Cultura

Roma. La Porta Magica a piazza Vittorio, un mistero che dura da oltre tre secoli

Entrando nei giardini di piazza Vittorio, nel quartiere romano dell‘Esquilino, appartata in un angolo dell’area archeologica dei Trofei di Mario – dove sono conservati i resti di un ninfeo un tempo grandioso e ricco di vasche fatto costruire dall’imperatore romano Alessandro Severo – nascosta tra gli alberi e le siepi dei giardini c’è una porta che sembra provenire da un mondo parallelo. Conosciuta come la Porta Alchemica o la Porta Magica, questo monumento enigmatico cattura l’immaginazione di chi si avventura a scoprirla. Un manufatto unico a Roma, ancora avvolto da un’aura di mistero, con le sue iscrizioni e i suoi simboli alchemici ed esoterici.

Senza sbocchi, murata in un blocco di terra e tufo, rappresenta un simbolo dell’alchimia, un complesso di pratiche e teorie che affonda le radici nell’antico Egitto e con una denominazione che deriva proprio dal termine arabo kīmiyā’.

L’atmosfera meditativa e di ricerca spirituale che regnava sul posto nel Seicento sembra aver lasciato qualche traccia. La mattina presto non è raro imbattersi in gruppetti di persone che si radunano sullo spiazzo per allenarsi in discipline orientali.

Della Porta Alchemica, chiamata anche Porta dei Cieli o Porta Ermetica, rimangono poco chiare la funzione, la collocazione originaria e l’interpretazione. Poche le certezze: risale al 1680 e faceva parte di una villa che oggi non esiste più, appartenuta ad un personaggio singolare, il marchese Massimiliano Savelli Palombara.

Le sue motivazioni per la costruzione di questa porta rimangono avvolte nel mistero, poiché l’alchimia stessa è un’arte oscura e enigmatica. Si dice che il marchese Palombara fosse alla ricerca dell’elisir della vita eterna o della pietra filosofale, obiettivi comuni tra gli alchimisti dell’epoca.

Architrave Porta Alchemica

La Porta Alchemica è l’unica sopravvissuta delle cinque porte di Villa Palombara. Sull’arco della porta perduta sul lato opposto vi era un’iscrizione che permette di datarla al 1680; vi erano poi altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all’interno della villa.

Brillante studioso di testi ermetici, biblici e cabalistici, letterato e poeta, il marchese Palombara ebbe una vita rocambolesca, che comprende l’arruolamento come soldato di ventura nell’esercito francese, un arresto, un rapimento da parte di un brigante, e poi le cariche pubbliche di Conservatore in Campidoglio nel 1651 e nel 1677.

Aspetto e simboli

La Porta Magica ha un aspetto piuttosto semplice. L’architrave, gli stipidi, e la soglia sono decorati con una serie di criptiche iscrizioni in ebraico e latino, e simboli alchemici. L’architrave è sovrastato da un disco scolpito e al di fuori della muratura.

Sulla soglia è incisa la scritta “Si sedes non is”, che è un palindromo. Leggendolo da sinistra a destra e viceversa, ha un doppio significato: “Se siedi non avanzi” e “Se non siedi avanzi”, un messaggio destinato a chi volesse intraprendere la ricerca dell’elisir di lunga vita.

A “sorvegliare” la Porta Alchemica furono sistemate due sculture dall’aspetto grottesco in marmo bianco, personificazioni del dio egizio Bes. Di incerta datazione, non hanno nulla a che fare con l’antica villa ma furono rinvenute negli scavi del Quirinale di fine Ottocento, dove sorgeva un antico tempio dedicato alle dee Iside e Serapide.

La villa scomparsa

Circondata da orti e giardini, la villa del marchese Massimiliano Savelli Palombara era un’oasi tranquilla, uno spazio di studio e meditazione per indagare i segreti dell’alchimia. La villa e la porta abbondavano di iscrizioni e simboli arcaici ed ermetici.

L’aspirazione dell’alchimista era la ricerca della pietra filosofale, che avrebbe potuto trasformare, o “trasmutare”, i metalli vili come il ferro e lo stagno in metalli puri come l’oro, e della creazione dell’elisir di lunga vita.

La villa fu demolita dopo essere stata espropriata dal Comune di Roma nel 1873 per realizzare il nuovo quartiere Esquilino e la piazza da intitolare al re Vittorio Emanuele II. Proprio perché così unica nel suo genere, la Porta si salvò, venne smontata e posta nell’attuale collocazione pochi anni dopo.

La leggenda della porta

E’ ormai superata l’antica leggenda secondo la quale un giorno un viaggiatore entrò nella villa del Marchese di Palombara, alla ricerca di un’erba che gli consentisse di portare a compimento la trasmutazione alchemica. Ricevette ospitalità nel laboratorio del marchese e lavorò al suo esperimento. Ma il mattino seguente misteriosamente svanì, attraverso la porta, lasciando dietro di sé loro e alcune formule misteriose, testimonianze del successo della trasformazione.

Non riuscendo a decifrarle il marchese decise di consegnarle ai posteri incidendo sulla porta la formula della pietra filosofale.

Simboli e iscrizioni enigmatiche

La Porta Alchemica è adornata da numerosi simboli e iscrizioni, molti dei quali sono indecifrabili per i non iniziati nell’arte dell’alchimia. Le figure geometriche, i simboli astrologici e le frasi in latino e in greco antico aggiungono un alone di mistero a questa struttura già intrigante. Gli studiosi hanno tentato per secoli di interpretare il significato di questi simboli, ma le loro vere intenzioni restano sconosciute.

Un luogo di fascino e di leggende

Nel corso dei secoli, la Porta Alchemica è diventata il fulcro di molte leggende e superstizioni. Si dice che chiunque attraversi la porta di notte possa essere trasportato in un mondo magico o essere investito di poteri sovrannaturali. Alcuni sostengono di aver avuto visioni o esperienze paranormali nei pressi della porta, alimentando ulteriormente il suo fascino misterioso.

Conservazione e accesso

Nonostante il passare del tempo e i cambiamenti urbani attorno ad essa, la Porta Alchemica è miracolosamente rimasta intatta fino ai giorni nostri. Oggi è protetta come monumento storico e culturale, e i visitatori possono ancora avvicinarsi per ammirare la sua bellezza e contemplare i suoi segreti.

La Porta Alchemica rappresenta una delle tante meraviglie nascoste di Roma, un simbolo dell’antica ricerca dell’immortalità e della conoscenza segreta. Avventurarsi nei giardini di Piazza Vittorio per scoprire questa porta è un’esperienza che promette di intrigare e affascinare.

Leggende e superstizioni sulla Porta Magica

Le leggende e le superstizioni intorno alla Porta Magica di Piazza Vittorio a Roma sono numerose e affascinanti. Ecco alcune delle più note:

  1. Il Passaggio nel Mondo Magico: Una delle leggende più diffuse è che chiunque attraversi la Porta Magica di notte possa essere trasportato in un mondo parallelo o magico. Si racconta che coloro che hanno osato attraversarla di notte abbiano avuto esperienze straordinarie e visioni enigmatiche.
  2. La Pietra Filosofale: Si dice che la Porta Magica contenga segreti alchemici e che il suo creatore, il marchese Massimiliano Palombara, fosse alla ricerca della pietra filosofale, una sostanza leggendaria capace di trasformare il piombo in oro e conferire l’immortalità a chiunque la possieda. Alcuni credono che la porta nasconda l’ingresso a una camera segreta contenente la pietra stessa.
  3. Protezione contro le Forze Oscure: Alcuni credono che la Porta Magica abbia poteri protettivi contro le forze oscure e le influenze malefiche. Si crede che chiunque tocchi la porta possa ottenere protezione dagli spiriti maligni e dalle energie negative.
  4. Incontri con Esseri Magici: Secondo alcune leggende, chiunque si avvicini alla Porta Magica di notte potrebbe incontrare esseri magici o creature leggendarie. Si racconta di incontri con fate, folletti o spiriti elementali nei pressi della porta.
  5. Illuminazione della Conoscenza: Alcuni credono che la Porta Magica possa concedere l’illuminazione spirituale e la conoscenza segreta a coloro che si avvicinano ad essa con mente aperta e cuore puro. Si dice che chiunque mediti o rifletta vicino alla porta possa ricevere intuizioni e visioni profonde sull’universo e sulla natura della realtà.

Queste leggende e superstizioni contribuiscono a rendere la Porta Magica di Piazza Vittorio non solo un monumento storico, ma anche un luogo intriso di magia e mistero, che continua a catturare l’immaginazione di coloro che lo visitano.

Fabio Vergovich

Giornalista e conoscitore d'arte, scrive di cronaca, attualità e delle iniziative culturali di Roma Capitale. Ha una passione sconfinata per l'uso della lingua italiana che è molto utile al giornale. Dal 2013 è editore di "RomaIT".

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