Roma, operazione antidroga al Quarticciolo: raffica di arresti
Sgominata una banda dedita al narcotraffico con base operativa al Quarticciolo. Coinvolti anche minorenni
E’ in corso, dalle prime luci dell’alba, un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri della Compagnia Roma Casilina per dare esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dai GIP del Tribunale Ordinario e quello dei Minori di Roma, nei confronti di 12 persone, tra cui minorenni, appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata a Roma, che aveva stabilito la propria roccaforte nella zona del “Quarticciolo”. I vertici dell’organizzazione avevano designato precisi compiti e turni di lavoro ai pusher che smerciavano droga tra i viottoli e i giardini dei cosiddetti “Lotti”, mentre giovani vedette, equipaggiate con telefoni cellulari della banda, davano l’allarme in caso di arrivo delle Forze dell’Ordine.
La banda gestiva anche una serie di veicoli, intestati a prestanome, con cui organizzavano consegne di droga a domicilio ai clienti più affezionati. In caso di arresto, l’organizzazione garantiva la “tutela legale” accollandosi le spese legali e processuali. Nel corso delle indagini è stato individuato anche un ristorante dove l’organizzazione aveva stabilito la propria “mensa di servizio”, da dove partiva anche il cibo destinato ai membri dell’organizzazione ristretti ai domiciliari.
Questa mattina, quindi, i Carabinieri della compagnia Roma Casilina, a conclusione di questa complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare, emesse dai gip presso il Tribunale ordinario e dei minori di Roma, Giovanni Giorgianni e Carlo Caruso, nei confronti appunto di 12 persone, di cui 1 minorenne, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina. In manette sono finiti 2 donne e 10 uomini (5 in carcere, 5 ai domiciliari, uno in istituto di pena minorile e uno collocato in comunità). L'attività investigativa, durata circa 2 anni, sotto la direzione del procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e dei sostituti procuratori, Francesco Minisci, Luigi Fede e Carlo Paolella, ha permesso di smantellare un intenso traffico di cocaina nella borgata denominata Quarticciolo, situata nel quadrante sud-orientale della Capitale, all''interno appunto dei viottoli e dei cortili dei ''Lotti'', palazzoni alveare sorti nella seconda meta'' del secolo scorso per adempiere alle esigenze abitative popolari, ad opera di un gruppo di giovani malavitosi che stazionavano stabilmente in punti prefissati delle predette aree, dove quotidianamente si recavano innumerevoli consumatori, nonchépiccoli spacciatori, per acquistare cocaina, destinata al consumo o alla vendita sul mercato di altre aree.
L'attività d'indagine scaturisce a seguito delle segnalazioni di residenti della zona, verificate sul campo per il tramite di numerosissime operazioni dei Carabinieri adducenti a circa un centinaio di arresti eseguiti in flagranza di reato e contestuali sequestri di cocaina, nell''anno 2013. Tale attività ha consentito di fatto di accertare l'esistenza di una vera e propria organizzazione criminosa che aveva monopolizzato il mercato della cocaina nell'area in questione, avendo predisposto una articolata, solida e stabile rete operativa e logistica, costituita da numerosi pusher, diretti dall''organizzazione secondo precise regole, ma anche veicoli dedicati strumentalmente al traffico illecito, e ovviamente una raffinata gestione economica dei proventi illeciti, il tutto con l''individuazione di precisi ruoli attribuiti ai vari affiliati all''organizzazione.
L'acquisizione di tale dato ha imposto sin da subito la necessità di far luce sul predetto sodalizio e quindi neutralizzarlo, emergendo, sin dalle prime battute, che tale obiettivo avrebbe richiesto l'adozione di un'attività d'indagine complessa e prolungata, necessitante di numerosi ausili tecnici, primo fra tutti le intercettazioni telefoniche, ma non solo. A riscontro dell'attività investigativa, i Carabinieri della Compagnia Casilina hanno operato ben 27 arresti in flagranza del reato di spaccio. Migliaia le dosi di cocaina sequestrate in piazza e circa 20.000 euro la somma di denaro frutto del traffico illecito che è stata recuperata. Sequestrati anche importanti quantitativi di sostanze da taglio, bilancini di precisione, numerosi oggetti utilizzati per il confezionamento in dosi della cocaina, tra cui delle macchinette sigillatrici, acquistate dall'organizzazione per accelerare le operazioni di confezionamento delle dosi di cocaina.
L'indagine, nel suo complesso, ha consentito di comprendere pienamente le dinamiche del gruppo criminale e svelarne con precisione l''organigramma, dimostrando, inoppugnabilmente, la sussistenza e l'attribuzione dei vari ruoli, così come le strategie operative adottate. In particolare, si è accertata l'esistenza di una fitta rete di pusher stipendiati settimanalmente (con compensi oscillanti da 500 euro per coloro che fungevano da palo a 1500 euro per quelli più attivi), la cui attività veniva organizzata con veri e propri ''turni di servizio'' per fasce orarie. Essi venivano dotati di telefono cellulare dell''organizzazione, muniti di sim card intestate a prestanome extracomunitari irreperibili e non a loro collegabili, definiti ''telefoni di servizio'', con rubrica preimpostata dei clienti dell''organizzazione, nonché veicoli messi a disposizione dall''organizzazione, ancheessi non direttamente riferibili agli indagati, per le consegne di cocaina fuori area da parte dei ''pusher corrieri'', richieste da numerosissimi clienti, ivi compresi transessuali che si prostituivano, a seguito di contatto telefonico sulle predette utenze dedicate.
L'indagine ha svelato, altresì, oltre a una potente ed efficiente logistica, l'esistenza di una ''copertura assistenziale'' da parte dell''organizzazione verso i ''dipendenti'', comprendente, oltre l'assistenza legale, con avvocato messo a disposizione dall''organizzazione e relativa copertura delle spese, in caso di arresti o denunce a carico degli affiliati. Era prevista anche la predisposizione di una vera e propria ''mensa di servizio'', individuata dall''organizzazione in un compiacente ristorante della zona, ove i vari pusher e ''vedette'' impiegati in piazza, potevano fruire dei pasti a ridosso degli orari di servizio, con spese a carico dell''organizzazione, saldate mensilmente, ma anche il servizio "pasti a domicilio" per gli affiliati arrestati e condannati al regime degli arresti domiciliari.