L’estate a Roma nel 2022 è stata segnata da diversi avvenimenti, ma verrà ricordata soprattutto per gli incendi che hanno sconvolto la capitale e la provincia. Secondo Agenzia Nova sono sette i piromani fermati.
L’ultimo, in ordine temporale, è stato il rogo a via della Magliana, divampato lo scorso 8 agosto tra il canile e la stazione ferroviaria. Il rogo ha causato molteplici danni, interessando anche alcuni edifici e auto in sosta.
Dopo appena tre giorni è stato fermato un 53enne, residente nella zona, accusato di incendio doloso, e che attualmente si trova nel carcere di Rieti. Ma è solo l’ultimo di una serie di episodi che, dal 15 giungo a oggi, ha raggiunto numeri preoccupanti. Se da metà giugno, quando è andato a fuoco il Tmb di Malagrotta, a inizio luglio si potevano già contare poco meno di duecento roghi, si può ritenere che in due mesi il fenomeno si componga di centinaia di episodi. Molti di questi, oltretutto, sono stati di natura dolosa.
Secondo i dati forniti dai carabinieri, da inizio giugno sono state circa sette le persone arrestate o denunciate. Almeno una decina i roghi più devastanti, ma cinque in particolare hanno messo in allarme la popolazione e l’amministrazione. Oltre all’incendio di via della Magliana e quello di Malagrotta, in questi due mesi abbiamo assistito alle fiamme tra i quartieri Aurelio e Casalotti, al rogo di parco del Pineto e a quello di Centocelle.
Le fiamme nell’impianto di Malagrotta, gestito dalla Giovi di Manlio Cerroni, divampate poco prima delle 18 dello scorso 15 giugno, hanno coinvolto i rifiuti e gli impianti del Tmb2 contenuti in due capannoni industriali, uno da 20 mila metri quadrati, e un secondo da dieci mila metri quadri.
Questo episodio “è stato un duro colpo per il sistema già fragile di raccolta e smaltimento dei rifiuti della città”, ha ricordato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. “Il rogo ha avuto ricadute molto pesanti, non soltanto sugli sbocchi dei rifiuti di Roma ma anche sulla logistica di Ama”, ha precisato l’assessora ai Rifiuti, Sabrina Alfonsi.
Dopo circa un mese, il 17 luglio, sempre nella stessa area, un incendio ha mandato in fumo circa dieci ettari in via della Pisana, all’altezza del civico 435, in corrispondenza della Tenuta dei Massimi. Il giorno dopo è stato arrestato un uomo, 62 anni, accusato di incendio boschivo doloso.
Il 27 giugno, invece, intorno alle 13:30, un altro rogo di enormi proporzioni ha interessato l’area tra l’Aurelia e Casalotti, dove 15 persone sono rimaste intossicate e diverse palazzine sono state evacuate. In un’area di rimessa a poche centinaia di metri dall’incendio, sono esplose bombole Gpl. E a circa venti giorni di distanza dal primo rogo, il 4 luglio, al parco del Pineto sono andati in fiamme 50 ettari di terra. Infine, il 9 luglio scorso, un altro rogo di vaste dimensioni ha interessato cinque ettari nei pressi del parco di Centocelle.
Le fiamme sono divampate poco prima delle 17:00 in un’area incolta del parco, e in breve tempo si sono estese fino agli autodemolitori di viale Palmiro Togliatti. Dopo circa un mese, lo scorso tre agosto, l’amministrazione comunale ha avviato un’opera di bonifica dell’area dell’ex campo rom colpito dall’incendio, con un investimento di 200 mila euro.
Il sospetto è che questi incendi, così ravvicinati sia a livello geografico – a esclusione dell’ultimo – che a livello temporale, abbiano avuto natura tutt’altro che colposa.
“Il fatto che siano stati riscontrati inneschi multipli, non ci consente di escludere la natura dolosa, fatto che se fosse accertato richiederebbe la massima severità da parte delle autorità preposte”, aveva commentato Gualtieri, intervenendo in Assemblea capitolina lo scorso 5 luglio. Resta tuttavia da aspettare l’esito delle indagini aperte dalla Procura. Ma il quadro che ne esce è senza dubbio preoccupante.
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