Si chiamava Adriana Tanoni la ventottenne di Aprilia deceduta Il 20 gennaio al policlinico Umberto I di Roma. Oggi, 27 gennaio, la procura di Roma ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo contro ignoti. A ottenere l’apertura di un’indagine sono stati i genitori della giovane neomamma. La donna non si era vaccinata su consiglio della ginecologa che la seguiva durante la gravidanza.
Adriana, neo-mamma da solo un mese, aveva scoperto di essere stata colpita dal covid-19. Secondo i genitori nessuno le avrebbe diagnosticato in tempo una polmonite interstiziale.
La donna avrebbe chiamato l’ambulanza e i sanitari dopo averla visitata avrebbero deciso che secondo il quadro clinico ci fosse bisogno del ricovero in ospedale. Il 6 gennaio la donna ha scritto tramite Whatsapp al proprio medico di base, una dottoressa del posto, raccontandole le sue condizioni di salute. Ora quei messaggi fanno parte delle prove a carico degli indagati.
Come riportato dal quotidiano Latinaoggi Adriana avrebbe scritto alla dottoressa: “All’ospedale Gemelli non mi hanno fatto entrare quindi ho chiamato l’ambulanza che mi ha portato all’ospedale dei Castelli, ma lì non avevano posto e mi hanno riportato a casa dicendo che per andare in ospedale devo stare senza ossigeno. Ieri il saturimetro mi ha suonato a 89, quindi ho richiamato l’ambulanza e gli operatori mi hanno monitorata a casa, ma non mi hanno portato via perché il loro saturimetro segnava 94. Io non so più che fare”.
E poi l’ultimo sms inviato al proprio medico curante: “Qui se non stai quasi per morire non ti portano via”. Il 7 gennaio poi l’ennesima chiamata all’ambulanza e il trasporto all’ospedale Santa Maria Goretti dove le è stata riscontrata la polmonite.
“Questi messaggi sono la riprova dei valori dell’ossigenazione assolutamente allarmanti e che avrebbero richiesto ben altro genere di decisioni, rappresentano in maniera emblematica la grave negligenza del personale sanitario intervenuto all’epoca dei fatti” ha affermato l’avvocato della famiglia.
“Esistono altre comunicazioni fatte ai genitori durante la degenza al Policlinico Umberto I che tratteggiano un quadro assolutamente sconfortante, caratterizzato dalla più totale assenza di umanità per le sorti di una giovane paziente, madre di una bambina di soli due anni e del suo secondo figlio appena nato”.
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