Roma. Omicidio del carrozziere Fiore, Viti confessa: “M’è partita una botta”

Sull’omicidio indaga l’Antimafia: la dinamica è chiara ma il movente resta oscuro

Andrea Fiore, il carrozziere ucciso a Roma

Andrea Fiore, il carrozziere ucciso a Roma

Danilo Rondoni “mi ha messo la pistola in mano”, lo ha detto Daniele Viti agli inquirenti, “e mi è partita una ‘botta’” che ha ucciso, nella notte tra il 26 e il 27 marzo, Andrea Fiore nella sua casa in via dei Pisoni a Roma.

Una sorta di ammissione di responsabilità quella di Viti, che giustifica pienamente l’accusa di omicidio volontario in concorso che la procura antimafia di Roma muove a suo carico, e a carico di Rondoni, entrambi arrestati.

La dinamica dell’omicidio del carrozziere Andrea Fiore

La dinamica di quanto accaduto quella sera è stata ricostruita dagli investigatori grazie alle testimonianze dei vicini di casa e, poi dalle dichiarazioni dei due indagati. Dai decreti di fermo si legge il racconto fatto da Viti a partire dal momento in cui i due hanno bussato alla porta del civico 29 di via dei Pisoni dove abitava la vittima. Viti riferisce agli investigatori che quella sera, lui e Rondoni, sono andati a casa di Andrea Fiore.

La pistola era in mano di quest’ultimo. Fiore si è fatto trovare armato di un’accetta.

L’arma, Rondoni, “me l’ha messa in mano a me” dicendo “reggi; come ha bussato” Fiore “è uscito con l’accetta e” Rondoni “mi ha detto ‘Spara, spara’ e mi è partita una botta e lui” Fiore “è cascato per terra all’indietro. Si è chiuso la porta da sola”. Ed infatti dall’interno Fiore, agonizzante perché attinto al torace, ha chiamato la polizia. All’arrivo degli agenti, è stato necessario aspettare che i vigili del fuoco forzassero la serratura per poter entrare quando ormai il 54enne era già morto.

L’arma del delitto nella cappa della cucina

Non solo ha sparato, ma il 43enne di Veroli ha anche conservato l’arma del delitto, il revolver calibro 38 special, rubato due anni fa in provincia di Latina. Gli investigatori l’hanno trovata nascosto nella cappa della cucina all’interno dell’appartamento, all’ottavo piano di via Emilio Quadrelli in zona Corviale a Roma, occupato abusivamente da Daniele Viti.

Il movente resta sconosciuto e l’accanimento sul vicino di casa di Fiore

A lui si è arrivati grazie a una sua disattenzione. Poco prima dell’omicidio, infatti, i due uomini, che si sono spacciati poliziotti, hanno costretto con la forza un vicino di casa di Fiore a salire in macchina, privandolo del portafogli e del telefonino. Per circa un’ora l’uomo è stato picchiato e interrogato sui legami tra Andrea Fiore e Luigi Finizio ucciso il 13 marzo in via dei Ciceri.

Poi, quando lo hanno lasciato andare, gli hanno restituito le sue cose ma, evidentemente per una disattenzione, Daniele Viti ha confuso i portafogli dandogli il proprio. Poco dopo, lo sparo.

Se sembra svelato il mistero sui presunti assassini, resta da chiarire il movente.