In data odierna, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno sottoposto a confisca n. 3 società, n. 11 immobili e rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima pari a circa 50 milioni di euro, derivanti principalmente da condotte di estorsione e usura. Le complesse indagini patrimoniali, avviate nell’aprile 2014 e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno consentito di confermare e rafforzare le evidenze investigative acquisite precedenza, in ordine alla abitualità della commissione di condotte illecite e, quindi, alla loro pericolosità per la sicurezza e la pubblica moralità.
Le complesse investigazioni svolte dagli specialisti del G.I.C.O. hanno permesso di ricostruire compiutamente la rete degli interessi commerciali dei proposti e l’entità del patrimonio loro riconducibile, costituito in prevalenza da immobili ubicati a Roma, da società c.d. “esterovestite” – ovvero formalmente non residenti ma aventi la sede effettiva dell’amministrazione in Italia – e da un rapporto finanziario acceso in una banca svizzera. In tale contesto, seguendo le direttive impartite dalla locale D.D.A., le Fiamme Gialle capitoline hanno sviluppato approfonditi accertamenti economico-patrimoniali, riscontrando l’accumulazione di un ingente patrimonio, del tutto incongruente con i modesti redditi dichiarati.
Alle persone coinvolte, inoltre, era stata già contestata dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma la gestione delle citate società “esterovestite”, dai cui conti correnti, come emerso nel corso delle indagini, venivano attinte somme da elargire a terzi a tassi usurari. In merito, così scrive il Giudice della prevenzione nell’odierno provvedimento di confisca: “L’elargizione di prestiti a tasso di usura è risultata essere un’attività strutturata, caratterizzata dall’attingimento di provvista finanziaria da conti correnti di società estere, dall’utilizzo di contratti di finanziamento simulati, dal ricorso, se necessario, a minacce nei confronti delle vittime”.
L’odierno provvedimento del Tribunale, che fa seguito ai sequestri di prevenzione del novembre 2014 e del settembre 2015, conferma la solidità dell’impianto accusatorio formulato dalla D.D.A., sia per quanto concerne la pericolosità sociale dei due proposti sia in ordine alla manifesta sproporzione tra il patrimonio posseduto e la situazione reddituale, ordinando la confisca dei seguenti beni:
– patrimonio aziendale di 2 società con sede nelle British Virgin Islands e a Panama;
– quote di 1 società, con sede legale in Roma, esercente l’attività di “compravendita di beni immobili effettuata su beni propri”;
– 11 immobili siti a Roma;
– numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a confisca di € 49.910.815.
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