Quando verrà il tempo per la Città Eterna di avere finalmente strumenti e poteri adeguati al ruolo di Capitale d’Italia? Roma non può avere gli stessi poteri di Zagarolo. Sono stati molti i tentativi nelle diverse amministrazioni di restituirle il ruolo che merita. Eppure, fino ad oggi e a dispetto di tante parole, Roma è trattata ancora dal Governo come una Cenerentola.
“Non esiste al mondo una Capitale che non abbia poteri distinti rispetto a quelli del Comune di Zagarolo, con tutto il rispetto per questa bellissima cittadina. Servono poteri legislativo e risorse, anche per il carico di funzioni che Roma ha su di sé, dai ministeri alla Santa Sede fino alle manifestazioni nazionali.
Serve uno statuto speciale, come avviene in tutte le Capitali del mondo”. Lo ha detto Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente del Pd e tra gli ideatori del soggetto civico di sinistra ‘Liberare Roma’. Smeriglio è stato intervistato dall’agenzia Dire a un anno dalle prossime elezioni comunali nella Capitale.
“Roma non può avere gli stessi poteri del comune di Zagarolo”, sostiene l’europarlamentare laureato in storia moderna.
“Per me è una priorità assoluta mettere mano al livello di governance e alle risorse per Roma. Purtroppo non è così per tutti, la sindaca non ha scelto questo come profilo centrale su cui dare battaglia. Al di là di qualche dichiarazione generica, non c’è stato un corpo a corpo con il Governo nazionale.
Se la figura principale della città non ha messo questo tema al centro è complicato che possano farlo le opposizioni. Questo è il tema, anche per invogliare personalità competenti e capaci ad assumere il ruolo di sindaco”.
Poteri speciali e fondi sono “la garanzia delle garanzie per avere, al di là del florilegio di nomi, persone di grandissima capacità e spessore.
Bisognerà aggiustare la macchina, non puoi dire a chi guida una Ferrari di montare su una vecchia Cinquecento e pure senza benzina. Si può chiedere tanto ma non troppo alle personalità che tutte le forze politiche saranno in grado di individuare.
Non è bastato aggiungere, negli anni di Alemanno, la scritta ‘Capitale’ sulle macchine della Polizia municipale. Quella era un’allusione, la realtà è che anche in quella fase siamo rimasti nel guado”.
Decentramento con i 15 Municipi autonomi nella strutturazione dei rispettivi bilanci e un Campidoglio che fa le leggi. E’ l’idea della “rivoluzione amministrativa” di Roma che ha in mente Massimiliano Smeriglio, a un anno dalle prossime elezioni comunali.
“Immagino una situazione molto simile a quella di Parigi con i suoi ‘arrondissement’. I quindici Municipi devono avere autonomia di bilancio e certezza delle loro funzioni, anche se minori nel numero rispetto a quelle attuali”, ha detto Smeriglio.
“Bisogna dividere i poteri. Penso, ad esempio, che le politiche sociali debbano essere in carico ai Municipi e a un Campidoglio con una grande capacità programmatoria e quindi legislativa.
Se il Comune comincia a fare le leggi, assume una funzione simile a quella delle Regioni, che non è quella della gestione ma della programmazione.
Togliere poteri su Roma alla Regione non potrebbe dispiacere all’attuale governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti? “Conoscendolo, penso che sarebbe ben contento di semplificare e alleggerire la dimensione regionale da un eccesso di funzioni che sono anche preoccupazioni e non solo potere.
Come ad esempio entrare sempre in supplenza di cose che dovrebbe fare l’amministrazione comunale ma che non fa“, ha concluso Smeriglio. “Roma non può avere gli stessi poteri del comune di Zagarolo”, insiste il parlamentare europeo.
“Tutte le forze politiche non sono riuscite a far compiere a Roma un passo in avanti nella scala delle urgenze nazionali: centrosinistra, 5 Stelle e anche la destra, con Giorgia Meloni che è una cittadina romana”.
Nel corso di un’intervista all’agenzia Dire, Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente del Pd e tra gli ideatori del soggetto civico di sinistra ‘Liberare Roma’, tratteggia il profilo dell’uomo o della donna che il centrosinistra dovrà scegliere per riconquistare il Campidoglio.
Il candidato sindaco di Roma del centrosinistra “deve essere un innamorato della Capitale”, perché “per scegliere di fare un lavoro del genere per cinque o dieci anni, per restituire dignità alla città, è necessario che quando passa per il Foro Romano, Campo de’ Fiori, Testaccio o Garbatella gli batta il cuore.
Deve vivere dentro le viscere, le contraddizioni, le difficoltà, deve andarsi a prendere le pernacchie in periferia, spiegare e non promettere cose impossibili, e chiamare i cittadini in corresponsabilità perché non esiste l’uomo solo al comando, esiste la squadra”.
(Mtr/ Dire)
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