Dalle primi luce dell’alba, circa 100 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, con l’ausilio di unità cinofile e un elicottero dell’Arma, sono impegnati per eseguire 18 provvedimenti restrittivi, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, con base operativa nel popolare quartiere Finocchio della periferia sud della Capitale. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati, hanno documentato l’esistenza di una vera e propria “piazza di spaccio” in località Borghesiana, un territorio “cuscinetto” tra le storiche borgate di Tor Bella Monaca e Tor Vergata, autonomamente gestita da due fratelli di origine partenopea. Oltre ai servizi di osservazione, controllo e pedinamento effettuati dai militari dell’Arma in abiti civili e dalle pattuglie coi colori di istituto, ci si è avvalsi anche di moderni strumenti di intercettazione, senza i quali sarebbe stato difficile lavorare in un contesto operativo di notevole difficoltà come quello in questione.
L’organizzazione strutturale, fortemente gerarchizzata, prevedeva l’impiego di pusher, articolati in turni di servizio, che con telefoni dedicati inviavano ai vari clienti messaggi pubblicitari firmati “gli amici di Finocchio”, aggiornandoli sulla diponibilità di stupefacente, cocaina, o su offerte per nuovi prodotti. Lo smercio era organizzato in modo tale da risultare “itinerante”, e quindi maggiormente imprevedibile, con il fine di rendere più complessi i controlli delle Forze dell’Ordine. Le consegne, infatti, non avvenivano sempre nello stesso punto, secondo il sistema consolidato della classica piazza di spaccio strutturata su pusher e vedette; si tratta, quindi, di una vera e propria strategia di marketing adottata dal sodalizio in questione in base alla quale lo spacciatore di turno concordava con l’acquirente le modalità e la località dello scambio, in alcuni casi ricorrendo anche alla consegna a domicilio. Tra i clienti vi erano sia uomini che donne, di diverse estrazioni sociali ed età.
Il ricavato dell’attività di spaccio veniva poi consegnato quotidianamente ai due promotori che, in caso di rendicontazione errata, infliggevano vere e proprie punizioni corporali. In una circostanza è stato accertato come uno dei promotori, per un ammanco non rilevante di denaro, si è portato presso l’abitazione di un pusher aggredendolo violentemente, con il chiaro intento di dare un monito sia a lui che agli altri “colleghi”; il giovane, nel corso di un controllo eseguito a distanza di qualche giorno, è stato notato effettivamente con il volto ancora tumefatto per l’aggressione subìta.
L’organizzazione prevedeva anche l’assistenza legale dei propri sodali in caso di arresto durante l’attività di spaccio e consentiva ai vari membri guadagni consistenti, direttamente proporzionali al ruolo rivestivo in seno all’organizzazione. A riprova di ciò, e quindi dell’evidente interesse a lavorare per il sodalizio, è stato documentato come in una circostanza uno dei pusher, arrestato in flagranza nel corso dell’attività, abbia ripreso a spacciare subito dopo essere stato messo in libertà, a distanza solo di pochi giorni.
Nel corso delle indagini sono già state arrestate 12 persone per spaccio nella flagranza del reato ed è stato recuperato un quantitativo di cocaina pari a circa 1000 dosi. Le perquisizioni, tuttora in atto, hanno consentito di rinvenire e sequestrare una pistola rivoltella cal.38, perfettamente funzionante e con relativo munizionamento, provento di un furto in abitazione consumato a Roma nel 2014. L’arma è stata rinvenuta nella disponibilità di uno degli arrestati che nella circostanza è stato denunciato per la detenzione abusiva e la ricettazione.
Le misure principali contenute nell'ordinanza firmata dal Sindaco Gualtieri
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