte le composizioni in questo stile è rappresentato dal materiale marmoreo e quindi dai colori che questi pavimenti presentano in tutti i casi. Il porfido rosso, quello verde Serpentino, i marmi bianchi, il giallo antico e il pavonazzetto vengono sempre utilizzati e a volte prendono uno il posto dell’altro, ma sempre in modo da avere accordi tonali basati sulla contrapposizione tra chiaro e scuro, dove i toni scuri si utilizzano per i tondi ed, in generale, il centro della composizione, e i toni chiari per le guilloche.
Pavimenti cosmateschi non si trovano solo a Roma o nel Lazio. Un pavimento di questo genere si trova anche nel presbiterio dell’Abbazia londinese di Westminster. Vale la pena scrivere due parole al riguardo per capire l’importanza di quest’arte che ammaliava chiunque osservasse la maestria dei suoi interpreti.
Basilica dei Santi Giovanni e Paolo
La storia comincia nel 1258 quando Richard De Ware, appena nominato abate di Westminster, si recò dal papa per ricevere la conferma del suo nuovo ruolo. L’incontro avvenne proprio ad Anagni (Frosinone), dove Papa Alessandro IV amava soggiornare. L’incontro avvenne proprio nella Cattedrale di Anagni, fornita di uno splendido pavimento in stile cosmatesco. Incantato da una tale meraviglia, il neo-abate decise su due piedi che la sua abbazia avrebbe dovuto averne uno uguale proprio davanti all’altare.
Fu così che tornò a Londra con il marmoraro Odorico e un carico di marmi pregiati e nel 1268 anche l’Abbazia di Westminster ebbe il suo pavimento cosmatesco, con tanto di disegni a guilloche e a quinconce: un quadrato di 7,6 m di lato tra i più raffinati esempi dell’arte cosmatesca fuori dall’Italia.
La famiglia di marmorari romani più importante, che ebbe il privilegio di ricevere le più grandi committenze da parte del papato, fu quella di Tebaldo Marmorario (1100-1150), e soprattutto il figlio Lorenzo di Tebaldo e i successori Iacopo di Lorenzo, Cosma e i figli di quest’ultimo Luca e Iacopo II. I maggiori lavori cosmateschi conosciuti a Roma e nel Lazio, di cui molti firmati dagli stessi artisti, sono riferiti a Lorenzo, Iacopo, Cosma e i figli Luca e Iacopo II.
Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
Della seconda famiglia più importante, originata da Cosma di Pietro Mellini, si ricordano i figli di Cosma, Deodato di Cosma (1290-1332) e Giovanni di Cosma (1293 e 1299). Ad essere precisi, contribuirono allo stile cosmatesco anche altre famiglie, come quella dei Vassalletto, che se la batterono con i Cosmati sia per la fama che per le commesse di decorazione architettonica, quella di magister Paulus e quella di Rainerius per quanto concerne i lavori decorativi degli arredi liturgici e dei pavimenti.
Esempi di lavori cosmateschi a Roma si possono vedere nelle Basiliche di San Giovanni, Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Cosmedin, nella Basilica di San Clemente, S. Lorenzo fuori le Mura, Santa Croce in Gerusalemme, Santa Prassede e in molti altri luoghi sacri di Roma. Una vera meraviglia.
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