Roma. Mozione M5S, Diaco: cibo etico nelle scuole. Meno carne e più pasti vegetariani e vegani
Intervista a Daniele Diaco e al dottore Alessio Rolando Bolognino per la riduzione di carne del 20% nelle mense scolastiche
Un menù etico con la riduzione di carne del 20% e più pasti vegetariani e vegani. È questa la proposta avanzata in Campidoglio dal Movimento 5 Stelle, firmata dai consiglieri dell’ex sindaca Virginia Raggi, tranne che da quest’ultima.
Nonostante la creazione di pareri discordanti anche all’interno del partito durante il cinquennio della sindaca pentastellata, per l’opposizione non si può più tacere dinanzi alla cattiva gestione alimentare che avviene nelle mense scolastiche di Roma Capitale.
Per questo motivo, abbiamo intervistato Daniele Diaco, consigliere dei 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Ambiente, una tra le prime firme della mozione. E il nutrizionista Alessio Rolando Bolognino, docente in Scienza della Nutrizione e Dietetica all’Università La Sapienza di Roma.
Diaco: il menù etico è la scelta giusta per la sostenibilità ambientale e alimentare
“Abbiamo proposto questa mozione nell’ottica di incrementare la cultura del cibo della nostra città, come ha già fatto Milano. Ovviamente anche tenendo conto del Consiglio del cibo, organo istituzionale ed elemento cardine della food policy di Roma“, ha sottolineato Diaco.
“In questo contesto abbiamo deciso di inserire una visione legata alla sostenibilità ambientale e alimentare“. Per questo motivo, è fondamentale che “il cibo sia etico negli istituti scolastici. Noi crediamo che l’educazione alimentare nelle scuole sia fondamentale per creare una generazione più consapevole“.
Dal 2002 ad oggi, nel nostro paese, il numero di persone che è passata a una dieta vegetariana è aumentato da 3 fino a 6 milioni. Dunque, l’obiettivo di questa mozione è anche quello di “promuovere questo tipo di dieta creando un menù vegano e vegetariano una volta a settimana. Senza trascurare la qualità“.
Questo cambiamento è già stato testato in molte società europee. Il menù etico non è nulla di estraneo alle abitudini che dovremmo avere per una sana e corretta alimentazione. Infatti, esso segue la dieta mediterranea.
“Non per forza dovranno essere utilizzati tofu e seitan“. Dato che comunque rientrerebbero nei prodotti lavorati e confezionati. Ma l’intenzione è quello di puntare a materie prime biologiche, biodinamiche e a chilometro zero, favorendo così l’economia circolare all’interno del territorio laziale. Così, “inserendo ciò che produciamo nella nostra Regione anche nella filiera della scuola, si arriverà a creare e incentivare una sostenibilità a 360 gradi“, sottolinea il consigliere.
La regione Lazio ha una filiera agricola che produce molti legumi. Oltre che ad avare due tenute agricole molto grandi come quella del Cavaliere e Castel di Guido. Dunque, è necessario spingere su queste aziende e incentivare l’utilizzo di prodotti locali.
“Parliamo di una dieta mediterranea da riscoprire, che può esaltare le peculiarità del nostro territorio in ambito vegetariano. E questo sarebbe un passo importante“.
Oltretutto, al fattore ambientale si lega anche quello salutista. Infatti, come si legge nella mozione, gli studi riportati nel 2013 dal New England journal of medicine dell’aprile 2013 spiegano come una dieta vegana riducesse del ben 32% le possibilità di malattie cardiovascolari. Infatti, “anche l’Oms ha accertato che con molta probabilità l’utilizzo di carne rossa potrebbe essere cancerogeno. Ciò significa che la riduzione di essa potrebbe portare alla diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari e di malattie legate al colesterolo e all’ambiente“.
Su quest’ultima tesi numerosi studi hanno dimostrato che un percorso etico alimentare rientra nella lotta contro i cambiamenti climatici. Un esempio viene riportato anche dalla guida del WWF per ridurre la propria impronta ecologica. In cui emerge come un alimentazione a base vegetale sia la più sostenibile e con un impatto ambientale notevolmente ridotto rispetto a chi consuma prodotti animali. Questo perché la produzione di carne, formaggi, latte e uova, soprattutto a causa degli allevamenti intensivi, è circa “la metà dell’impatto ambientale di origine alimentare. L’altra metà deriva dalla produzione di tutti gli altri alimenti e generi voluttuari e dal loro trasporto, distribuzione e imballaggio“.
Come riporta il WWF nel suo report sulla Svizzera, “la produzione di un chilogrammo di carne consuma di per sé da 5 a 20 chilogrammi di mangime. Di conseguenza, si rendono necessarie superfici ed energie maggiori rispetto ai prodotti vegetali. Se un cittadino svizzero con un consumo di carne nella media passasse a una dieta vegetariana, l’impronta alimentare si ridurrebbe di circa il 25%, e addirittura del 35-40% se optasse per una dieta vegana“.
Bolognino: l’alimentazione nelle mense scolastiche va cambiata. L’educazione alimentare parte anche da lì
Sulla questione della salute, il nutrizionista e docente Bolognino tiene a sottolineare che “non bisogna fare allarmismo, poiché è l’eccesso consumo di carne che può provocare una maggiore predisposizione a patologie cardiovascolari o oncologiche“.
Infatti, è importante sottolineare che “è sempre la dose che fa il veleno. E oltre alla quantità anche la qualità. Dunque, come sottolinea il medico “il pesce va bene, tanto da usarlo anche nelle alimentazioni per pazienti oncologici. L’omega 3 del pesce è cardio protettivo“.
La mozione proposta dal Movimento pentastellato è piacevolmente accolta anche dal docente Bolognino, che da anni si è particolarmente interessato alla nutrizione infantile.
“Il movimento 5 stelle ha sollevato un tema molto importante, che è quello delle mense scolastiche, in cui l’alimentazione è totalmente da rivedere“. Questo perché, secondo il medico, “non vengono rispettati i criteri di distribuzione corretta dei macro nutrienti, ossia di proteine, carboidrati e grassi. E inoltre, non viene rispettata neppure la qualità“.
Sicuramente l’idea di creare un menù vegetariano e vegano è “una proposta teoricamente corretta“. Tuttavia, però questo non deve ricadere nei prodotti confezionati, ma partire da materie prime di qualità e locali. Anche perché, seppur è sicuramente da perseguire la volontà di utilizzare prodotti biologici e biodinamici, c’è innanzitutto la “necessità di garantire un’alimentazione che segua la stagionalità e sia a chilometro zero“.
Attualmente, “nei menù delle scuole dell’infanzia, ossia degli ultimi anni delle materne e delle elementari, i bambini si ritrovano ad avere nello stesso piatto pasta, pane e patate. Con quest’ultime utilizzate come fonte di verdure“. E come se non bastasse, oltre all’assenza di vegetali, “la parte delle proteine viene lasciata al prosciutto cotto o al pesce panato, dove soltanto il 50% è di pesce e il resto sono grassi saturi e pane”.
Educazione alimentare parte dalle scuole e dalle famiglie
La corretta alimentazione è necessario che parta dalle scuole. Sempre più spesso bambini e ragazzi in giovane età sono in sovrappeso o addirittura sono in stati di obesità. Tuttavia, “la scuola non può essere dissociata dalla famiglia. Come per i compiti anche l’alimentazione deve partire dalle famiglie. Se non viene dato il buon esempio, e anche l’adulto mangia le verdure con riluttanza, difficilmente si potrà creare una buona proiezione nel ragazzo“.
Per questo motivo, nel libro dello stesso Bolognino dal titolo Nutrire la salute con la dieta mediterranea, si punta innanzitutto a educare le famiglie e i ragazzi verso una corretta alimentazione, come quella della dieta mediterranea.
“Il 15% delle calorie che i nostri ragazzi assumono devono essere proteine. Ma non è scritto da nessuna parte che esse debbano essere al 100% di proteine animali. Anzi le proteine vegetali sono assolutamente da perseguire“.
Molte famiglie però avanzano la criticità della difficoltà far assumere le verdure ai bambini. E in questo caso il consiglio del nutrizionista è la creatività e il coinvolgimento del bambino come parte attiva nella preparazione del cibo. “Questo è quello che io consiglio, quando ci sono casi in cui i ragazzi fanno davvero difficoltà a mangiare le verdure. Non stiamo parlando di adulti che mangiano verdura perché sanno che fa bene. Al ragazzo devo invogliarlo, dunque, devo fare anche delle preparazioni più sfiziose”.
A volte, come prescrive il medico, si può anche ricorrere a modi meno sani, come ad esempio le verdure in pastella. Ma la cosa che risulta importante soprattutto nei primi approcci con l’alimento è “abituare il palato del giovane a quel sapore“. È così che “il nostro cervello riconosce un gusto e piano piano lo accetta. Quello è il primo step del riconoscimento del cibo“.
Approccio a una dieta mediterranea con corsi di cucina nelle scuole
Inoltre, un altro metodo per invogliare ad assumere vegetali potrebbe essere il coinvolgimento dei bambini nella preparazione. Anche all’interno delle scuole “l’educazione alimentare, oltre che nelle mense, dovrebbe essere fatta con dei corsi di cucina, dove i bambini entrano a contatto con la materia prima“.
“Le nuove generazioni ormai vedono le verdure al supermercato già confezionate o sui social. E magari non sanno da dove vengono e quali sono i processi che portano all’alimento definitivo“. Per questo motivo, una delle iniziative più importanti nella Capitale è stata Orti di Roma. “Grazie al quale con solo 50 m di terreno siamo riusciti a far vedere ai ragazzi come si piantava una pianta e si faceva crescere. Fino a raccoglierne i frutti, per poi regalarli ai loro amici“.
La speranza resta nel fatto che questa mozione sia solo l’inizio di un cambiamento efficace ed effettivo. Tuttavia, è importante che venga “rialzato il potere di spesa delle scuole. Va sistemata l’offerta e chi elabora le diete deve, a livello di Asl e pianificazione, aver chiaro quali sono le necessità di un bambino“.
Solo così si potrà puntare ad avere una dieta equilibrata. Bisogna iniziare dalle scuole e dalle famiglie. E per chi volesse iniziare un percorso più consapevole, “oltre al pediatra e agli specialisti del settore, oggi ci sono diversi modi per informarsi“.
Ovviamente è doveroso sottolineare che le fake news sull’alimentazione sono anche quelle più diffuse, come avevamo già spiegato in un’intervista fatta al giornalista Andrea Pranovi. Dunque, bisogna comunque diffidare di quelle diete drastiche o quei prodotti troppo miracolosi.
Il segreto è avere una dieta equilibrata, come quella mediterranea che può consentire l’utilizzo di prodotti locali. E dunque incrementare l’economia della propria Regione e dei piccoli coltivatori. Ma anche aumentare la qualità e ridurre le spese.